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Z A C H A R I A S

Quando io e Annabeth iniziammo a organizzare il matrimonio, facemmo un accordo: non sarebbe stata una cerimonia come tante altre. Sarebbe stato il nostro giorno speciale, ma avremmo anche ricordato ai presenti con un semplice ballo che l'amore che provano è destinato a bruciare di passione all'infinito.
Decidemmo che qualcuno avrebbe dovuto suonare una canzone lenta e romantica prima del mio arrivo all'altare, come a raccontare anche le loro storie e non solo la nostra.
Quello sarà il loro semplice momento di felicità, per ricordare che non servono grandi cose per farci sorridere e battere il cuore.

Abbiamo quindi prenotato una villa con un enorme giardino, dove svariati tendoni vengono abbracciati da luci e fiori bianchi. Un infinito tappeto di fiori mi porterà fino all'altare, sotto un arco di rose rosse e davanti a una schiera di sedie in velluto bianche, sulle quali troverò le persone che mi hanno seguito e accompagnato fino a questo punto. Alcune lanterne sono legate a fili sottili e illumineranno il prato anche di notte, quando i nostri cuori pieni di gioia non avranno ancora intenzione di stancarsi e ci faranno ballare, ridere e piangere fino al sorgere del sole, che ci saluterà delicato e annuncerà il mio primo giorno da marito.

Osservo Tasya richiamare l'attenzione dei presenti, che, incuriositi da quella ragazza all'apparenza fragile, si avvicinano. Si schiarisce la voce e, con mani tremanti, appoggia il violino sulla sua spalla. «State per ascoltare la stessa canzone che ho suonato quando Zacharias si è inginocchiato davanti ad Annabeth per chiederle la mano. Il loro amore, in quell'istante, era solo all'inizio e oggi diventerà più forte e reale che mai.»

Tasya guida l'archetto sulle corde con una delicatezza ammaliante, ipnotizzando tutti i presenti. Alcuni restano ad ascoltarla, altri, come sperato, cominciano a muovere i loro colpi uniti a ritmo di questa dolce melodia. Anche i genitori di Tasya stanno ballando. Se potesse vederli, sicuramente si commuoverebbe.
Anche Calvin e Andrew sono stretti l'uno all'altro, come a chiarire che non si lasceranno mai andare. Ne hanno passate tante, quei due, ma nulla ha impedito loro di essere ancora insieme.
Kol, invece, è seduto vicino a Tasya e tiene una mano sulla coscia di lei, come a prometterle lealtà, come per dirle che non la lascerà mai da sola.

Quando finisce di suonare, tutti applaudiscono e le fanno i complimenti. Kol ne approfitta per alzarsi e raggiungermi. Mi dà una pacca sulla spalla. «È il tuo momento, adesso» dice, esibendo un raggiante sorriso. «Sei pronto?»

«Tu lo saresti?» rispondo.

«Se ci fosse Tasya ad aspettarmi all'altare, penso sarei più che pronto.»

Il pianista inizia a suonare, annunciando il mio arrivo. Avanzo in mezzo alle sedie tenendo lo sguardo fisso davanti a me, intravedendo con la coda dell'occhio le teste di tutti voltarsi in mia direzione. C'è chi fa dei video e chi delle foto, accecandomi con quei maledetti flash.
Non appena arrivo sotto l'arco di rose, trovo il coraggio di girarmi verso i presenti, che con sorrisi emozionati tengono gli occhi dritti su di me, compresa Tasya. So che non può vedermi, ma il suo sguardo rimane quello più luminoso di tutti. Probabilmente si starà immaginando la scena nella sua mente e spero riesca a vedermi fiero di lei e felice come lo sono ora.

Intravedo anche i miei genitori: mia madre, che è sempre stata la più emotiva in famiglia, mi saluta con le lacrime agli occhi, continuando a scattare foto e sollevare il pollice per incoraggiarmi. Mio padre, invece, è sempre stato quello duro, che pretendeva il massimo senza obbiezioni; vederlo così commosso e con un sorriso fiero sul volto mi fa sentire estremamente bene.
Annabeth, però, non vedrà i suoi genitori fra gli invitati e mi chiedo quanto dura sia per lei affrontare tutto questo senza di loro. Non ci saranno quando avrà il primo figlio, quando dovrà affrontare il primo giorno di lavoro in ospedale o quando avrà bisogno dei loro consigli durante le prime crisi che avremo.

