54.

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Il mio cellulare trilla per la terza volta di seguito, distraendomi definitivamente dal libro di storia che ho aperto sulle mie gambe. Sbuffo, prendendo il telefono in mano e controllando i messaggi.

Esta noche allí es la cena de la empresa, no quiero ir ahí si no está allí

Quién sabe usted sería, vestido con elegante

tendría que adoran a todos ustedes

Sbuffo, leggendo i messaggi di Paulo. Anche io sarei voluta essere lì, piuttosto che qui, al caldo, e con ancora tutti gli orali da fare.

Si yo podría, yo ya sea en Turín

Digito velocemente, senza aspettare nemmeno un secondo prima di rispondergli. Lui fa lo stesso.

No puedo esperar a 20

Sorrido come un'idiota, chiudendo il libro e abbandonandomi sulla testiera del letto.

Yo también

Que te diviertas, pero no estas en posición de darse a alguien más

Sento dei rumori fuori dalla porta, così la apro e trovo Arturo sul pianerottolo, con Lea che gli sta mettendo le lucine tutte intorno, addobbandolo come un albero di Natale.

«Cosa sta succedendo qui?» chiedo, cercando di trattenere una risata, che in realtà mi risulta spontanea visto quanto è ridicolo mio fratello in questo momento.

«Arturo ha detto che gli alberi di Natale bianchi sono bellissimi, così gli ho messo addosso tutte le decorazioni per fargli capire quanto facciano schifo» la mia migliore amica allude alla sua carnagione quasi bianca, chiaro segno che passa anche tutte le estati in casa a studiare invece che uscire e prendere un po' di sole.

«Ma te le inventi la notte?» esclama il diretto interessato, decisamente infastidito dalla sua posizione attuale, cercando di muovere le mani che sono praticamente attaccate ai fianchi.

Il mio cellulare suona di nuovo e, prima che io possa precipitarmi a vedere che cosa mi abbia risposto Paulo, Lea fa uno scatto felino, gettandosi sul mio letto e prendendo il cellulare tra le mani.

«No quiero a nadie que no seas tú» legge ad alta voce, rivolgendomi uno sguardo ammiccante mentre sento Arturo dietro di me sbuffare.

«Uh e non è finita qui» esclama, eccitata come non mai.

«Non sarebbe nemmeno dovuta cominciare» sbuffa mio fratello, con un broncio dipinto sul viso e un cappellino di Natale in testa.

«Eres la única que quiero, quiero que nunca lo olvides. Ha habido algunas otras antes de ti, lo sabes, pero nadie se las ha arreglado para entrar en mi de una manera tan pura como lo hiciste tú» il volume della sua voce si alza così tanto da farmi chiudere gli occhi, infastidita.

«Com'è carino! Magari avessi io un manzo del genere che mi dice queste cose» sembra che i suoi occhi siano a forma di cuore, e questa specie di adorazione che ha nei confronti di Paulo un po' mi infastidisce.

«Sono fortunata» scrollo le spalle, sedendomi sul letto e sorridendo, pensando al suo cuore che velocizzava i battiti ogni qualvolta io fossi vicino a lui.

«Quand'è che vai a Torino, quindi?» chiede Arturo, cercando di togliersi la barba finta da Babbo Natale dal viso.

«Vai a Torino?» l'espressione di Lea si trasforma dal ritratto di una contentezza immensa a quello di un dolore atroce «Non mi hai detto nulla» sospira, abbassando lo sguardo.

«Te lo avrei detto stasera a cena, al massimo domani» mi faccio piccola piccola, capendo immediatamente lo sbaglio che ho commesso a non dirle nulla.

Lea è stata la prima a starmi vicino, qui a Laguna Larga, e l'unica che ha sempre cercato di capirmi e di starmi accanto, e so quanto non dirle una cosa del genere possa pesare sulla sua fiducia.

«Paulo mi ha mandato i biglietti pochi giorni fa, volevo dirtelo subito però mi è passato di mente, e poi ci sono stati gli scritti ed eravamo entrambe così concentrate sugli esami che me lo sono quasi dimenticata» cerco di giustificarmi.

«Potevi dirmelo subito, senza nemmeno aspettare» sospira, guardandomi per un attimo negli occhi e poi spostando lo sguardo sulla finestra «È che pensi solo a Paulo, solo e costantemente a lui, sembra quasi tu ti sia dimenticata che ci siamo noi, a Laguna Larga, che passiamo del tempo con te ogni giorno, non lui, che è a Torino a fare la bella vita» lancia uno sguardo di fuoco a mio fratello, che è ancora sul pianerottolo, e lui si affretta a scendere faticosamente le scale, con ancora tutte le decorazioni addosso, per lasciarci un po' di privacy.

«Non è affatto così, e lo sai» esclamo, ribattendo come posso. Ho sbagliato a non dirle niente, ma lei adesso sta esagerando.

«Anzi, gli ho anche chiesto di mandarmi due biglietti, di cui uno a tuo nome, così saresti potuta venire con me» mi alzo dal letto, prendendo la busta con i biglietti dalla scrivania e presentandogliela davanti.

«Tu stai delirando! Cosa ti fa pensare che io voglia lasciare Laguna Larga per venire a fare la terza incomoda a Torino?» si alza dal letto, posizionandosi davanti a me, con le mani serrate in dei pugni e le braccia lungo il corpo.

«Volevo che stessi con me, mostrarti un po' Torino» replico, prendendo i biglietti dal letto e rimettendola sulla scrivania.

«Riguarda sempre tutto te! Dici che non è vero che pensi unicamente a Paulo, però da quando ti rivolge delle attenzioni non mi hai mai chiesto come va, e sono sempre io quella che ti deve correre dietro, adattarsi ai tuoi ritmi e stare zitta mentre tu vivi la tua luna di miele con uno dei giocatori più famosi al mondo» adesso Lea sta urlando, e le sue nocche sembrano bianche da quanto sta stringendo le mani.

«Così ti fai male» prendo la sua mano destra tra le mie e cerco di allontanare le dita dal palmo, per evitare che si faccia male con le unghie nella pelle.

«Lasciami, divertiti a Torino» si allontana da me con uno strattone, e va verso la porta, per poi aprirla e chiuderla velocemente alle proprie spalle.

«Ah, e per la cronaca» scende le scale velocemente, poi si gira verso di me che mi sono precipitata sul pianerottolo appena l'ho sentita urlare.

«Mi faccio tuo fratello, da mesi ormai» sputa, per poi uscire dalla porta d'ingresso. Sgrano gli occhi, restando completamente sconvolta dalla rivelazione che ho appena sentito.

Tutti quegli sguardi complici, le battutine, i viaggi in macchina sempre insieme e il fastidio che provavano entrambi quando c'ero io di mezzo, adesso si spiegano benissimo.

Guardo Arturo, che mi sta osservando ormai da quando la mia migliore amica se n'è andata, cercando di captare qualche reazione. Ci guardiamo per un attimo, poi lui assume uno sguardo spaventato.

«Io ti uccido»

lollissimo

niente da dire, sono stanchissima e a mezzanotte esce la pagella

commentate QUI se anche voi vorreste Paulo che vi scrive cose del genere

commentate QUI se pensate che questa storia stia diventando super ridicola(io lo penso, la battuta dell'albero bianco è un esempio)

ciaone, e se non ci sentiamo prima di Natale, buone feste💖🎄

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now