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T A S Y A

Questa mattina mi sono svegliata fra le braccia di Kol, che dormiva con la testa appoggiata sopra la mia e una gamba allacciata al mio busto.
Ho provato a riprendere sonno, ma alla fine sono rimasta cosciente e immobile per un'ora e mezza pur di non risvegliarlo.

Sono sempre stata una di quelle ragazze che vanno a dormire con due cuscini: uno da mettere sotto la testa e uno da abbracciare tutta la notte, immaginando sia una persona a me cara.
Questa volta, però, ho Kol: un ragazzo in carne e ossa.

Siamo stati interrotti da mia madre, che è entrata in camera tutt'altro che discretamente e spalancando la finestra. Qualche volta mi ritengo fortunata a non vedere, almeno non vengo più accecata dalla luce mattutina. «Buongiorno, vi ho preparato la colazione!» esclama, poggiando qualcosa – probabilmente un vassoio – davanti a me. «Kol, spero ti piacciano le crostate ai mirtilli e il the allo zenzero.»

«Grazie, mamma» accenno un sorriso. «Questo pomeriggio pensavo di andare a fare una corsa insieme a Sumo, poi io e Kol andremo a cena fuori. È un problema per te darci un passaggio?»

«No, assolutamente no!» risponde.

Non appena esce dalla camera, mi affretto a prendere una crostata per darle un abbondante morso. Se c'è qualcosa che non comprendo sono le persone che la mattina non fanno colazione: come fanno a non aver fame? O a non svenire? O a nascondere il brontolio imbarazzante dello stomaco vuoto? Qualche volta mi sveglio la notte che sento già il bisogno di mangiare, non riuscirei proprio ad aspettare fino all'ora di pranzo per mettere qualcosa fra i denti.

«È la tua lista dei desideri, quella?» chiede.

Mentre si alza per prendere il foglio rosa cipria appeso all'anta dell'armadio, io bevo un sorso d'acqua dalla bottiglietta che tengo sempre sul comodino. Non ho intenzione di bere ancora una volta il the allo zenzero, dato che la prima è stato un vero e proprio trauma. È disgustoso, ma mia madre si ostina ancora a prepararlo. «Sì,» rispondo, «è proprio lei.»

«A che punto siete?»

«Il tatuaggio è stato il quinto desiderio» spiego, portandomi una mano alla spalla destra, dove si trova il cuore. Devo anche ricordarmi di pulirlo, o potrebbe venirmi un'infezione. «Siamo già a metà, altri cinque desideri e tutto finirà. Non credo di essere pronta, ho paura di un sacco di cose, ma al momento preferisco non pensarci.»

«Il primo desiderio era andare a trovare tuo zio in Australia?» chiede.

Ridacchio, al ricordo di quel lontano avvenimento. «Sì, è stato un disastro. Forse io e Zach abbiamo corso troppo, infatti ero ancora molto scossa dall'incidente e ho passato praticamente l'intera "vacanza" chiusa in camera mia a piangere. Ho anche scoperto che mio zio ha una nuova compagna e non l'ho presa bene sul momento, forse è stato troppo in troppo poco tempo.»

«Perciò rimpiangi questo desiderio?»

«No, assolutamente no» rispondo, prendendo un cuscino e abbracciandolo. «Sei l'unica persona a cui lo dico ad alta voce, ma è stato grazie a questo desiderio che ho rivalutato Annabeth. All'inizio la detestavo senza alcun motivo, ma poi è stata così gentile con me e si è dimostrata completamente un'altra persona. È stata la prima a capirmi per davvero.»

«Desiderio numero due: imparare... a cucinare?» Il suo tono accigliato di voce mi fa capire che non si sarebbe mai aspettato di trovare una cosa simile. Non lo biasimo, dato che è proprio l'effetto che volevo.

«Era una scusa per preparare una cenetta romantica a Zacharias e Beth. Vedilo come un modo per farmi perdonare e per ringraziarli per tutto ciò che avevano fatto per me. Ricordo ancora il discorso di lui, penso che non riuscirò mai a levarmelo dalla testa.» Rinunceresti a tutto per la persona che ami, anche la tua stessa vita. Sono passati solo due mesi, ma credo di aver trovato quelle persone per cui rischierei tutto. E sono arrivate proprio quando stavo per perdere la speranza.