Vedo anche i suoi nonni, che continuano a fissarmi con un'espressione indecifrabile e con le labbra sottili tese in una linea retta. La loro opinione è quella che mi spaventa di più e dopo la cerimonia sarei voluto andare da loro per giurare che mi prenderò per sempre cura di loro nipote, ma a giudicare dalle loro espressioni non penso sia ancora l'occasione giusta. Il loro sguardo sembra quello di una vipera pronta ad attaccare.
Inaspettatamente, un piccolo sorriso compare sul loro volto, scaldandomi il cuore.
Magari oggi sarà per davvero un nuovo inizio.

Annabeth, finalmente, fa la sua entrata, rapendo gli sguardi di tutti i presenti. Non appena la vedono, spalancano la bocca sbalorditi dalla sua bellezza, simile a quella di un angelo.
Passo una mano sulla cravatta tremante come una foglia, sentendomi quasi sul punto di svenire. Il mio cuore batte forte contro il petto, come se volesse uscire e raggiungere la sposa.
Non appena intercetta il mio sguardo, accenna un piccolo sorriso.
È perfetta.
È bellissima.
I capelli sono tenuti fermi da una corona di margherite bianche, che s'intonano al vestito. Il busto è stretto, per poi aprirsi in una voluminosa gonna in tulle.
Sembra una principessa ed è talmente bella da non sembrare vera.

Calvin, che la sta accompagnando all'altare, mi fa l'occhiolino.
Non posso credere di essere per davvero qui, a un passo dal diventare suo marito e a passare il resto della vita con lei.
Prendo dei respiri profondi e lei sale sull'altare, facendomi intendere con un solo sguardo di essere nervosa proprio come me. Cerca immediatamente le mie mani per farsi forza, accarezzandone il dorso con un dito.

Lei sorride, io sorrido.

Ci siamo: dopo quelli che sono parsi secoli è finalmente arrivato il momento.

Il prete inizia a parlare, chiedendoci: «Annabeth e Zacharias, siete venuti a celebrare il Matrimonio senza alcuna costrizione, in piena libertà e consapevoli del significato della vostra decisione?»

«Sì.»

«Siete disposti, seguendo la via del Matrimonio, ad amarvi e onorarvi l'un l'altro per tutta la vita?»

«Sì.»

«Siete disposti ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà donarvi e a educarli secondo la legge di Cristo e la sua Chiesa?»

Annabeth mi guarda, come a scusarsi per la menzogna che sta per dire. «Sì» risponde, con voce flebile.
Ricambio l'occhiata, come a dirle che per me non ha importanza. «Sì.»

«Se è vostra intenzione di unirvi in Matrimonio, datevi la mano destra ed esprimete davanti a Dio e la sua Chiesa il vostro consenso.»

Prendo la sua mano. «Io, Zacharias, accolgo te, Annabeth, come mia sposa. Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti
tutti i giorni della mia vita.»

«Io, Annabeth, accolgo te, Zacharias, come mio sposo. Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.»

«Zacharias, vuoi accogliere Annabeth come tua sposa, promettendo di esserle fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarla e onorarla
tutti i giorni della tua vita?»

La guardo. «Sì.»

«Annabeth, vuoi accogliere Zacharias come tuo sposo, promettendo di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarlo e onorarlo tutti i giorni della tua vita?»

Lei mi guarda e sorride. «Sì, lo voglio.»

N/A

A scrivere sto pezzo di cerimonia mi son venute le palle quadrate OHHH.
Okay, eviterò di essere così volgare, lol.

Non ho molto da dire, se non che probabilmente aggiornerò pure domani. Sarà un capitolo muyyy speciale, vediamo se indovinate il perché. 💘

Un abbraccione, vi voglio bene,

Martina ❤️❤️

Dietro ai miei occhi [Cartaceo disponibile] Where stories live. Discover now