28.

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«Smettila» abbasso il libro, guardandolo dal basso verso l'altro per fargli capire il mio disappunto.

«Cosa c'è? Qualcuno doveva pure farlo!» alzo gli occhi al cielo, cercando di non guardarlo mentre spolvera la cornice della gigantografia di sé stesso che ha appeso al muro.

«È inquietante avere due Paulo Dybala davanti» affermo poi, posando definitivamente il libro e osservandolo mentre, con le sopracciglia corrugate come al solito, cerca di metterlo dritto.

«È uno dei sogni erotici più quotati al mondo, per quanto ne so io» mi corregge, allontanandosi dal muro e guardando la foto, per accertarsi che sia perfetta.

«Ah sì? Un te in versione pompiere e uno in versione infermiera nella stessa stanza sarebbe un sogno erotico?» accavallo le gambe, alzando un sopracciglio.

«Più tipo due me sudati dopo una partita, credo, anche se sarei piuttosto sexy anche vestito da infermiera» mi rivolge uno sguardo ammiccante e io alzo gli occhi al cielo.

«Non pensi di essere un tantino egocentrico ad appendere la gigantografia di una tua esultanza dopo un goal in salotto?» incrocio le braccia sotto il seno e resto a guardarlo mentre lui si siede accanto a me sul divano.

«Devi essere egocentrico se hai delle prestazioni e delle misure importanti come le mie» lo spingo lontano da me scherzosamente, mentre lui ridacchia.

«Che brutta immagine» scuoto la testa, cercando di pensare ad altro che non sia Paulo nudo accanto alla sua gigantografia.

«Sei la prima persona che mi definisce una "brutta immagine"» mi fa l'occhiolino e io gli rivolgo una faccia schifata, tornando al mio libro.

«Cosa leggi?» mi domanda, appoggiando il mento sulla mia spalla e leggendo qualche riga, speranzoso di capire di che libro si tratti.

«"Guida galattica per gli autostoppisti" di Douglas Adams*» lo informo, mostrandogli fieramente la copertina.

«E lo leggi in inglese?» alza un sopracciglio, perplesso da una lingua che ancora non conosce bene. Annuisco semplicemente.

«E di cosa parla? C'entra con la fisica e le materie che ti piace studiare?» appoggio il libro sulle mie gambe, tenendo il segno con l'indice.

«In realtà è una presa in giro a una trilogia di cui adesso non mi viene in mente il nome, è tutto giocato sul sarcasmo e il cinismo dell'autore. Dovresti leggerlo, se vuoi quando ho finito te lo presto» gli sventolo il libro davanti agli occhi, che per tutto il tempo in cui ho parlato sono rimasti fissi sulle mie labbra.

«Certo, ma solo se ti posso ingaggiare come traduttore simultaneo» rido sonoramente alla sua affermazione e lui mi accarezza il fianco.

«Non serve, ho letto così tante volte questo libro che lo so quasi a memoria» chiudo gli occhi, beandomi delle sue carezze, e mi appoggio al suo petto, sentendo il cuore un po' più leggero.

«Ti piace proprio tanto» sento il suo petto vibrare e sorrido, pensando a quanto sia adorabile mentre ride.

«Me l'hanno regalato quando avevo dodici anni, è stato il mio fedele compagno per tantissimo tempo. Il resto dei libri che cercando di giudicare, rispettosamente, un'altra opera sono solo delle imitazioni venute male. Mi piace il modo in cui scrive, è sarcastico al punto giusto, senza mai cadere nel banale o nella vile polemica» scrollo le spalle, chiudendo gli occhi.

Paulo accarezza la mia vita, poi mi porta sopra di lui e si distende sul divano, continuando a darmi quelle attenzioni che non credevo avrei mai ricevuto, soprattutto da lui.

«Sai che quando parli di libri ti scaldi?» chiede, ridacchiando per il fatto che io abbia alzato la testa di scatto.

«Scherzi?» posa una mano sulla mia guancia, guardandomi teneramente.

«No, non scherzo, anzi sembri un po' me quando mi chiedono di parlare del calcio» si guarda intorno, pensieroso su una possibile correzione a ciò che ha appena detto «O il mate... Sì, forse è più probabile che tu sembri me quando mi chiedono del mate» scoppio a ridere, appoggiandomi nuovamente sul suo petto.

«Sei proprio strano per essere un calciatore» sospiro, ripensando a come ci siamo conosciuti e tutto ciò che è successo fino ad adesso.

«Cosa vuol dire?» mi accarezza i fianchi e sospira, muovendo un po' dei miei capelli e facendoli cadere sul suo viso.

«Non pensi che tutto ciò che è successo sia stato un po', come dire, peculiare?» porto una mano al suo viso, accarezzandogli la guancia.

«Un poco, ma niente di cui bisognerebbe vergognarsi, io mi trovo bene e spero che sia lo stesso per te» lo guardo, senza aggiungere nulla, consapevole del fatto che debba ancora aggiungere qualcosa «Quello su cui abbiamo litigato l'altro giorno, il fatto che tanti pensino che andiamo a letto insieme, per me è importante perché sai anche tu tutto quello che dicono su di me, ma non c'è nulla di brutto da dire su di te, lo so io meglio di tutti» mi lascia un bacio sulla fronte.

Alzo il viso, appoggiando il mento sul suo petto e guardandolo nella sua interezza. Ha il viso di un bambino, ma gli zigomi spigolosi di un uomo. La pelle abbronzata fa da contrasto con gli occhi chiari, che tanto gli danno l'impressione di essere un angioletto.

«Perché mi guardi così?» ridacchia, abbassando la testa e facendo comparire un paio di menti in più rispetto a quello che sono abituata a vedere di solito.

«Scusami, mi ero incantata» evito di ammettere quanto sia bello, anche di prima mattina.

«Anche tu sei particolarmente bella oggi, se è quello che intendi» mi rivolge uno sguardo ammiccante e io alzo gli occhi al cielo, alzandomi dal suo corpo per andare a farmi una tazza di caffè, che stamattina non ho ancora bevuto.

«Dove vai? Stavo bene così?» mi giro verso di lui, rivolgendogli un'occhiatina furba, una di quelle che lui non si era mai risparmiato con me.

«Sopporta in silenzio, Dybala» abbandono il mio libro sull'isola della cucina e cerco una moka tra i ripiani della sua cucina.

«Mi manchi già» esclama, frignando e facendomi ridere mentre prendo una tazza e metto la moka sul fuoco.

«Dovresti abituarti, visto che tra pochi giorni tornerò a casa» mi siedo a uno degli sgabelli e lo guardo mentre è sul divano, con una gamba piegata e una distesa e una mano sul viso, la maglietta alzata lascia intravedere un po' del suo addome scolpito.

«Non andare» allunga fastidiosamente l'ultima vocale, sistemandosi la maglia.

«Vado a farmi una doccia» affermo, cambiando immediatamente argomento. Non vorrei andarmene nemmeno io, ma le due settimane di vacanza in Argentina stanno per finire e non posso scappare da Laguna Larga per sempre.

«No, vado prima io» si alza velocemente dal divano, stampandomi un bacio sulla guancia per poi dirigersi velocemente in bagno «Una doccia gelata» aggiunge dopo, sussurrando, cosicché io non lo sentissi.

lollissimo

oggi sono a casa da scuola perché, secondo i miei genitori, non sto bene, quando in realtà ho solo verifica di matematica

comunque siete delle stalker perché avete scoperto che squadre tifo. sono spaventata.

ciaone🤩🤩

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now