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A N N A B E T H

Passo un dito sulla fede, ripensando a tutte le scelte che ho preso in passato e che mi hanno portata sull'altare.
La prima fase della mia vita non è stata affatto semplice: sono stata abusata fisicamente e psicologicamente, privata di una figura materna e obbligata ad affrontare il lutto con l'aiuto di uno psicologo, che la maggior parte delle volte mi portava a credere cose che all'inizio nemmeno pensavo.

Crescendo ho cominciato a guardarmi le spalle in qualsiasi situazione, perché le persone e i loro possibili lati oscuri mi intimorivano. Mio padre, davanti agli altri, era un uomo garbato e gentile, tutti gli volevano bene e ritenevano mia mamma fortunata ad aver trovato qualcuno come lui. A casa, però, si trasformava in un mostro con una bottiglia di alcool fra le mani.
Avevo paura di uscire, anche di andare alle feste: ogni volta lo stomaco si stringeva in una morsa che mi toglieva tutte le forze, che non mi faceva vivere normalmente. Le persone, le loro mani che sfioravano il mio corpo, i baci o anche semplici abbracci mi nauseavano.

Ho sempre dovuto rifiutare gli inviti delle mie amiche ai loro pigiama party, anche se da bambina avrei sempre voluto far parte di uno di essi. Come avrei potuto spiegare loro le urla nel sonno, gli incubi e gli attacchi di panico senza dover raccontare per forza la verità? Volevo apparire normale ai loro occhi, non desideravo nient'altro, nemmeno la loro compassione.

Ho cominciato ad alienarmi, permettendo alle paure di prendere il controllo della mia vita. Non volevo incontrare l'uomo sbagliato. Ogni ragazzo, per me, sarebbe stato come mio padre o mi convincevo che lo sarebbe stato.
Quando conobbi Zacharias, però, si dimostrò subito diverso da tutti gli altri: quando un ragazzo mi toccò indesideratamente ad una festa, i ricordi di mio padre che mi picchiava mi tornarono subito in mente. Mi congelai sul posto, impotente e spaventata. Zach non rise di me, non mi guardò stranito, ma mi difese.
Mi fece sentire, per la prima volta dopo tantissimo tempo, protetta.

Crescendo cominciai ad accettare la realtà per quel che era e ad apprezzarmi di più, a ritrovare la positività e la forza che credevo di aver perso e decisi di inseguire i miei sogni e iniziare gli studi per diventare medico. Dissi addio allo psicologo e alle medicine, che erano solo strumenti per raggiungere una felicità finta e programmata.

Ora è come se fossi rinata, come se le cose fossero al posto giusto e fossi una persona diversa.
Qualche volta mi sento triste, ripenso al passato, ripenso a mia mamma e a mio padre, alla famiglia che volevo e che, però, non ho mai avuto. Mi sarei anche accontentata di una serata tutti insieme sul divano, con una coperta a scaldarci e un film ad intrattenerci.

Guardo i miei nonni salire sul palco adibito ai discorsi. Sono stati loro a farmi crescere, si sono presi cura di una creatura traumatizzata e senza speranze, rialzandomi ogni volta che cadevo e consolandomi quando piangevo. «Per noi sei sempre stata una bambina fragile da difendere. Non perché credevamo fossi ormai senza speranze, ma perché noi stessi avevamo paura. Abbiamo perso nostra figlia per colpa di un uomo spregevole, non volevamo perdere anche nostra nipote e guardarla soffocare per il troppo dolore senza almeno provare ad aiutarla» dice la nonna «Così abbiamo iniziato a pressarti, a proteggerti anche quando non ne avevi bisogno, senza vedere che tu, alla fine, stavi già meglio. Non te l'abbiamo mai detto apertamente, ma ti vogliamo bene. È come vedere nostra figlia, sei la fotocopia di tua madre, Beth: una donna in gamba, intelligente e con la testa sulle spalle. Sei capace di portare positività nella vita delle altre persone e meriti il meglio dalla vita, così come tua madre meritava di più.»

