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Z A C H A R I A S

Appoggio il mento sul cuscino a cui sono abbracciato, osservando Tasya estrarre dal cassetto del comodino il foglio rosa cipria.
La lista dei desideri è identica a due mesi fa - forse solo un po' più stropicciata - e tutto ciò mi ricorda i bei vecchi tempi, quando ognuno di noi era semplicemente felice.

Stamattina, quando ho trovato un messaggio da parte sua, è stato come se non fosse mai cambiato nulla. Mi ha invitato a casa sua per salutare i suoi genitori, che mi hanno offerto dei biscotti e una tazza di the per darmi il bentornato, e continuare la lista dei desideri.
Era da un bel po' che non mettevo piede in questa stanza: le pareti verde acqua sono spoglie, infatti la maggior parte delle foto e dei quadri sono stati tolti e accatastati in un angolo. Quello di Friedrich, però, è rimasto al suo posto, accanto a una foto che rappresenta Calvin e Tasya da bambini. Sono seduti su una panchina con un panino ciascuno fra le mani e con un grande sorriso stampato sul volto sporco di fango.

E ora ciò che hanno in comune è un trauma.

«Dati gli ultimi avvenimenti ho deciso di cambiare i desideri rimasti. Non tutti, solo tre» spiega, gesticolando nervosamente. La mia presenza la agita, riesco a notarlo dal modo in cui si muove e parla, e questo mi fa stare male. Prima non era così, ora è tutto talmente... diverso. «E ovviamente, come l'ultima volta, tu non scoprirai quali erano quelli precedenti.»

Annuisco, dando un'occhiata alla lista: alcune delle scritte sono state cancellate a penna, altre con del bianchetto, mentre degli scarabocchi decorano gli angoli del foglio. È stata trascurata, un po' come Tasya. Non posso immaginare come deve essersi sentita in questi due mesi, con un pensiero sopra l'altro proprio come le scritte e un casino in testa che potrebbe farti impazzire da un momento all'altro.

«Inoltre ho aggiunto un undicesimo desiderio» dice, «e sarà una sorpresa per tutti.»

Annuisco un'altra volta. «Iniziamo dal desiderio numero sei?»

Non vedo l'ora di uscire da questa stanza per ritornare a casa e riflettere.
Lei non è la sola ad essere cambiata, ad aver sofferto e a sentirsi a disagio.
A volte vorrei se ne rendesse conto, si comporta come se fosse l'unica a star male, ma, in fin dei conti, abbiamo tutti un passato alle spalle. 

«Il prossimo desiderio è molto speciale, sia perché è uno di quelli che sono stati modificati, sia perché sarà collegato al numero sette» spiega. «Più che un desiderio, è un piano e ho organizzato tutto alla perfezione. Lo chiameremo "vendetta per Calvin". Non ho trovato un nome più originale, purtroppo.»

Aggrotto la fronte, confuso. «Vendetta per Calvin?» ripeto.

«È meglio di quanto sembri, lo giuro. Il nome lo fa suonare qualcosa di pericoloso, ma non lo è. Tutto ciò che dovremo fare sarà dare giustizia al mio migliore amico» risponde «Quindi, stavo pensando a...»

Mentre parla non posso far altro che osservarla e constatare quanto sia cambiata. Ogni parola, ogni movimento... È come se fosse una persona completamente diversa e questa cosa mi fa paura.
Non riesco a decifrarla, eppure prima per me era un libro aperto. Vorrei chiederle della depressione, ma so che peggiorerebbe solo le cose.
Non so come togliermi dalla testa le parole di Annabeth: se è vero che sta peggiorando, perché non fa nulla per essere aiutata? Vorrei farle tantissime domande, ma rischierei solo di rovinare tutto ciò che stiamo ricostruendo di nuovo.

All'improvviso smette di parlare.
Alzo lo sguardo verso di lei, incontrando i suoi occhi che mi scrutano con attenzione. So che non può vedermi, ma ogni volta è come se riuscisse a leggermi dentro. Sospira e riprende a parlare, come se non fosse accaduto nulla. «Stavo dicendo: voglio organizzare qualcosa per vendicarmi dei genitori di Calvin. Lui ovviamente non deve saperlo, non approverebbe mai qualcosa del genere» si schiarisce la voce. «Io, invece, voglio che passi una giornata felice in compagnia dei suoi amici.»

Dietro ai miei occhi [Cartaceo disponibile] Where stories live. Discover now