2.

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«Uff» sbuffa Lautaro, mordendo il retro della sua penna per la decima volta in un'ora «Non ci capisco nulla» mi implora silenziosamente di aiutarlo, così gli rivolgo uno sguardo scocciato e mi sporgo verso il suo quaderno.

Da quando è cominciata l'ora di fisica, mi avrà chiesto almeno tre o quattro volte di aiutarlo, e ogni volta ho fatto finta di essere più infastidita della precedente, anche se mi fa piacere che chieda proprio a me di aiutarlo.

«Cosa succede?» leggo bene il testo del problema, poi i dati trascritti sul quaderno.

«Hai sbagliato a scrivere i dati, questo è 85, non 58» indico il dato sbagliato e lui si lascia cadere sullo schienale della sedia, sfinito.

«Non ce la farò mai» si lamenta, picchiettando con la penna sulla mia spalla mentre sto cercando una formula sul libro.

«Hai anche sbagliato questa formula, sono direttamente proporzionali, a differenza di quello che hai scritto tu» gli faccio notare, brandendo la mia matita come se fosse un'arma.

«Come fai?» mi chiede, sempre più stupito.

«Studio?» la faccio suonare così ovvia che sembra una domanda più che un'affermazione.

«Sì okay, ma come fai a capirci qualcosa? Per me sono solo lettere sparse per la pagina separate, a volte, da trattini» cerca di spiegarmi la sua versione distorta della fisica e rabbrividisco.

«È semplice, se ti ci impegni» sminuisco il tutto, cercando di rendere meno imponente la sua visione drammatica della cosa.

«Io cerco di impegnarmi, ma non ci riesco proprio!» si giustifica, utilizzando come argomentazioni i quattro esercizi su cinque che non è ancora riuscito a fare.

«Mercoledì avremo la verifica, ti conviene metterti sotto» lo avviso, chiudendo il mio quaderno subito dopo aver fatto l'ultimo calcolo.

«Mercoledì prossimo?» annuisco vigorosamente «Ma mercoledì tra cinque giorni?» continua, suonando sempre più ridicolo.

«Sì, quel mercoledì lì» confermo, senza una particolare reazione.

«Non ce la farò mai, mi picconerà così male che dovranno venirmi a cercare nell'oltretomba» si massaggia le tempie, stanco di ragionare.

«Non essere così drammatico» ridacchio, sistemando le penne nell'astuccio.

«Ho preso tre e mezzo nella verifica sulla teoria degli errori, in prima, non credo che ci sia qualcosa di più drammatico» mi fa notare, imitandomi.

«Non posso darti torto» sospiro, controllando l'orologio per vedere quanto manca alla fine di questa lunghissima giornata.

«Potresti aiutarmi» esclama lui, con in faccia l'espressione di chi ha appena scoperto qualcosa di rivoluzionario.

«Potrei» faccio dondolare le gambe dalla sedia, aspettando che risponda.

«Ti prego» mi supplica, mettendo su una faccia da cane bastonato tale che è impossibile dirmi di no.

«Vedrò cosa posso fare» sospiro, mentre suona la campanella.

«Grazie mille, veramente» mi sorride, si alza velocemente e se ne va, lasciandomi sola mentre anche tutti gli altri stanno uscendo dalla classe.

Mi serve qualche secondo per metabolizzare il fatto che ho passato tutta la giornata accanto a Lautaro Dybala, la mia crush secolare, e non ho urlato nemmeno una volta. Lea sarà fiera di me.

Mi alzo dalla sedia e la raggiungo in corridoio, dove la sua chioma folta richiama la mia attenzione.

«Lea!» esclamo, cercando di farla voltare verso di me.

¡Mala Mía!paulo dybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora