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«Ehi Fe» non faccio in tempo a rispondere al telefono che la voce di Lautaro già si fa sentire, gioiosa come al solito.

«Ehi, Lautaro, hai bisogno di qualcosa?» chiedo, cercando di tenere in equilibrio il telefono tra il collo e la spalla mentre ripiego i vestiti.

«Era così ovvio?» sbuffa. Guardo fuori dalla finestra del soggiorno e lo vedo, seduto sul suo divano, mentre si tortura i capelli con una mano.

«Sì, mi chiami solo se ti serve un aiuto in fisica!» esclamo, fingendomi arrabbiata. Impilo tutti i vestiti e mi siedo sul divano, in attesa di una replica da parte sua.

«Non è vero!» si lamenta, frignando quasi come un bambino e facendomi ridere «Infatti adesso ti ho chiamato per un altro motivo» posso quasi vederlo, a rivolgermi lo sguardo di chi ha ragione in qualsiasi occasione.

«Che sarebbe?» chiedo, divertita della conversazione peculiare che stiamo avendo, mentre aspetto una risposta.

«Ti va di venire a cena qui dopo?» mormora, talmente a bassa voce che sembra che sia intimidito a chiedermi una cosa del genere.
Sto un attimo in silenzio, stupita da un invito del genere.

«Voglio dire, poi vado via per una settimana a seguire Paulo in giro per l'Argentina e ho pensato che passare un po' di tempo con te prima di andare via sarebbe stato bello, ma magari è una cosa stupida» resto senza parole, un po' lusingata dal nervosismo che quella frenesia nel pronunciare quelle parole trasuda.

«Stai pensando ad un modo carino per dirmi di no?» scuoto la testa, guardando di nuovo fuori dalla finestra e trovandolo ad osservarmi. Gli sorrido.

«Verrò a cena da te, ma sappi che lo faccio solo per le empanadas di Mariano, sono una cosa spaziale» imito l'esplosione di una bomba con le mani e Lautaro ridacchia, facendomi sentire un po' più leggera.

«Adesso glielo dico» ci guardiamo negli occhi, senza sapere cosa aggiungere.

«Bene, per che ora vengo?» chiedo, cercando di scrollare via l'imbarazzo causato da quei momenti di silenzio.

«Le otto? Non lo so, probabilmente quando verrai starò ancora facendo la valigia e cercando disperatamente qualcosa per casa, finiremo per ordinare una pizza» sorrido, pensando al disastro che combinerà nella sua camera stasera, preso dalla frenesia di fare le valigie.

💙💙💙

«Ti ci vedo» esclamo, cercando di trattenere le risate mentre gli mostro un top scuro con dei brillantini che ho trovato nel suo armadio.

«Molto simpatica» fa finta di ridere, prendendolo dalle mie mani «Ma questo è di Dolores e si incazza se scopre che qualcuno che non sia lei ha toccato i suoi vestiti, quindi ringraziami che ti ho salvato dal tornado Dolo» indica la sua guancia, cercando di farsi dare un bacio, ma io lo spingo scherzosamente e mi siedo sul suo letto, esaminando i vestiti che ci ha posato sopra.

«Ci sono quindici gradi, pensi veramente di avere bisogno dei pantaloni corti?» alzo un sopracciglio, indicando le tre paia di pantaloncini che sono impilate sul cuscino.

«Quei pantaloni fanno sempre comodo, alla fine li uso spesso anche se fa freddo. E poi siamo in primavera, e in primavera qui non fa mai freddo» mi fa notare, facendomi riconsiderare quei pantaloncini.

«Okay, te lo concedo, adesso spiegami la maglietta della Juventus» indico la maglietta spiegazzata sulle lenzuola.

«Stesso discorso dei pantaloncini» alza entrambe le sopracciglia, facendomi capire quanto per lui sia ovvio.

«Okay, ma porti una maglietta della Juventus e non una della nazionale?» ci guardiamo, lui serra le labbra, in cerca di una risposta, poi sbuffa e comincia a frugare nel suo armadio.

«Vabbè ma scusa è uguale, cambia solo l'azzurrino chiaro e il numero» cerco di limitare la risata che mi ha fatto nascere, ma mi risulta molto difficile.

Si gira verso di me, ancora piegato a cercare la maglietta, e scoppio a ridere sonoramente, senza riuscire a pormi un freno.

«Tra te e tuo zio non ne fate uno intelligente» esclamo. Lui si siede per terra, prendendosi la testa fra le mani, in un atto di estrema disperazione.

«Oppure potrei non andare, così non c'è nessuna valigia da fare o maglietta dell'Argentina da cercare» scuoto la testa, alzandomi dal letto e cercando la maglietta al posto suo.

«Eccola» la prendo e la piego, ringraziando Dio per il fatto che è quasi impossibile spiegazzare questo tessuto sintetico.

«Come hai fatto?» mi siedo accanto a lui, sorridendo innocentemente.

«Sei tu che vivi in questo casino e non trovi nulla, come fai a trovare le cose che ti servono di solito?» indico il suo armadio con i vestiti estivi e invernali mescolati tra di loro a formare una massa informe e troppo colorata per i miei occhi.

«Di solito prendo la prima cosa che mi capita sotto mano, non mi faccio così tanti problemi, e poi nessuno si è mai offeso se non avevo la maglietta dell'Argentina con me alle partite della Nazionale» mi guarda male, facendomi ridere.

«Tanto lo sai anche tu che ho ragione io» incrocio le gambe, rigirandomi l'orlo dei leggings tra le dita, abbassando lo sguardo.

«Non provo nemmeno a contraddirti, sarebbe tempo perso» si alza da terra, porgendomi la mano, e io la afferro, affiancandolo accanto al letto.

«Credo che sia tutto pronto, pensi che ci sia altro da aggiungere?» chiedo, esaminando attentamente ogni cosa ordinatamente ripiegata sul suo letto e cercando di capire se manchi qualcosa.

«No, è tutto perfetto» vedo il suo cellulare illuminarsi sul comodino e leggo immediatamente il nome della persona che lo sta chiamando.

«Il cellulare» mormoro, incrociando le braccia e guardando per terra, cercando di farmi invisibile mentre lui risponde al telefono.

«Ehi Paulo» esclama, con il solito entusiasmo. Io rilascio un sospiro e lui non fa a meno di notarlo.

«Sì, sto facendo le valigie, è tutto pronto, sono qui con Fe» sbarro gli occhi, facendogli segno di non dire nulla di più.

«No, non può parlare con te, è un attimo in bagno» si gratta il retro della nuca, e penso che pure suo zio possa sentire il rumore che provoca arrampicandosi sugli specchi.

«Non ti conviene aspettarla, si sta facendo la doccia» mi sbatto il palmo della mano sulla fronte, chiudendo gli occhi.

«È qui a fare la doccia perché a casa sua l'acqua calda non funzionava, non farti idee strane. Quindi domani pomeriggio?» ci guardiamo per un attimo, poi lui si gira dall'altra parte.

lollissimo

niente da dire, Lautaro è stupido e mi sta simpatico proprio per quello

ciaone💖💖

¡Mala Mía!paulo dybalaحيث تعيش القصص. اكتشف الآن