"RAGAZZO"

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Buon giovedì miei lettori!

Vi è mancato il nostro Gellert Grindelwald?🫢

Vi è mancato il nostro Gellert Grindelwald?🫢

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Buona lettura!🤍

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Mi recai a Nurmengard la sera seguente. Sarei andato anche alle sette di mattina, ma per non destare sospetti dovevo sempre essere presente a lavoro, presente per mio padre, presente per le riunioni tra mangiamorte.

Presente sarebbe stato Regulus a questo incontro. Con il nostro Jolly: il mantello dell'invisibilità.

Ci trovammo di fronte la grande porta di quella fortezza. Non sapevamo chi avrebbe aperto, se Gellert o Helena, o nessuno. Potevano anche non aprirci, o aprirmi essendo che Regulus era invisibile. Ad ogni modo, non importava. Non mi interessava se avrei affrontato Helena.
Suo padre. O qualsiasi creatura magica.
Ero stanco. Stanco di caricare la bomba che avevo dentro e non farla scoppiare mai.

Bussai al portone principale con forza.
Aspettai che qualcuno mi aprisse con le guance rosse per il caldo, come se non si gelasse in quel posto. Il vento, la neve attorno, non mi aiutavano a stare più calmo. Sentivo caldo dall'agitazione. Come se avessi acceso la miccia per scoppiare.

Aspettammo qualche minuto. Non potevo sapere cosa Regulus pensasse, ci eravamo detti di stare in silenzio. Non potevamo rischiare una volta arrivati lì. Quello che sapevo era che stavo diventando davvero irrequieto.

Poi la porta si aprì e per un attimo le mie sicurezze svanirono, ma ritornarono subito dopo per la rabbia e la stanchezza che portavo in corpo da troppo tempo.

Queenie Goldstein aprì la porta. In perfetta forma. Capelli tinti di bianco e nessuna cicatrice. Stavano tutti alla grande qui.

-"Ma che ci fai qui?" si chiuse la porta alle spalle, uscendo fuori.
-"Voglio vedere Gellert."
-"Io non credo che questa sia una buona idea."
Usava sempre un tono gentile, pacato, sembrava preoccupata. Ma io non le bevevo più quelle balle.
-"So badare a me stesso. Voglio parlare con lui. Glielo dica."
-"Helena non sarà contenta di questa tua decisione."
-"Me ne frego delle sue di decisioni."

La porta si aprì nuovamente, questa volta però fuoriuscì un uomo. Gellert in persona. Messo in tiro come se fosse giorno. Il suo sorriso, che non mancava mai, insieme alla sua spavalderia.

-"Queenie, puoi entrare. Ci penso io." disse, guardandola. Lei fece un cenno, un po' incerto, e prima di entrare mi guardò con la coda dell'occhio, per poi scomparire dentro quelle mura.

Gellert chiuse la porta -"Non ti dispiacerà se non ti invito a entrare, vero?"
-"Nessun problema."
-"Immaginavo. Ti vedo riposato, in fin dei conti. Perché sedersi?" mi squadrò da capo a piedi.
-"Anche lei sembra stare bene." squadrai lui.
-"E di Helena invece? Che mi dici? Come ti sembra?" fece un passo avanti. Adesso era più che serio. Solitamente usava del sarcasmo, dei sorrisetti, ma adesso era come parlare con Helena quando era arrabbiata.

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