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Z A C H A R I A S

Rigiro il volantino di Miss Yellowknife fra le mani, spostandolo dietro al bicchiere e osservando le lettere farsi più grandi o più piccole a seconda della posizione.
La stanza comincia a vorticare pericolosamente, quindi mi affretto ad afferrare il bancone e a chiudere gli occhi sperando che la situazione si stabilizzi il più in fretta possibile.
Forse non avrei dovuto bere così tanto.

Non appena li riapro incontro gli sguardi perplessi di Yamama e John, che hanno l'aria di chi non sa più cosa farsene di una persona e, dato che si parla proprio di me, non è una bella cosa.
Non tornavo in questo bar da una vita ed è un sacrilegio se si pensa che mesi fa ci venivo ogni sera dopo il lavoro. La mia birretta serale - ho avuto modo di constatare ieri - era diventata ormai solo un ricordo lontano, così ho deciso di fermarmi in onore dei vecchi tempi.
Le cose non sono andate secondo i miei piani: mi sono ritrovato infatti ubriaco e triste.

Sono disperato.

Il rapporto con Annabeth si sta incrinando sempre di più e il pensiero che potremmo non arrivare al matrimonio mi tormenta non appena provo a chiudere occhio. Non solo ha riallacciato i rapporti con quei manipolatori dei suoi nonni, ma ora questa storia del bambino non ha fatto altro che peggiorare la situazione.
Ogni giorno la distanza fra noi aumenta e più tento di aggiustare le cose, più lei diventa fredda.
È diventata una ragazza completamente diversa e forse è colpa mia: e se avessi corso troppo? Se l'avessi forzata a sposarmi e avessi distrutto il rapporto che avevamo prima?

Chiamo il barista per ordinare un'altra birra, ma un'ondata di nausea mi obbliga a poggiare la testa sul bancone per non vomitare. «Sono un disastro» piagnucolo.

«Decisamente» concorda John.

«Ehi, noi abbiamo provato a fermarti. Ti avremo ripetuto una decina di volte di aspettare di farle la proposta, ma non ci hai dato retta» dice Yamama.

Le lancio un'occhiata torva. «Non sei d'aiuto.»

«Sono semplicemente la voce della verità» ribatte.

«Yamama!» la rimprovera John. Il cameriere si avvicina con un altro bicchiere di birra, ma il mio migliore amico lo afferra prima che io possa anche solo sfiorarlo e lo offre a un estraneo seduto accanto a lui. «Quello che stiamo cercando di dirti, Zach, è che dovresti smetterla di bere o ti ridurrai in condizioni ancora più pietose.»

«"Ne riparleremo quando sarai steso sopra un wc a vomitare anche i tuoi organi"» mormoro.

«Eh?» chiedono in coro.

«Me lo disse Beth ad una festa» dico, sentendo le lacrime agli occhi. Solitamente non sono un tipo così emotivo, deve essere per forza l'alcool a farmi parlare in questo modo. «Oh, Dio, la perderò! Mi lascerà e dovrò andare a vivere sotto un ponte, dove non farò altro che ricordare i bei momenti passati insieme. Lei si troverà un altro e si trasferiranno a New York, dove vivranno da ricconi e mi lascerà alle spalle come se non fossi mai esistito. Perché tutto a me? Cos'ho fatto di male? Non sono abbastanza? Ho fatto troppo poco? Sono sbagliato? Non le piaccio più come una volta? Io...»

Un colpo al collo mi fa sobbalzare, facendomi quasi cadere dallo sgabello. Mi giro verso Yamama, che ha ancora la mano sollevata e un'espressione soddisfatta stampata in volto. Mi ha appena tirato uno schiaffo alla nuca? «Ahia!» esclamo, allibito. «Ma che problemi hai?»

«Vuoi continuare a piangerti addosso come una femminuccia o andare a casa e riconquistare la tua ragazza?» chiede «Tira fuori le palle e discutine con lei, altrimenti sì che la perderai!»

John annuisce. «Avrebbe potuto esprimersi in modo più delicato, ma ha ragione.»

Scrollo le spalle, più carico che mai dopo il discorso di Yamama. «Sapete una cosa? Ora andrò a casa e riconquisterò il cuore di Annabeth, che si innamorerà di me come la prima volta. Non la lascerò andare. Ora uscirò da qui e nulla riuscirà a fermarmi!»

Dietro ai miei occhi [Cartaceo disponibile] Where stories live. Discover now