epílogo

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Fare una famiglia non era mai stato uno dei miei obbiettivi, ma quando tutto ciò a cui pensavo era il mio futuro, basato su studio e tanto impegno, l'idea di unirmi definitivamente con l'uomo che tanto mi aveva amato era diventata sempre più forte.

Avevo indossato un altro anello, con un significato diametralmente opposto a quello che avevo in precedenza, e ne avevo infilato uno anche a lui. Succedeva spesso che quando era soprappensiero se lo facesse girare al dito, oppure osservasse le nostre mani e sorridesse.

Quell'anno mi ero laureata, ci eravamo sposati e avevamo passato le poche settimane libere che avevamo durante l'estate a esplorare l'Europa, osservando ogni città con occhi diversi e catturando gli scorci più belli, resi ancora migliori dall'amore che entrambi trasudavamo.

Se formare una famiglia non era mai stato un pensiero fisso, restare incinta a una giovane età non mi era proprio passato per la mente. Non avrei mai pensato che qualcuno volesse amarmi a tal punto da fare un figlio con me, se poi pensavo alla persona che effettivamente voleva fare una famiglia con me, mi sembrava un'utopia.

A mano a mano che il tempo andava avanti, il suo aspetto esteriore sembrava migliorare sempre di più. Mi era sempre piaciuto, ma con il trascorrere degli anni si stava veramente superando.

Se molte cose erano cambiate da quando ci eravamo conosciuti, alcune erano sempre rimaste le stesse. I suoi occhi più scuri quando mi guardava, la sua estrema impulsività, la tenerezza di un bambino e la morbidezza delle sue mani quando mi toccava.

Tutto sommato eravamo una famiglia felice. Nulla ci mancava, avevamo tutto ciò che si potesse desiderare, sia dal punto di vista materiale che da quello sentimentale.

L'ambiente era sempre riscaldato, soprattutto grazie alla costante presenza di amici, parenti, e alla risata del nostro bambino.

I suoi tratti erano simili al padre, il viso asciutto ma tenero nei punti giusti, gli occhi luminosi, un sorriso costante sulle labbra e la vivacità che illuminava costantemente la sua carnagione olivastra.

L'appartamento era disordinato, con giocattoli sparsi dalla camera da letto alla cucina, passando per il corridoio e, indubbiamente, il bagno.

Non si dormiva molto, spesso i pianti del bambino ci svegliavano agli orari più strani, ma le occhiaie scure mostravano semplicemente quanto entrambi ci preoccupassimo della sua salute, quindi non me ne vergognai mai.

Le smagliature sul mio corpo si erano moltiplicate e a quelle si era aggiunta anche una discutibile forma fisica, entrambe causate dalla gravidanza, ma lui non mi aveva mai fatto mancare il solito affetto che mi rivolgeva da sempre.

Litigavamo di meno, ma spesso ci ritrovavamo in disaccordo su argomenti più o meno importanti.

Alla fine eravamo una famiglia semplice: la nostra quotidianità era fatta di odore di latte, pannolini da cambiare, baci rubati cercando di non farsi vedere da nessuno, lunghe passeggiate notturne con le mani intrecciate e il costante desiderio di aversi.

La luce della Luna, la sua pelle abbronzata, le mie gambe intrecciate intorno al suo bacino, le mie mani tra i suoi capelli corti e le sue labbra sulle mie. Il percorso dal soggiorno alla camera da letto è veloce e scorrevole, se non fosse per la trave sporgente in corridoio, su cui lui inciampa ogni volta.

lollissimo

mi avete chiesto di postare questo epilogo subito, e io l'ho fatto.

spero che vi piaccia e che abbiate capito chi sia il ragazzo.

vi chiedo di lasciate questa storia in biblioteca per i ringraziamenti (che pubblicherò a breve) e ho una mezza idea di fare un "missing moments" di ¡mala mía! per raccontare tutto quello che succede tra la litigata e questo epilogo

ditemi se ve l'aspettavate e se vi è piaciuta questa storia

ciaone🙏🏻💋

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now