2.7

295 39 64
                                    

T A S Y A

«Farà un po' male,» dice il tatuatore, «ma rilassati e andrà tutto bene. D'accordo?»

Annuisco e aspetto, chiudendo gli occhi e rivivendo la giornata di oggi dal momento in cui mi sono svegliata.
Non appena ho aperto gli occhi, ho capito fin da subito che sarebbe stata una giornata dura da affrontare.
Ero sveglia da pochi secondi, eppure la vocina nella mia testa già non mi lasciava scampo.

Ho preso il cellulare, che segnalava due chiamate perse: una da parte di Calvin e l'altra da parte di Kol.
Non li ho richiamati subito, infatti sono andata a far colazione in cucina dove un profumino di crostate appena sfornate ha fatto brontolare ancora di più il mio stomaco.

Mentre ne mangiavo una all'albicocca, un irremovibile pensiero si è fatto strada nella mia mente: e se un boccone ti andasse di traverso? E se fosse avvelenato? E se ti facesse star male e fossi costretta a rimanere chiusa in casa tutto il giorno? Lo so, sono pensieri talmente assurdi da essere quasi impossibili, ma questa dannata voce è capace di farmi dubitare anche delle persone che mi amano di più a questo mondo.

«Va tutto bene, tesoro?» mi ha chiesto mia madre.

Le mani mi tremavano come se fossero delle foglie scosse da del violento vento e il panico mi stava facendo perdere il controllo. Ero terrorizzata. «Certo.» Non era vero, ma non volevo spaventarla e renderla partecipe della mia pazzia.

Sono andata a farmi una doccia per stendere i nervi e sono ritornata in camera mia, dove ho deciso di richiamare Calvin che ha risposto al primo squillo. «Tasya, sono così felice tu mi abbia richiamato!» ha esclamato, senza lasciarmi il tempo di aprir bocca. «Scusa se ti ho chiamata alle otto del mattino, ma ho preso una decisione importante e volevo dirtelo il prima possibile.»

«È successo qualcosa?» ho chiesto, iniziando a preoccuparmi.

«No, o almeno non ancora» ha sospirato. «Ho pensato molto a ciò che mi hai detto la sera della grigliata, che non posso nascondermi per sempre e che dovrei dire ai miei genitori della mia omosessualità. Ho deciso di parlargliene questa sera.»

«Davvero?»

«Sì. Non voglio più mentire, voglio far capire loro chi sono veramente.»

«È fantastico!» ho esclamato, ma tutta la mia sicurezza si era ormai trasformata in preoccupazione: e se non lo avessero accettato? Cosa avrebbe fatto Calvin? Come si sarebbe sentito? «Per qualsiasi cosa, però, non esitare a chiamarmi, va bene? Anche per la minima cosa. E ricorda che il numero delle emergenze è il 911.»

«Numero delle emergenze?» è scoppiato a ridere. «Non mi uccideranno mica, Tasya. Sono i miei genitori, non dei serial killer.»

«Lo so» ho mormorato.

Eppure la vocina non mi lasciava scampo.
Se gli accadrà qualcosa, sarà solo colpa tua.

«Ti fa male?» chiede il tatuatore.

«Non molto» rispondo.

Riesco a percepire l'ago entrare e uscire dalla mia pelle, l'inchiostro diventare parte del mio corpo e in un certo senso mi fa stare bene.
Fa male, ma non quanto il dolore che provo dentro di me ogni giorno.
Fa male, ma non a tal punto di farmi piangere.
Fa male, ma non quanto sapere che non riuscirò mai a sconfiggere la voce nella mia testa.

Vorrei poter dire di averla sconfitta, ma non accadrà mai. Si tratta di una competizione senza fine, nella quale un momento prima sei in vantaggio e quello dopo lei ha già ripreso il controllo. Tu giochi pulito, lei gioca sporco, usando le tue paure più grandi come arma per distruggerti e renderti vulnerabile.

Quando ho richiamato Kol per sapere come mai mi aveva chiamata, ero io quella in vantaggio, perché in qualche modo lui mi fa sentire più forte e in grado di combattere qualsiasi malattia.

«Ciao, scusa per questa mattina. Ti ho disturbata?» mi ha chiesto.

«No, ovviamente no» ho risposto subito, pentendomene un istante dopo. Non devo sembrare così disperata! «Cioè, stavo dormendo, ma non mi hai svegliata, non preoccuparti. Piuttosto, avevi bisogno di qualcosa?»

«No, nulla di particolare. Volevo solo sentirti.»

«Oh.» Ho sentito le mie guance scaldarsi e il cuore fare qualche capriola, ma dopo un respiro profondo sono riuscita a riprendere il controllo di me stessa. «Solo... solo questo?»

«Non esattamente. Ti va di incontrarci stasera? C'è un posto in cui voglio portarti, è molto bello e vorrei lo vedessi pure tu» spiega «Passo a prenderti io, se ti va.»

Non so come sia successo, ma dentro di me è scattato qualcosa e non era nulla di positivo.
Una morsa allo stomaco mi ha mozzato il respiro e ho iniziato a sudare nonostante l'aria fredda del condizionatore.

Non funzionerà mai.

No, sapevo che avrebbe potuto funzionare.
Sarebbe stato difficile, ma io gli piaccio così come sono e mi ha accettata nonostante i miei difetti. Può funzionare.

Non puoi vederlo.

Sapevo di non poterlo vedere, ma...

Non sei capace di amare.

E se un giorno la mia depressione prendesse il controllo? Se non potessi provare più nulla, nemmeno amore, e lo ferissi?

E gli altri non ameranno mai te.

«No, non voglio uscire con te» ho risposto «È da un po' che ci penso e ho deciso che è meglio chiudere i rapporti. Non è colpa tua, sono io. Solo... Non penso potrebbe esserci mai nulla fra di noi.»

«Cosa? Aspetta un momento, Tasya. Di cosa stai parlando?» Più sentivo la sua voce, più mi facevo schifo. Perché lei stava vincendo. Perché non sarò mai la ragazza forte che tutti si aspettano che io sia. Sono debole. «Cos'è successo?»

«Non è successo nulla» ho risposto «Lasciami in pace e non cercarmi mai più. Fammi un favore e dimenticami.»

Ho staccato la chiamata e sono rimasta avvolta dal silenzio per qualche secondo.
Non ho pianto, non avevo più lacrime e nemmeno la forza di crogiolare nel mio dolore.
Mi sentivo vuota, disumana.

Sono un tornado di emozioni implacabile: distruggo tutto ciò che mi circonda e quelli che decidono di entrare dentro di me non ne escono vivi.

E anche adesso, mentre sento il dolore alla spalla per il tatuaggio, dentro non sento nulla.

E non posso far altro che chiedermi: quando finirà tutto questo?

N/A

Devo revisionare il capitolo, ma in teoria non dovrebbero esserci poi così tanti errori.
In teoria.
In pratica non lo so.

Ci rendiamo conto che fra cinque settimane ricomincia la scuola?
No, perché io non sono mica pronta.

Fatto sta che Kol è entrato nel gruppo dei "Friendzone: non sei tu, sono io" e almeno una volta nella vita verrete scaricati in questo modo.

Domandina: anguria o melone?

Al prossimo capitolo❤️

Dietro ai miei occhi [Cartaceo disponibile] Where stories live. Discover now