Scoppio a piangere, non riuscendo più a trattenermi. Alzo gli occhi verso il cielo, incontrando le stelle e la loro bellezza. Mia mamma è lassù e sta vegliando su di me, ha guardato la sua bambina crescere e sposarsi e spero sia fiera di me come io lo sono di me stessa. Spero che la storia delle stelle che mi raccontava sempre sia vera, perché a distanza di anni non riesco ancora ad accettare che se ne sia andata per sempre.

Zacharias sale sul parco. Sistema il microfono e si schiarisce la voce, per poi concentrare tutta la sua attenzione su di me. Sopra di lui ci sono alcune lanterne, che illuminano il tendone nella notte di luce tenue e riscaldano l'atmosfera. «Non ho mai sprecato occasione per dirti quanto ti amo, sai già cosa provo per te. È arrivato il momento, per noi, di guardare avanti e dare un'occhiata al futuro che ci aspetta, sapendo che io ci sarò. Mi troverai al tuo fianco quando sarai in punto di morte, ti stringerò la mano quando forse avremo il primo figlio, ti porterò la colazione a letto quando avrai mal di schiena o la febbre e ti sopporterò quando avrai la crisi di mezz'età» ridacchia, per poi ricomporsi. «Ci sarò sempre, anche quando non potrò più farlo. Non rinuncerò a te, non ti lascerò andare e ti amerò fino alla fine dei miei giorni, anche oltre. Ti amo, Annabeth, e sono pronto a condividere il resto della mia vita con te.»

Scende per tornare al suo posto, così io mi avvio verso il palco. Una volta sopra, concedo la mia attenzione ai presenti, soprattutto a Calvin, Tasya e Kol. Il loro discorso, sebbene molto breve, mi ha commossa per il semplice messaggio che volevano lanciare: gli amici sono una roccia a cui aggrapparsi in qualsiasi momento e loro saranno sempre disposti a farmi d'appiglio. Non potrei mai andare avanti senza di loro, non ora che fanno parte della famiglia.

Leggo il discorso scritto con le mie amiche dell'università sui foglietti che tengo fra le mani, quindi li stringo e scuoto la testa: forse questa volta è meglio lasciar parlare il cuore. «So di essere un peso, di essere insopportabile e che alle volte è come avere a che fare una bambina. Pensa, Zach: quando in futuro avremo un figlio, avrai a che fare con due bambini invece che uno» Ci scambiamo un'occhiata, entrambi riconoscendo il peso delle mie parole. Forse un giorno sarò davvero disposta ad affrontare le mie paure. «Lo so che ci sarai in futuro, ma voglio anche ringraziarti per la tua presenza nel mio passato. Dopo l'incidente, quando sei stato tu ad aver rischiato la vita, mi hai stretto la mano e rassicurata, promettendomi che sarebbe andato tutto bene. Pensi sempre a me, Zach. Non c'è momento in cui io possa dubitare del tuo amore e non potrei essertene più grata. Non so cos'ho fatto per meritarti nella mia vita, ma sono davvero fortunata.»

Lo guardo e sorrido. «Si dice che l'amore sia eterna sofferenza. In questo caso, sono disposta a soffrire insieme a te fino alla fine dei nostri giorni.»

N/A

LO SO, LO SO, PRIMA DI USARE QUEI FORCONI DATEMI IL TEMPO DI SPIEGARE!
Ieri avrei dovuto aggiornare, ma sono stata poco bene e non me la sono sentita. Spero che, almeno voi, abbiate passato un bel Capodanno.

Come state? Spero bene.💕

Anche se in ritardo, buon 2019!
Avete aspettative per questo nuovo anno? Cosa desiderate? Avete già fatto la lista stile Tasya?🎇

Alla fine il capitolo è speciale perché è dal punto di vista di Annabeth, spero vi sia piaciuto, così come la piccola sorpresa.
Mancano 4 capitoli alla fine e wtf I'm not ready. 😭😭

Un abbraccione,

Martina ❤️

Dietro ai miei occhi [Cartaceo disponibile] Where stories live. Discover now