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T A S Y A

La vita di ogni essere umano procede sempre nello stesso modo. Noi non ce ne rendiamo conto, siamo troppo presi dalle nostre attività per farlo: ci alziamo, lavoriamo, dormiamo... Solo pochi avvenimenti la rendono unica, come la nascita di un figlio o una proposta di matrimonio, una laurea o il proprio diciottesimo compleanno.
Lo ritengo ingiusto: la vita è una ed è breve, che scorre davanti ai nostri occhi e non ce ne accorgiamo nemmeno. Non dovrebbe essere piena, emozionante e quella che tutti desideriamo?

Ieri, quando ho ascoltato l'intero discorso che Zach ha dedicato ad Annabeth, per un istante mi sono sentita sola. Nessuno mi ha detto parole di quel tipo, non ho mai vissuto esperienze da condividere con qualcuno e la mia vita è sempre stata monotona e piatta.

Non voglio sprecarla così, non se posso ancora prendere le redini in mano e farla procedere secondo le mie decisioni.
Le persone sanno essere cattive, con i loro pregiudizi e insulti, ma non permettere mai a nessuno di influenzarti fino a farti cambiare per potergli piacere, perché loro non sono nessuno.
Dopo qualche anno potrebbero sparire e tu ritroveresti finalmente la pace, ma la persona che eri prima non ritornerà più. 

Oggi sembrerebbe essere una bella giornata, con il sole che riscalda e gli uccelli che cinguettano. Quando mi sedevo sotto questo portico per leggere un libro, la mia attenzione era incentrata sulle parole scritte sulle pagine profumate. Ora, invece, riesco a percepire altre cose: le auto che passano, le persone che passeggiano e parlano delle loro giornate.

Sento dei passi in avvicinamento, così mi sposto per permettere alla persona di sedersi accanto a me. «Ciao» dice mio padre, accarezzandomi il ginocchio. «Come stai?»
«Bene, tu?»
«Come al solito» risponde «Senti, io e tua madre abbiamo preso una decisione. L'altro giorno parlavamo con un amico e conosce delle persone che addestrano cani per le persone non vedenti. Pensavamo di prendertene uno, tu che dici?»

Aggrotto la fronte. «Non ho bisogno d'aiuto, papà, tanto meno da parte di un cane. E se poi facesse i suoi  bisogni mentre siamo in giro? Come potrei pulire? E se scappasse? Come potrei chiedere aiuto?»

Non voglio dimostrarmi troppo entusiasta, ma dentro di me sto urlando come una bambina. Fin da piccola ne ho sempre desiderato uno, ma i miei genitori non hanno mai ceduto. Per loro era un impegno troppo grande da gestire, non avrebbero avuto tempo per portarlo a spasso e sarebbe stato un costo eccessivo.
Inoltre, la solita frase di mia madre era "più grande è il cane, più sarà la sua merda".

«Pensaci, okay?» insiste papà, prima di andarsene.

Rigiro fra le mani la lista dei desideri: due di essi sono già stati esauriti e ora è il arrivato il terzo, che fin dall'inizio è stato pensato per rendere felice una delle persone più importanti per me: Calvin. 
Il mio migliore amico, che viene dalla Nuova Zelanda, non ha mai avuto una vita del tutto felice.
Partendo dall'omofobia del padre e della madre, che farebbe di tutto pur di non rovinare il rapporto con il marito, anche appoggiarlo e mettersi contro il figlio, Calvin otto anni fa visse una delle tragedie peggiori che possano capitare a qualcuno.

Aveva un fratello e i due erano erano legati da un'amicizia molto profonda. Condividevano segreti e avventure e avevano una passione in comune, ovvero quella del volo: il loro sogno era quello di partire per un lungo viaggio in mongolfiera, dalla quale avrebbero guardato il mondo e vissuto attimi unici. Lo stavano già organizzando e ogni giorno ne parlavano, scegliendo le tappe da visitare e quali souvenir comprare per i genitori. 

Finché al piccolo non venne diagnosticata la leucemia.

Lentamente Calvin vide le forze del fratellino sparire, non riusciva nemmeno più a parlare e passava la maggior parte del tempo a dormire o in ospedale. Il viaggio fu dimenticato, perché lo aspettava uno peggiore: quello della morte.
Stavano cercando disperatamente un midollo osseo compatibile, ma non trovarono nessuno. Le loro speranze stavano venendo infrante giorno dopo giorno, finché il piccolo non si spense come la fiamma di una candela.

I due genitori, distrutti dal dolore della perdita, affidarono la loro esistenza su Calvin, che viveva sotto il peso di due macigni. Non solo dovette affrontare la morte del fratellino a soli dieci anni, ma era diventato l'unica ragione di vita delle persone che l'avevano messo al mondo. 
Per questo motivo, ancora oggi, non ha mai trovato il coraggio di rivelare la sua omosessualità, spaventato di vedere i suoi genitori ricadere a causa sua.

Non parla molto spesso del fratellino minore, quasi mai. 
Solo un giorno si confidò con me e mi raccontò la sua intera storia. Mi disse che ricordare per lui era come infliggersi numerose accoltellate.
Una frase mi colpì particolarmente: «Rivivo quelle giornate ogni notte, non voglio farlo anche quando tramonta il sole.»

Tutto ciò che desidero è aiutarlo a superare uno dei momenti più bui della sua vita, esaudendo il suo desiderio invece che il mio. Non sarà lo stesso che visitare l'intero mondo in mongolfiera, ma credo che anche solo un piccolo viaggio potrebbe fargli capire che i sogni si possono avverare anche quando tutto sembra essere perduto.

N/A

Quando Martina aggiorna per due giorni di fila c'è da preoccuparsi, dico davvero. ✔️

No, okay. In realtà è perché è un capitolo molto breve, che serve per aprire un'altra delle vicende che avverranno in questa storia. Infatti conosciamo meglio Calvin, il migliore amico di Tasya, che avrà un ruolo importante nella prima parte.

Non ho molto da dirvi, se non farvi la solita domanda del capitolo: pro o contro all'omosessualità? Perché? 

Io assolutamente pro.

Un abbraccione,
Martina.

Dietro ai miei occhi [Cartaceo disponibile] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora