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«Ciao» l'immagine sullo schermo sussulta un attimo, si blocca e poi ricomincia a muoversi normalmente, mostrandomi il suo viso pulito.

«Ehi niña, come va?» sorride sinceramente, mettendo in mostra le sue labbra fine. È impossibile quantificare quanto mi manchi.

«Tutto bene, tu?» rispondo, cercando di non fargli capire che mi sono incantata a guardare la sua immagine sfocata.

«Miralem mi ha rotto il cellulare» sbuffa, alzando gli occhi al cielo.

«Miralem?» chiedo io, ridacchiando della sua faccia infastidita e preparandomi a una delle solite storie assurde di spogliatoio.

«Pjanic... In giro c'è la voce che sia molto intelligente e cose del genere, e sarei d'accordo se solo a volte non facesse delle uscite talmente stupide che nemmeno io farei!» mi spiega, allargando le braccia e calcando l'ultima parte della frase con un'enfasi melodrammatica.

«Credo di averle già viste tutte con Lautaro, però raccontami dai, potresti stupirmi» appoggio la testa sulla mano e il gomito sulla scrivania, guardando direttamente nei suoi occhi tremolanti.

«Praticamente il mio cellulare era appoggiato in spogliatoio, lui l'ha preso per vedere che ore fossero e, visto che ha le mani di burro, gli è scivolato dalle mani e si è rotto lo schermo proprio dove c'è la fotocamera» sbuffa, e stringe le proprie mani, intrecciando le dita.

«Ecco perché ti vedo più sfocato del solito» annuisce semplicemente, guardando per un attimo fuori dalla finestra del suo appartamento.

«Tu invece, cosa hai combinato in questi giorni? Non ci sentiamo tanto ultimamente» finisce la frase con tono malinconico e io non posso che dargli ragione.

«Non ci sentiamo tanto perché non rispondi alle mie chiamate» gli faccio notare, cercando di limitare il tono polemico che però alla fine viene fuori in ogni caso.

«Solo perché mi chiami a orari improponibili, oppure mentre sono ad allenamento» allarga le mani, mostrandomi i palmi, facendomi capire che questa volta è innocente.

«Touché» mormoro, incapace di ribattere in alcun modo. In effetti, è come aveva detto Lea. Non avrei mai dovuto dubitare di lui.

«Sono andata a Cordoba con Arturo ieri per prendere i moduli per l'iscrizione all'università» sorrido radiosamente proprio mentre il suo volto si fa grigio, segno che questo argomento lo turba.

«Ah» dice semplicemente «Quindi hai deciso di studiare a Cordoba anche se non c'è il corso che ti interessa?» inarca elegantemente un sopracciglio e io apro la bocca, senza farne uscire alcun suono.

«Non ne sono ancora sicura» ammetto, più a me stessa che a lui.

«Stai dicendo che stai anche solo considerando l'idea di venire a Torino?» il suo viso ricomincia a risplendere e il suo tono di voce è vivace.

«Paulo, non lo so...» sospiro, riordinando le idee e cercando di fare chiarezza nella mia testa.

«Cosa ti fa pensare che non sia la scelta giusta per il tuo futuro e per noi due?» mi chiede, premuroso come al solito.

Chiudo gli occhi e mi massaggio le tempie, cercando il modo giusto per chiedergli ciò che mi sta frullando per la testa ormai da un po' di tempo.

«Cosa c'è di diverso tra me e Antonella?» dico poi, lasciando la frase proprio come il mio cervello l'aveva formulata, senza cercare di addolcirla almeno un po'.

«Come dici?» alza un po' la voce e si avvicina al cellulare per sentire meglio, anche se sa benissimo di aver capito ciò che ho appena detto.

«Cosa c'è di diverso tra me e Antonella?» questa volta mi preoccupo di scandire bene ogni parola, ogni sillaba, quasi sibilando le lettere fuori dai denti.

«Sono confuso, cosa c'entra Antonella adesso?» aggrotta le sopracciglia e stringe le labbra, facendole diventare ancora più sottili di quanto lo fossero prima.

«Lei è venuta in Italia da te quasi subito, ha abbandonato l'Argentina per te e tutto quello che hai fatto tu è stato tradire la sua fiducia» cerco di spiegargli, anche se so che il fatto è che semplicemente non vuole capire «Adesso tu mi chiedi di venire a studiare in Italia, di lasciare tutti i miei amici e le persone a cui voglio bene a Laguna Larga per trasferirmi a Torino. Quindi io voglio sapere: cosa c'è di diverso tra me e Antonella? Cosa mi dice che tu non tradirai anche la mia di fiducia, solo perché sai che se mi sono trasferita dall'altra parte del mondo per te allora starò con te nonostante tutto ciò che può accadere?» finisco di parlare, ed è come se un enorme macigno si fosse sollevato dal mio cuore, per poi gettarsi sul mio stomaco quando lo vedo boccheggiare senza sapere rispondere e quindi darmi una ragione valida.

«Jazmín, non ci ho nemmeno mai pensato a paragonare te con lei, siete due persone completamente diverse» mormora poi, guardandomi negli occhi.

«Però tu sei lo stesso» gli faccio notare, con una freddezza che non sarei mai riuscita ad attribuirmi.

«No, non è vero» sospira e si guarda in giro prima di continuare «Sono cresciuto» annuisce, come a dare maggiore enfasi alla cosa.

«Paulo, è passato così poco tempo da quello che è successo» non so neanche più come ribattere: tutto ciò che ho detto mi è sembrato abbastanza come argomentazione, ma lui si ostina ad andare avanti.

«Non ti farei mai una cosa del genere, ti puoi fidare di me» dice, il tono disperato a fare da cornice a una supplica del genere.

«E cosa puoi fare per provarmelo?» sospiro, in un tentativo disperato di farmi dire esattamente ciò che voglio io.

«Venire qui. Non c'è niente che mi possa portare via da te, e voglio provartelo da qui a finché vorrai» prendo un grande respiro quando comincia a parlare e lo rilascio solo dopo un lungo periodo di silenzio, quando so finalmente cosa rispondere.

«Verrò» sospiro, guardandolo fare un balletto imbarazzante davanti allo schermo del telefono per esprimere tutta la sua felicità.

«Ti prenoto il biglietto aereo?» mi chiede, un grande sorriso dipinto sul viso pulito e abbronzato.

«No, ce la faccio da sola» scuoto la testa, sorridendo un pochettino anche io, prova che il suo sorriso è contagioso.

«Ti aspetto al più presto, allora» annuisco semplicemente, guardando in basso.

Dovrò salutare tutti i miei amici e stare lontana dai posti che amo di più per stare con lui.

«Ti amo» sussurra, attirando la mia attenzione che era già focalizzata sulle poche volte in cui potrò rivedere Lea o Dolores.

«Anche io» rispondo semplicemente, prima di salutarlo e chiudere la videochiamata.

lollissimo

ho fatto il conto, mancano cinque capitoli alla fine

e pensare che quando ho cominciato a scrivere ¡mala mía! credevo che non sarei mai arrivata alla fine e mi sarei stufata prima

mi stupisco ogni giorno di più

scrivete qui la vostra scena/battuta/situazione preferita di questa storia, sono veramente curiosa!!

ciaone🤹🏻‍♀️🤹🏻‍♀️

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now