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T A S Y A

"Depressione" non è un termine abbastanza accurato per descrivere i pensieri nella mia testa.
È difficile spiegare alla gente i disturbi di cui soffro, soprattutto quello legato all'ansia: parte tutto come un semplice pensiero, collegato a un azione che agli occhi degli altri può sembrare qualcosa di comune. Mangiare o dormire, per esempio.

Sei disteso sul letto della tua camera, con il busto coperto da un lenzuolo leggero e gli occhi chiusi, pronto a cadere fra le braccia di Morfeo. Finché un'innocente pensiero non si fa strada nella tua mente: e se non mi svegliassi più?
Pensi a qualsiasi cosa, anche le meno verosimili: ai tuoi genitori che ti troveranno senza vita, alle loro lacrime e alle loro urla nel confermare che tu non tornerai più. Pensi al fatto che loro non ti hanno potuto dire addio, perché credevano di ritrovarti l'indomani mattina a fare colazione con loro.

Inizi a sudare, il battito cardiaco aumenta, la testa formula teorie su teorie e tu sei troppo debole per fermare i tuoi pensieri. Così ti alzi, vai in bagno e ti sciacqui i polsi, senti il respiro affannato e una forte morsa allo stomaco. Prendi il cellulare, cerchi di distrarti anche se sono le due di notte, poi pensi: non dovrei fare in modo che i miei genitori ricevano un adeguato addio? Apri l'applicazione delle note e scrivi a chi donare i tuoi oggetti, come un'eredità, poi togli il blocco schermo e non spegni il cellulare, così i tuoi genitori avranno modo di leggere i messaggi e averti vicina anche quando non ci sarai.
Mandi la buonanotte ai tuoi amici aggiungendo un "ti voglio bene", giusto perché le tue ultime parole facciano capire loro che sono state brave persone con te e che ci tenevi.

Spegni lo schermo, chiudi gli occhi e, sfinita, ti addormenti.

Quando ti svegli il mattino dopo ancora viva e vegeta, ridi.
Quanto sei stata stupida a fare tutte quelle cose per nulla!
Eppure, alla fine, non sarà l'ultima volta.

L'ansia è come un'amica di cui non ti libererai mai, che ti dà solo cattivi consigli e di cui sei totalmente schiava.

La depressione, invece, è meno presente.
Sai che c'è, ma non sempre si fa sentire.
Sai che ti tormenta, ma non abbastanza da percepire la sua presenza ventiquattrore su ventiquattro.

È un momento.
È il momento.

Sei con i tuoi genitori, state passeggiando dopo essere usciti da un ristorante e la natura, attorno a te, è più viva di quanto tu lo sia mai stata. Camminate su un ponte, dove tuo padre si affaccia per mostrarti le trote che nuotano controcorrente.
Quando ti affacci, però, un pensiero si fa strada per la tua mente: e se mi buttassi?
Capita a tutti di pensarlo almeno una volta nella vita, ma tu lo liquiderai con un "ma cosa sto dicendo?" e dimenticherai il fatto nell'arco di pochi secondi.
Io, invece, continuerò a pensarlo, volendo solo mettere fine a tutto.
Lo desidererò più di ogni altra cosa al mondo.

Ecco, questa è la differenza fra me e te.

Sospiro e mi volto verso Zach, che sta seduto accanto a me. «Dimentichiamoci tutto, okay?» dice «Capisco di aver sbagliato e capisco il motivo per il quale tu ti sia arrabbiata con me e con i tuoi genitori, ma non vale la pena continuare a litigare.»

«Hai ragione.»

«Ti rendi conto che oggi leggeremo il tuo quinto desiderio? Metà della lista è praticamente andata e ne restano solo cinque, che scoprirò forse nelle prossime settimane. Com'è vero quando si dice che il tempo vola.» Nella voce di Zacharias sento una piccola nota di malinconia, come se volesse tornare indietro nel tempo e rifare tutto dall'inizio.

Capita anche a me, a volte, di fare certi pensieri. Come quando riguardi il tuo film preferito, sperando di poter cancellare il passato e provare le emozioni e i brividi della prima volta che l'hai visto. Non vorresti sapere il finale, ma rivivere sulla tua pelle la suspense degli attimi finali. Vorresti ritornare indietro nel tempo ancora, ancora e ancora...

«Già» mormoro.

Sento lo sfregiare delle sue dita sulla carta, poi si schiarisce la voce. «Desiderio numero cinque: farsi un tatuaggio.»

So che potrebbe risultare una cosa banale o un cliché, ma voglio tatuare sulla mia pelle il momento che mi ha stravolto la vita.
Un mese e mezzo fa non avrei mai voluto fare un tatuaggio, forse anche perché mia madre mi avrebbe uccisa seduta stante. «Quando invecchierai e le tue braccia saranno molle, il tatuaggio sarà cadente come la tua pelle!» mi ripete sempre.

Ora le cose sono cambiate e io non sono più quella ragazza.

«Ci ho pensato molto e ho anche chiesto a un'amica di mia madre di disegnarmelo, o almeno di provarci» spiego, tirando fuori il foglio da uno dei cassetti del comodino. «Voglio qualcosa di simbolico, che segni sulla mia pelle i nomi delle persone che mi hanno aiutata a ritrovare il sorriso.»

Gli passo il foglio e stringo il cuore di legno regalatomi da Kol, l'oggetto dal quale mi sono ispirata per il tatuaggio. «È un cuore sul punto di distruggersi» spiego «Infatti, se noti bene, ci sono delle ferite simili a dei piccoli buchi. Un filo sottile tira verso queste ferite dei piccoli frammenti di vetro, che nella mia testa sono quelli dei finestrini delle nostre auto il giorno dell'incidente, per ricucirle e ognuno di essi ha un'iniziale stampata sopra.»

«I pezzi di vetro, quindi, indicano le persone che ti sono state più vicine?» chiede Zach.

«Esattamente» annuisco. «C'è la "A" di Annabeth, la "C" di Calvin, la "K" di Kol e la "Z", ovviamente, di Zacharias. Ma c'è un ultimo frammento, il più importante a dir la verità.»

«La "T" di Tasya.»

Mi passo una mano fra i capelli per spostare le ciocche da davanti al viso, incappando in qualche nodo. «Per quanto tutti voi mi abbiate aiutata, l'unica persona che sarebbe stata in grado di salvarmi ero io stessa. E ci sono riuscita. Ho combattuto per ritornare la ragazza spensierata di prima, ho combattuto contro la mia ansia ogni giorno. Mi sono data la forza e ho affrontato tutto a testa alta. Se non fosse stato per me stessa, probabilmente non sarei nemmeno qui a parlarti.»

«Lo so,» mormora, «e sono fiero di te.»

«Chiederesti tu ai miei genitori l'autorizzazione per fare il tatuaggio?» chiedo, accennando un sorriso innocente. «Magari ti daranno più ascolto, a me direbbero di no senza nemmeno darmi il tempo di finire la parola "tatuaggio".»

Mi arruffa i capelli. Li avevo appena sistemati! «Va bene, non c'è problema. Aspettami qui.»

Non appena mi lascia da sola, prendo fra le mani i due fogli: quello col disegno e la lista dei desideri.
So di aver superato le mie paure, ma sento ancora quella maledetta vocina nella mia testa che mi vuol far cadere in tentazione. Mi dice di rinunciare, che sono un fallimento, che merito solo di morire.
E c'è solo una paura che non ho ancora affrontato: quella di ricadere e darle ascolto.

Dietro ai miei occhi [Cartaceo disponibile] Where stories live. Discover now