52.

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«Ne posso un po'?» chiedo a Paulo, mentre lo osservo mescolare diligentemente il suo mate nel contenitore di metallo. Sembra pensarci un po' su, osservandomi.

«Tieni, ne faccio altro» dice infine, porgendomi il mate che stava preparando per sé stesso.

«Grazie» lo ringrazio timidamente mentre lui si alza dal tavolo della cucina per andare a prendere altre erbe. Picchietta l'indice sulla guancia sinistra, gonfiando le guance e aspettando che io gli dia un bacio.

Rido sonoramente, coprendo la bocca con le mani e poi mi sporgo verso di lui, poggiando le labbra sulla sua guancia liscia.
Sorride e va verso il mobile quasi scodinzolando, facendomi scoppiare a ridere di nuovo.

«Perché ridi?» indaga, cercando la confezione di erbe nel ripiano più in alto. Manca poco che debba mettersi sulle punte per raggiungerla.

«Niente, sei carino» ammetto, sentendo le guance andare a fuoco. Cerco di coprirmi il viso, evitando di fargli capire che questo tipo di cose mi sono nuove e non so esattamente come comportarmi.

«Anche tu sei carina, quando arrossisci» si piega sulle gambe, restando in punta di piedi, e mi osserva dal basso, puntando i suoi occhi nei miei.

Lentamente, avvicina le sue mani alle mie e, nel modo più delicato possibile, le sposta, lasciandole cadere sulle mie gambe. Si prende qualche secondo per accarezzarmi la pelle del viso e io, beandomi del suo tocco, chiudo gli occhi.

«Ma quando sei così» dice, per poi schiarirsi la voce e spostare i miei capelli di lato, accarezzando anche quelli «Quando sei così, mi togli il fiato» finisce la frase in un sussurro, pensando che io non possa sentirlo.

Schiudo gli occhi solo per vedere il suo viso sempre più vicino al mio e le sue pupille dilatate che mi scrutano, che osservano ogni centimetro della mia pelle.

«Smettila di guardarmi così, mi sento nuda» mormoro, quasi in imbarazzo. Si alza da terra, torreggiando su di me.

«Se fossi nuda non ti guarderei così» dice schiettamente, scrollando le spalle e ridendo, cosa che fa ridere anche me.

«Sei buffo quando ridi» mi faccio sfuggire, cingendogli il collo con le braccia e notando la differenza tra le sue, di braccia, muscolose anche dentro ad una felpa informe, e le mie, esili e molto più simili a stuzzicadenti.

«Ah sì?» alza un sopracciglio e, di scatto, afferra le mie cosce e mi alza senza sforzarsi minimamente, tenendomi stretta al suo petto mentre io stringo le gambe attorno al suo bacino.

Annuisco, ridendo come una bambina mentre mi riporta in camera, accarezzando le mie cosce durante il breve tragitto e inciampando sulla trave sporgente del corridoio, come sempre.

Mi posa sul letto, e non mi lascia nemmeno il tempo di tirare giù la felpa che mi aveva prestato ieri sera per dormire che è già sopra di me, tra le mie gambe, con il viso vicinissimo al mio. La sua mano destra è sulle mia vita, mentre la sinistra accarezza la gamba e il fianco.

Con le braccia ancora allacciate dietro al suo collo, lo tiro verso di me,baciandolo di mia iniziativa per la prima volta, e lui non sembra per nulla dispiaciuto, visto che sorride nel bacio, spingendosi contro di me e facendomi sentire più di quanto fossi pronta a sentire.

Senza che io possa dire nulla, si sfila la felpa, con il suo petto nudo contro il mio, ancora coperto. Probabilmente siamo così vicini che riesce addirittura a percepire il battito accelerato del mio cuore mentre penso velocemente a cosa devo fare.

Sfila anche la mia, di felpa, e cerco di ragionare su ciò che sta succedendo, sul fatto che io sia pronta o no per questo passo importante della mia vita.

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now