«Il desiderio numero tre è il mio preferito» continuo, senza nemmeno lasciargli il tempo di leggerlo sulla lista. «Calvin è sempre stato una presenza fondamentale nella mia vita e volevo fare qualcosa per lui, in modo da ricambiare tutto ciò che ha fatto per me. Quel giorno mi sono sentita una persona migliore, una buona amica e volevo essere per una volta io il supporto di qualcuno. Sono felice di averlo fatto, di essermi aperta per lui e di aver trovato il coraggio di condividere una situazione simile con qualcuno. Lui è il mio migliore amico. Se gli accadesse qualcosa, non sopravviverei.»

Ieri sera Calvin dovrebbe aver parlato con i genitori e sono curiosa di sapere com'è andata, anche se sono ancora spaventata.
Ho paura che non l'abbiano accettato, ma in fondo sono i suoi genitori, no? Come potrebbero rifiutarlo?
Dovrei controllare il cellulare per sapere se mi ha lasciato qualche messaggio in segreteria, ma prima voglio finire di rivivere i ricordi dei desideri passati.

«Numero quattro, volontariato» dice. Lo immagino sorridere e non posso che fare lo stesso, ricordando il giorno in cui ci siamo incontrati al parco e la giornata trascorsa insieme a casa sua. «L'effetto farfalla dice che un singolo avvenimento può stravolgere e determinare imprevedibilmente il futuro. Se non avessi scelto questo desiderio, io non sarei qui.»

«Cavolo, sapevo che avrei dovuto sceglierne un altro» borbotto, stringendo le labbra per non scoppiare a ridere. «In ogni caso, grazie. Se non fosse stato per te, che hai deciso di non rinunciare a me e che sei venuto qui per parlarne, ora non sarei così felice e non starei ridendo come una diciassettenne qualunque.»

«Non smetterò mai di ripetertelo: è solo merito tuo» ribatte.

«Lo dice anche il tatuaggio, il mio desiderio numero cinque» concordo «Voi siete stati la mia roccia per tantissimo tempo. Tu, Zacharias, Annabeth, Calvin... Siete il mio tutto e non posso immaginare un singolo giorno senza di voi. Vi voglio bene con tutto il cuore, ragazzi, ed è merito vostro se sono riuscita a trovare quel minimo di forza che mi ha convinta a rialzarmi. Sono stata forte e ho superato tutto. Sono felice di poter dire che sono fiera di me stessa e del percorso che ho fatto.»

Mi prende la mano destra e la stringe forte, lasciando un leggero bacio sul dorso che mi fa immediatamente avvampare. Sono felice lui sia qui con me, adesso. Perché la voce non sta parlando e non le lascerò più il potere di farlo.

«Mi passi il cellulare?» chiedo «E guarda se ho qualche messaggio o chiamata persa.»

«Certo.» Lo sento alzarsi dal letto e avvicinarsi al comodino per prendere il telefono, che da ieri sera non ho toccato. Un po' mi sento in colpa, perché se Calvin mi avesse chiamata non avrei avuto modo di rispondere, ma per una volta volevo godermi una serata in tranquillità con Kol. «Hai tre chiamate perse da un certo Andrew. Chi è?»

Aggrotto la fronte e allungo la mano per farmi passare il cellulare. «È il ragazzo di Calvin, probabilmente saranno insieme e vorranno dirmi cos'hanno detto i suoi genitori» spiego, facendo partire la chiamata. «Non c'erano chiamate da parte di Calvin?»

«No» risponde.

Dopo tre squilli, finalmente sento una risposta da parte di Andrew. «Tasya, grazie a Dio mi hai risposto» Non appena sento il suo tono di voce, il mio cuore perde qualche battito. È in lacrime e totalmente nel panico, come se stesse per svenire da un momento all'altro. Di sottofondo un forte trambusto, che mi impedisce quasi di sentire la sua voce. «Potrebbe essere troppo tardi, Dio! Calvin! Non avremmo dovuto lasciarlo da solo!»

«Andrew, cos'è successo?» chiedo, con le lacrime agli occhi.

«Mi aveva mandato un breve messaggio ieri sera con scritto di chiamare aiuto. Ho provato a chiamarlo, ma non rispondeva e così sono andato a casa sua e... Dio! Era immerso in una pozza di sangue, non sapevo cosa fare così...»

«Di cosa stai parlando?» urlo, disperata.

«Tasya, è stato suo padre.»

Dietro ai miei occhi [Cartaceo disponibile] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora