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T A S Y A

Ricordo perfettamente il momento in cui ho creduto che Calvin sarebbe morto.

È un pensiero che non ti togli facilmente dalla testa, sebbene si tratti di una cosa scontata e che prima o poi tutti dovremo affrontare.
Domani potrebbe essere il tuo ultimo giorno su questo pianeta e non potresti farci nulla, se non assistere impotente al destino che compie il suo corso.
All'ospedale, mentre tutti tentavano di rassicurarmi dicendo che se la sarebbe cavata, io non riuscivo a controllare i miei pensieri, che continuavano a formulare teorie sulla vita e sulla morte.

Calvin sarebbe scomparso dalla faccia della terra e non l'avrei mai più rivisto. La morte non solo fa sparire il tuo corpo, ma in molto tempo anche i ricordi. Quel calore che ti scalda la guancia quando le sue labbra ti sfiorano diventerà solo un tepore lontano, che resterà un'immagine nella tua testa. Non lo vedrai mai più entrare in casa tua, non sentirai più la sua voce, non riceverai più alcun messaggio da parte sua e la spalla su cui piangevi di solito sarà solo un cumulo di ossa e polvere.
Tutti i suoi oggetti diventeranno all'improvviso inutili, senza proprietario: un letto che rimarrà per sempre intatto, una confezione di latte che non verrà mai bevuta e un cellulare che continuerà a squillare a vuoto.
Attenderai all'infinito una risposta che non avverrà mai.

Poi ho sperato ci fosse per davvero qualcosa dopo la morte. Ho sempre creduto in Dio, ma non abbastanza da credere anche nel Paradiso.
Una delle mie più grandi paure non è la morte in sé, ma ciò che avviene dopo.
Ho paura non ci sia niente, solo il vuoto, il buio, come un sonno dal quale non ti risvegliarai più.
Ma per Calvin ho creduto fino all'ultimo che ci fosse veramente qualcosa, un luogo dove sarebbe potuto vivere in pace e dove si sarebbe ricongiunto insieme al suo fratellino.
L'ho sperato per davvero, perché l'idea del mio migliore amico perso nel buio e nell'oscurità anche nella sua seconda vita mi faceva ghiacciare il sangue nelle vene.

Ci definiamo deboli, senza speranze e alle volte ci fermiamo al primo ostacolo dicendo che non saremmo in grado di superarlo.
Ma è la verità?
L'unica cosa che non possiamo affrontare è la morte, per il resto bisogna soltanto lottare.

La morte, per me, è un pensiero costante.
Non se ne va, è sempre presente e qualche volta mi fermo a riflettere cosa significhi veramente morire. Tutti ci pensano almeno una volta, tutti pensano "Oh, mio Dio! Morirò!" e le braccia della paura avvolgono il tuo corpo in una gabbia dalla quale non puoi fuggire.
Perché la vita è questo: una gabbia che ti fa sentire intrappolato in un luogo al quale non appartieni, fino a farti impazzire.

Pensate a me, una ragazza che ha sempre avuto paura di morire.

Come riesce la vita a spingere qualcuno talmente terrorizzato dalla morte a non desiderare altro se non essa?

Sento la sedia davanti alla mia strusciare sul pavimento e all'improvviso ritorno nel mio corpo, ricordandomi di essere Tasya e di essere seduta in un bar in attesa dell'arrivo di Zach. Il ragazzo è appena arrivato, portando con sé una scia di malumore: sbuffa, sbatte il cellulare sul tavolo e chiama la cameriera per ordinare un panino, specificando di volerlo il prima possibile. 
Giornataccia anche per te, eh?

Credo abbia litigato con Annabeth, infatti da quel che ho capito le cose non stanno andando bene fra i due, ma è meglio non fare troppe domande e discutere del vero motivo per cui l'ho invitato ad uscire. «Dunque, vorrei iniziare subito con il desiderio numero sette. Non voglio perdere troppo tempo, dato che...»

«Va tutto bene?» mi interrompe. Aggrotto la fronte, confusa da questa sua improvvisa domanda, e lui si affretta a continuare senza darmi il tempo di rispondergli. «Ho parlato con Kol e mi ha raccontato cosa vi siete detti, ripetendo molte, moltissime volte quanto tu sia stata fredda e irriconoscibile. Perciò voglio solo accertarmi tu stia bene.»

