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Z A C H A R I A S

Rigiro fra le mani il boccale di birra, perso fra i miei pensieri e cercando di capire cosa possa essere successo durante la vacanza.
Yamama e John provano a tirarmi su il morale, ma non sono proprio dell'umore né per festeggiare, né per chiacchierare.
Mi sento come se avessi fallito, come se il piano di riportare la felicità nella vita di Tasya stesse facendo l'opposto. 

Continuo a domandarmi cosa possa aver scatenato tanto tormento nella ragazzina, che, quando era partita, sembrava un raggio di sole. Una volta ritornata, però, aveva più le sembianze di una rosa appassita e al solo ricordo mi vengono i brividi: aveva gli occhi spenti, come se non fosse stata veramente presente, e le labbra schiuse esalavano sospiri esausti. Sembrava persa, confusa... e io avevo paura, non sapevo come comportarmi ed ero terrorizzato al solo pensiero che non si sarebbe potuta riprendere.

«Zach?» mi richiama Yamama, passandomi una mano davanti al viso. «Non devi sentirti in colpa, tu non c'entri niente. Devi solo provare a capirla, decifrare i suoi pensieri... Sono sicura sia una brava ragazza, ma che sta cercando di affrontare da sola qualcosa di più grande di lei.»

«E io come posso aiutarla?» chiedo.

«Stalle vicino» risponde John, dandomi una pacca sulla spalla. «Domani finisci il turno a mezzogiorno, giusto? Prova ad andarla a trovare e vedere come sta, chiedile della sua giornata e comportati come se in Australia non fosse accaduto nulla.»

Sospiro e mi passo le mani sul viso, cercando di riportare un po' di lucidità in me stesso: cosa posso fare? 
Non mi sono mai ritrovato in una situazione di questo tipo e non so come comportarmi. Per una volta ho visto in difficoltà anche Annabeth, che ha optato di aspettare prima di riparlare con Tasya, lasciandole del tempo per sfogare il suo dolore.

Io, invece, credo che seguirò il consiglio di John, andandole a parlare domani.

Io, invece, credo che seguirò il consiglio di John, andandole a parlare domani

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Ondeggio sui talloni e la guardo da lontano, nervoso e senza sapere cosa dire.
Ho provato più volte a formulare qualche frase con le quali esprimermi e le ho divise in due categorie: quelle da non pronunciare - a meno che non voglia finire sotto un auto - e quelle da dire solo in caso di necessità. Alla fine dei conti, però, mi sono convinto che non c'è nulla che io possa fare per migliorare la situazione, così mi sono armato di tacos in una mano e bibite frizzanti nell'altra.

Cosa potrebbe migliorare la situazione se non del cibo spazzatura?

È seduta sul porticato di casa sua e tiene stretta fra le mani una tazzina, immersa in chissà quali pensieri. Vorrei poter entrare nella sua testa e capire a cosa stia pensando, in modo da saper cosa dire ed evitando di toccare qualche tasto dolente.
Insomma, siamo nel 2020 e nessuno ha ancora inventato qualche macchina per leggere nel pensiero?

Dietro ai miei occhi [Cartaceo disponibile] Where stories live. Discover now