Capitolo 8: Un tutor feroce.

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Di solito, il venerdì sera dopo la scuola, vado a esercitarmi con gli altri membri del club, ma oggi più della metà di loro è impegnata nei propri affari, quindi tutti i nostri piani sono stati annullati. Per quanto mi riguarda, non ho intenzione di tornare a casa perché il traffico del venerdì sera è molto intenso. Quindi, decido di andare al campo da calcio a guardare la partita, per passare il tempo.

"Dove stai andando?" Mi giro a guardare la fonte della voce. Il bel ragazzo è in piedi, con la mano nella tasca dei pantaloni e mi osserva intensamente.

Porca puttana, non sono mica la reginetta del ballo.

"Ficcanaso", rispondo insolente e scrollo le spalle. Lui aggrotta le sopracciglia, contrariato dalle mie parole e dal mio atteggiamento. Ultimamente, mi piace molto far arrabbiare la persona più intelligente della scuola. È la conquista di un'abile intellettuale come me.

"Parlami con più gentilezza". Il bel ragazzo dice con voce bassa. Osservo la freddezza nei suoi occhi. Li trovo terrificanti, sono come quelli di un assassino. Mi fanno rimanere senza fiato e, in questo momento, è l'ultima cosa che voglio. Per questo motivo, devo evitare di parlare in modo aggressivo con lui.

"Sto guardando la partita", dico mentre lui si acciglia per la milionesima volta. Dovrei chiedergli se c'è qualcosa che non va nei muscoli della sua fronte, forse è questo il motivo per cui aggrotta così tanto le sopracciglia.

"Perché non sei andato a casa?", mi chiede lo spilungone. In cuor mio vorrei rispondere "perché ti interessa?", ma cambio rapidamente idea quando vedo i suoi occhi scrutatori.

"Il traffico"

Lo spilungone annuisce comprensivo, prima di andarsene senza salutare.

Oh! Le tue relazioni sociali sono davvero negative, bel presidente del consiglio studentesco, rimprovero lo spilungone dopo che se n'è andato.

Mentre aspetto che la squadra di calcio si prepari, mi siedo su una sedia di marmo e apro la borsa per lavorare. Vale a dire, copiare i compiti.

Davvero, non importa se siamo stupidi o pigri, dobbiamo essere disciplinati nello studio. Non è vero? Inizio con matematica. Prendo il libro del dio Po. Il 'copia e incolla' è una tradizione che si tramanda dai tempi antichi.

Che vero discepolo.

"Stupido", mi rimprovera una voce da dietro. Il libro di Po mi viene preso dalle mani e questo mi fa voltare rapidamente. Alzo lo sguardo.

"Ai Tin."

"Copiare i compiti degli altri. È una cosa di cui andare fieri?".
Mi chiede il ragazzo, con una faccia seria.

"Non sto copiando, sto solo imparando".

"Eh?"

Accidenti, mi sta rimproverando.

"Beh, non posso fare altrimenti".
Dato che non ho alcuna via d'uscita, confesso e spero che questo ragazzo così intelligente sia solidale con me. Non biasimatemi.

"Stupido".

Dio, mi sta ancora rimproverando. Se non la smette, prenderò un coltello per pugnalarlo e tagliargli l'intestino per farlo mangiare agli avvoltoi.

"Fallo da solo", il bel ragazzo porta la mano dietro la schiena per nascondere il libro di Po, costringendomi a leggere il primo problema. Sono così confuso e mi sento così stupido in questo momento.

"Non posso."

Sentendo questo, mi guarda. Sì, non posso farlo. Cosa dovrei fare?  Non sono nato per essere intelligente. Non sono intelligente come te.

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