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T A S Y A

Sono passati quasi tre anni dal giorno in cui ho tentato di uccidermi.

La depressione fa ancora parte della mia vita, mi tiene a braccetto come una fidata amica e mi viene sempre a trovare nei momenti meno opportuni, in cui si manifesta con crisi d'ansia o semplici giornate negative. Purtroppo è qualcosa che non se ne andrà mai, che farà sempre parte di me, ma sto bene. Sono finalmente in vantaggio rispetto alla vocina nella mia testa, vivo giorno dopo giorno godendomi i momenti che la vita mi offre e le cose stanno procedendo nel modo giusto, come la vita di una normale ventunenne dovrebbe.

Finalmente sono felice. Ho potuto di nuovo assaporare quella sensazione che sta nel cuore, ho sentito la mia faccia far male per le troppe risate e i troppi sorrisi. La mattina mi sveglio e non ho paura, non voglio morire. Sono circondata da amore e quiete, cose che credevo avrei ritrovato solo da morta. Mi sbagliavo. C'è ancora speranza, anche quando non la si riesce a vedere più, bisogna solo lottare. È difficile, a tratti estenuante, ma ne vale la pena, soprattutto per il dopo.

Passo l'indice sull'anello che porto al dito. Forse abbiamo corso, forse no, ma più passava il tempo, più ci rendevamo conto di non poter stare l'uno senza l'altro. I primi litigi e momenti no non sono tardati ad arrivare, ma grazie ai consigli del mio psicologo e a giornate di silenzio stampa nelle quali aspettavamo fosse l'altro a scusarsi per primo, tutto è tornato al suo posto.

Kol poggia una mano sulla mia. «A cosa stai pensando?» chiede.

«A quell'idiota che è in ritardo» rispondo.

Sento qualcuno sbuffare al mio fianco, anch'esso innervosito dall'autobus che tarda ad arrivare. Siamo in stazione da quasi mezz'ora, ma di Andrew e Calvin nessuna traccia. I due, infatti, torneranno oggi dal loro viaggio di sette giorni a Las Vegas, dove hanno deciso di sposarsi. Hanno voluto fare qualcosa in grande, fra casinò, alcolici, ballerini, musica ad alto volume e divertimento.
Niente invitati, solo loro due.

Il mio migliore amico aveva promesso di chiamarmi ogni sera, così, almeno, sarei stata sicura stesse bene e che non fosse svenuto o in coma etilico in qualche pub. La maggior parte delle volte si addormentava in videochiamata, concludendole col suo leggero russare o con Andrew che mi salutava prima di metterlo a letto.

Io e Kol, invece, vogliamo optare per qualcosa di classico e tranquillo. Stiamo ancora aspettando il giorno giusto e al momento ci accontentiamo della proposta, che ci lega indissolubilmente l'uno all'altro con un semplice "sì".

Il borbottare dell'autobus segna il suo arrivo, così come le voci del mio migliore amico e di suo marito. Non appena mi vede, urla il mio nome e mi stringe in un forte abbraccio. «Mi sei mancato!» esclamo, squittendo non appena mi fa fare una capovolta in aria.

«Mi sei mancata anche tu!»

Calvin ha finalmente trovato il suo equilibrio e non potrei esserne più felice. Prima di partire per Las Vegas è andato da suo padre in prigione per annunciargli il suo matrimonio e gli ha rinfacciato di essere felice nonostante tutto. Quando è uscito si è lasciato alle spalle i suoi due più grandi nemici: l'uomo-mostro e i ricordi che porta con sé.
Prima di andarsene, però, ha voluto dirgli che se il fratellino fosse ancora in vita, si vergognerebbe dell'uomo che è. Per fortuna al suo fianco ha anche Andrew, un bravissimo ragazzo e il più sobrio – in tutti i sensi – fra i due. Si prende cura di lui quando io non posso farlo e gliene sono estremamente grata.

«Siamo già in ritardo, andiamo?» propone «Gli altri ci stanno aspettando.»

