37.

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«Buongiorno niña» il sorriso di Paulo riscalda il mio viso, facendomi sorridere.

«Sono le otto di sera» gli faccio notare, sbadigliando e sistemandomi meglio sulla testiera del letto.

«Sì, ma tu sembri sconvolta come se fossero le quattro di mattina» mi osserva, lo sguardo preoccupato mischiato alla sua solita ilarità.

«Non hai dormito bene stanotte?» annuisco, senza nemmeno cercare di mentire. Lo saprebbe in ogni caso.

«Ho dormito poco, stamattina avevamo verifica di storia» sbadiglio di nuovo, sbattendo le palpebre per cercare di svegliarmi almeno un po' e non addormentarmi mentre sono in videochiamata.

«Dormo poco da quando tu sei tornata in Argentina» mormora, senza sentirsi minimamente in imbarazzo a pronunciare quella frase.

«Perché non ci sono più io che ti faccio andare a dormire presto?» alzo un sopracciglio, prendendolo in giro.

«No, perché saperti con me mi calmava, ma non chiedermi il motivo perché non lo so» gli sorrido teneramente, grata anche oggi per la dose di dolcezza che mi riserva ormai quasi giornalmente.

«Saresti stato un po' meno sereno se ti avessi detto che più volte ho pensato di ucciderti nel sonno?» assume un'espressione contratta, facendomi ridere.

«Non l'avresti mai fatto, ti addormentavi prima di me e ti svegliavi quando io avevo già finito di fare la colazione, in più dormi come un ghiro» mi fa l'occhiolino, per poi ridere.

Vedo qualcosa muoversi nello sfondo e poi compare il viso di Nahuel, sorridente come al solito, che muove velocemente la mano per salutarmi.

«Comunque sono preoccupato, non sei esattamente il viso della salute» mi tocco il volto, pensando stupidamente di poter capire cos'abbia anche solo attraverso la mano.

«Perché? Cos'ho?» corrugo le sopracciglia, stranita.

«Sembri pallida, e se lo dico di te, che hai anche una carnagione poco più scura della mia, vuol dire che lo sei veramente» prendo lo specchio sulla scrivania, notando che effettivamente sono molto pallida.

«Smettila di preoccuparti, sto benissimo» gli sorrido, cercando di rassicurarlo.

«Sarà» mi rivolge uno sguardo inquisitore, a cui io rispondo con un sorriso spontaneo «Cosa hai fatto oggi?» mi sistemo la maglia del pigiama, incrociando le gambe.

«Sono andata a scuola, emozionante vero?» ridacchia, giochicchiando con una pallina di gomma.

«Molto, e cosa avete fatto?» la pallina gli cade e lui si abbassa per prenderla, facendomi avere una perfetta visuale su Nahuel che sta facendo boccacce.

Scoppio a ridere sonoramente, senza riuscire a trattenermi mentre il ragazzo imita Paulo, rendendomi difficile smettere.

«Perché ridi?» mi guarda con un sopracciglio inarcato, per poi girarsi verso l'amico che si ferma esattamente com'è, rendendo la scena ancora più comica.

«Nahuel! Ma non riesci proprio a farti un pacco di cazzi tuoi?» esclama, facendogli cenno di andare via.

«È che siete così carini!» si lamenta lui, prima di arrendersi e dirigersi definitivamente lontano da Paulo.

«Mi esaspera, non so come abbia fatto a diventare mio amico» sospira lui, sedendosi composto sul divano e nuovamente concentrando tutta la sua attenzione su di me.

«Allora, dov'eravamo rimasti?» chiede, corrugando le sopracciglia mentre cerca di ricordare.

«Mi hai chiesto cosa ho fatto oggi a scuola» gli sorrido, colpita dalla tenerezza che si manifesta sul suo viso.

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now