Perché Zacharias non può farsi gli affari suoi per una buona volta?
Ha sempre cercato di mettersi in mezzo alla relazione fra me e Kol, prima parlandogli della mia depressione senza chiedermi il permesso e ora in questo modo. Non è un avvenimento speciale, non deve diventare un gossip sulla bocca di tutti e avrei voluto rimanesse una cosa privata.
Ma immagino che Kol abbia chiesto a Zacharias di aiutarlo a convincermi a concedergli una seconda possibilità. Cosa non comprende di "Non ti voglio più nella mia vita"? «Non siamo qui per parlare di questo» ribatto, parecchio scocciata.

«Tasya, per favore, voglio parlarne e...»

«Che ne dici invece di parlare di te e Annabeth?» lo interrompo, impedendogli di continuare ad insistere. «Vogliamo parlare del fatto che non vuole avere un bambino con te? Ti va?»

Non sentendo alcuna risposta da parte sua, sorrido soddisfatta. «Immaginavo.»

Loro non ne erano a conoscenza, ma ho sentito ogni parola pronunciata su quella pista da ballo. Ero lì insieme ad un vecchio compagno di scuola che mi ha invitata a ballare e non ho potuto far altro che ascoltare quella conversazione.
Sul momento mi è dispiaciuto e in altre circostanze non avrei mai tirato fuori l'argomento, ma dato che ficca sempre il naso nei miei affari è il caso che io faccia lo stesso.
Almeno ora non parlerà più di Kol.

«Stavo dicendo? Ah, sì, il desiderio numero sette» dico, bevendo un sorso del tè alla menta ordinato. «Fa sempre parte del piano "Vendetta per Calvin" e non voglio assolutamente perdere. Tu avrai il ruolo più importante, ovvero trovare un modo per inserirmi fra le partecipanti di Miss Yellowknife. Hai presente quella specie di concorso di bellezza? Voglio partecipare e vincere, il resto verrà da sé.»

«Un concorso di bellezza?» ripete Zach.

«Sì» rispondo «Vestiti carini, ragazze che sfilano e il discorso finale. Il mio desiderio non è quello di vincere il concorso, ovviamente, ma quello di riuscire a dare giustizia a Calvin davanti a tutta la città. Ti spiegherò meglio un altro giorno, ora sarebbe tutto troppo complicato. Però riuscirai ad inserirmi, vero?»

«Sì, credo di sì» dice, parecchio incerto.

«È davvero importante, perciò se non pensi di potercela fare avvisami subito e cercherò qualcun altro a cui chiederlo. Già ho poco tempo per organizzarmi, non voglio perderne altro.»

«No, penso di potercela fare» ribatte.

Sorrido e lascio una banconota sul tavolo per pagare la mia ordinazione, poi mi sistemo con i gomiti sul tavolo e il mento poggiato sui palmi delle mani. «Che ne dici di andare a casa tua per parlarne meglio?» propongo.

«Non penso sia una buona idea» mormora.

«Oh, giusto, la cameriera deve ancora servirti! Possiamo aspettare che arrivi il panino e poi andare a casa tua dove potrai mangiare, cosa ne dici? Almeno non staremo ancora in questo bar così caotico» continuo, senza dargli il tempo di rispondere. «Mando un messaggio ai miei genitori e li avviso che mi fermerò ancora un po' con te.»

«Tasya...»

«Non preoccuparti, non si arrabbieranno e non ti daranno problemi» lo interrompo. «Fatto, inviato!»

Lui non apre più bocca, lo sento solo sospirare e passarsi le mani sul viso.
Pochi minuti dopo, nei quali nessuno dei due ha parlato, la cameriera porta da mangiare a Zacharias, che, dopo aver pagato, si alza dalla sedia rumorosamente ed esce dal locale, senza aspettarmi.

N/A

Sono una di quelle autrici che non sanno mai come concludere il capitolo.
Chi come me?

In tutto questo vi chiedo un favorone: sono passata alla terza fase del concorso Advisor Awards e per passare alla quarta fase ho bisogno del vostro aiuto!

Andate sulla storia e cercate il capitolo "All of you awards", dove troverete il nome della storia.
Qui dovrete lasciare un commentino di 5 righe con scritto "Salvo Dietro ai miei occhi perché..." e il gioco sarà fatto!

Ringrazio chi lo farà di cuore e spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto.❤️❤️

Cosa ne pensate della nuova Tasya?

Ma, cosa più importante, la storia vi sta annoiando? :c

Al prossimo capitolo!️🌹

Dietro ai miei occhi [Cartaceo disponibile] Where stories live. Discover now