Non appena ci avviciniamo a casa di Zacharias e Annabeth, l'odore della griglia si infila nelle narici fino a farmi venire l'acquolina in bocca

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Non appena ci avviciniamo a casa di Zacharias e Annabeth, l'odore della griglia si infila nelle narici fino a farmi venire l'acquolina in bocca.
La nuova villetta in cui vivono si trova nella periferia della città, in una di quelle vie nascoste e di cui nessuno parla. È un posto tranquillo, dove conosci tutti i tuoi vicini e non succede mai nulla di clamoroso. L'hanno acquistata con i risparmi che hanno messo entrambi da parte, guadagnati con la nuova promozione di Zach e il lavoro di medico di Beth.

La ragazza ha continuato a studiare, lavorare e impegnarsi fino a diventare una delle migliori. In giro per Yellowknife si dice che anche i pazienti più burberi vogliano farsi visitare da lei, soprattutto grazie alla sua simpatia. Non ne dubito, in realtà: se non fosse per lei probabilmente non sarei nemmeno qui. Non potrò mai sdebitarmi per ciò che ha fatto, le sarò grata in eterno.

«Eccovi qui, non ci speravo più!» esclama Zach, aprendo il cancelletto. Mi abbraccia e mi dà un bacio sulla guancia, pizzicandomi con la barba che ha deciso di far crescere. A detta sua, in questo modo, non sembrerà più un adolescente, ma un vero uomo. «Annabeth è in giardino e non vede l'ora di mangiare. Oggi è intrattabile, spero tu possa migliorare la situazione, Tasya.»

Sorrido. «Vedrò cosa posso fare.»

Ci fa accomodare in giardino e annuncia che il pranzo sarà pronto in pochi minuti, così ne approfitto per andare a salutare Beth. Kol mi accompagna fino al dondolo dov'è seduta, per poi lasciarci sole. «Tasya!» esclama la ragazza, salutandomi con due baci sulle guance. Mi stringe in un goffo abbraccio. «Come stai?»

«Sto bene, grazie. Voi, invece?» chiedo, poggiando una mano sulla sua pancia. Sorriso non appena percepisco il bambino muoversi. Do un bacio al grembo, sentendo Annabeth ridacchiare. «Stai facendo dannare la mamma, non è vero?»

Beth è al settimo mese di gravidanza.
Lei e Zacharias hanno deciso di avere un bambino un anno fa, quando finalmente si è sentita pronta e in grado di poterla gestire. Aveva il nostro supporto e anche quello dei suoi nonni, quelli che attendono di più l'arrivo del piccolo.
All'inizio le cose non andavano affatto bene: tentavano, ma ogni volta fallivano. Quando ormai avevano perso le speranze, accadde il miracolo: era incinta.

«Oggi è un tornado, non sta fermo un secondo» sospira. «Ho un mal di schiena incredibile, per non parlare della nausea. Penso abbia capito che oggi è giorno di festa.»

Alzo gli occhi al cielo. «Tu dici?» chiedo.

«Sì!» esclama. Mi passa un piccolo pacchetto, applaudendo. «Buon compleanno!»

Apro il regalo, prendendo fra le mani quella che deve essere una collana. Al contatto è gelida e ha un piccolo ciondolo attaccato ad essa. Lancio a Beth un'occhiata interrogativa. «È una collana con la data di quel giorno  incisa» spiega «Da parte mia e di Zach, ovviamente. Un modo per ricordarti la persona forte che sei adesso e ciò che hai superato. Spero di piaccia.»

Sorrido e la abbraccio. «La adoro, grazie.»

«La griglia è servita!» esclama Zach.

Ci accomodiamo a tavola, parlando del più e del meno. Andrew e Calvin ci raccontano la loro fantastica avventura a Las Vegas: i posti visitati, le serate al casinò, la volta in cui il mio migliore amico era talmente ubriaco da aver scambiato una ragazza per Andrew e ha pure tentato di baciarla. Zacharias, invece, racconta della gravidanza e di come sia viverla, mentre Annabeth lo rimbecca come al solito.
È una pranzo normale fra persone normali. Ed è bellissimo potermi finalmente definire tale.

Non posso guardarmi allo specchio, ma se potessi farlo sono sicura che, dietro ai miei occhi, troverei felicità.

N/A

Stasera pubblicherò i ringraziamenti.
Non so nemmeno come commentare questo capitolo, ma spero vi sia piaciuto.

Ora devo correre a fare i compiti, che non ho aperto libro per tutte le vacanze. Auguratemi buona fortuna! ❤️

Dietro ai miei occhi [Cartaceo disponibile] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora