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Z A C H A R I A S

Mi siedo sul divano e lancio un'occhiata ad Annabeth, che non fa altro che ignorarmi dal giorno della festa.
Ci sono momenti in cui concordiamo che il dialogo sia la cosa migliore per una coppia, altre in cui invece ci comportiamo come bambini dell'asilo e non proferiamo parola finché uno dei due non cede e chiede scusa.

Questa volta, però, è diverso: non ci sono scuse adatte a una situazione del genere.

Lei avrebbe dovuto dirmi prima che non vuole avere un bambino e insieme avremmo trovato una soluzione.
Sarei stato in grado di rinunciare al desiderio di diventare padre per lei? Non lo so.
Se me l'avesse detto prima forse l'avrei fatto, ma avendo sganciato la bomba a poche settimane dal matrimonio è come se avessi vissuto insieme a una sconosciuta per tutto questo tempo.

Io, d'altro canto, avrei dovuto essere un po' più delicato ed evitare di sbatterle in faccia il pensiero che altrimenti non le avrei fatto la proposta.
Non posso immaginare come debba essersi sentita, come se per tutto questo tempo non l'avessi mai amata, ma in qualche modo comprendo le mie ragioni e le definisco anche giustificabili.

Ma lei?
Lei non mi ha dato scelta, non mi ha permesso di prendere una decisione su una delle cose più importanti nella vita di un uomo.

Questa volta voglio essere il più maturo, cercare di parlargliene in modo diplomatico e, possibilmente, senza litigare. Mi volto in sua direzione e mi schiarisco la voce per attirare la sua attenzione. «Annabeth?» dico «Possiamo parlare?»

«Sì, ma hai poco tempo dato che fra meno di un'ora dovrai vederti con Tasya» risponde, non staccando gli occhi dal display del cellulare. «Non vorrei mai rubarti tempo prezioso, evidentemente hai altre priorità.»

Alzo gli occhi al cielo. «Lo sai che troverò sempre tempo per te, Beth. Tu sei la mia unica priorità» ribatto, giocando con una ciocca dei suoi capelli. Questa volta mi degna di un'occhiata e nel suo sguardo noto un pizzico di dolcezza. I complimenti funzionano sempre con lei. «Quindi? Possiamo parlare?»

Sospira drammaticamente, come se stesse affrontando un conflitto interiore.
Beth è ormai un libro aperto per me e al momento sta decidendo se lasciarmi parlare o meno.
Vuole sentire cos'ho da dire e fare pace, ma allo stesso tempo mantenere l'orgoglio e non cedere alla tentazione. «Va bene» sbuffa alla fine, facendo una smorfia altezzosa. «Parla.»

«Tutti e due abbiamo fatto la nostra parte in questa storia ed entrambi abbiamo sbagliato. Io avrei dovuto avere più tatto, lo ammetto, ma sul momento non sapevo come prenderla ed è stata una cosa del tutto inaspettata» spiego, gesticolando nervosamente. «Ma tu, Annabeth, mi hai lasciato senza parole. Fino a quando me lo avresti tenuto nascosto? Avrei preferito parlarne senza litigare e non in mezzo ad una pista da ballo. Avresti dovuto parlarmene prima, Beth.»

«Hai ragione, avrei dovuto dirtelo in un altro momento, ma tutte queste frasi che continui a ripetermi, soprattutto quella in cui affermi che avrei dovuto dirtelo prima, mi fanno sentire uno schifo, Zacharias. Perché mi fanno capire che altrimenti non mi avresti sposata» ribatte, con voce tremante. «Quella frase fa sembrare tutti gli anni passati insieme una farsa, fanno sembrare la nostra relazione una bugia. Yamama e Milton mi hanno ripetuto un sacco di volte che hanno tentato di farti cambiare idea, ma che tu eri deciso al cento per cento di sposarmi. Eppure è bastato questo a far crollare le tue certezze.»

«Devi smetterla di rigirare le mie parole a tuo favore!» esclamo «Non ho mai detto di non amarti, non ho mai messo in dubbio la nostra relazione, ma mi biasimi per aver messo in dubbio la tua sincerità dopo una notizia del genere? Ogni coppia, prima o poi, pensa alla possibilità di avere un bambino. Tu, però, non mi hai dato alcuna scelta.»

Dietro ai miei occhi [Cartaceo disponibile] Where stories live. Discover now