14.

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«Dovresti parlare con Paulo» mi consiglia Lea, seduta sulla sedia della mia scrivania e giocando con la solita pallina.

«Tu dici?» chiedo, sbuffando, mentre sono stesa sul letto. È domenica e sono passati due giorni dalla festa, e non ho avuto il coraggio di scrivere né a Paulo né a Lautaro.

Mentre il primo mi aveva sommerso di chiamate e messaggi, cercando di chiarire, il secondo mi aveva scritto sabato mattina se potessi aiutarlo in scienze naturali, perché martedì abbiamo la verifica.

«Dovresti sentire la sua versione, capire perché l'ha fatto» mi spiega lei, dondolandosi sulla sedia.

«Il problema è che non voglio sentirla, la sua versione» mi metto seduta, guardandola negli occhi, come faccio sempre quando parliamo di qualcosa di importante.

«Perché?» aggrotta le sopracciglia, fermando la pallina tra le sue mani e dandomi tutta la sua attenzione.

«Ciò che ha fatto è sbagliato, sia nei confronti di Lautaro che in quelli di Perpetua» lei alza un sopracciglio «L'ha illusa per farla allontanare da suo nipote e far avvicinare me! Non puoi dire che è giusto» stendo le gambe davanti a me.

«Non sto dicendo questo» sospira, cercando le parole giuste per spiegarmi il suo punto di vista «Ha sbagliato, ed è giusto che lo riconosca e che tu glielo faccia pesare, ma dovresti sentire cos'ha da dirti, ti scrive ogni cinque minuti!» lancia il mio telefono e mi mostra tutti i messaggi che non ho letto.

«Scrivigli o gli scriverò io» sorride, sfidandomi e io sbuffo, aprendo la sua chat.

«Cosa dovrei scrivergli, allora?» ci pensa un po', sedendosi per terra davanti a me.

«Scrivigli che vuoi capire cosa gli abbia fatto venire in mente un'idea così stupida come quella di provarci con Perpetua» mi consiglia, prendendomi poi il telefono dalle mani e scrivendoglielo senza nemmeno lasciarmi il tempo di ribattere.

«Uh, sta rispondendo, è veloce il ragazzo» mormora tra sé e sé. È assolutamente molto più nervosa di me, e ciò mi spaventa.

«Ha detto che se vuoi puoi andare a casa sua, che ti aspetta» alza un sopracciglio in modo malizioso e mi lancia il telefono, spingendomi fuori dalla stanza a forza.

«Vai!» esclama, spronandomi ad avviarmi verso casa del ragazzo.

«Ma io non voglio andarci» mi lamento, facendo pendere la testa da un lato.

«Io e Paulo invece sì, siamo due contro uno, quindi vai» mi accompagna giù dalle scale e mi spinge fuori dalla porta, sorridendomi prima di sbattermela in faccia, chiudendomi fuori.

Mi guardo intorno, cercando di capire cosa fare. Non so dove sia casa di Paulo e non so quanta strada io debba fare, non ho voglia di andare da lui, non saprei cosa dirgli e sono sicura che il tutto sarebbe anche molto imbarazzante.

«Fe, tutto bene?» focalizzo lo sguardo su Mariano che sta uscendo di casa, dirigendosi verso la sua macchina.

«Sì, grazie, tu invece?» sorrido cordialmente, spostando il peso da una gamba all'altra, evidentemente in imbarazzo. Chissà se Lautaro gli ha raccontato cosa è successo sabato.

«Non male, dai» apre la portiera della macchina e mi osserva «Hai bisogno di un passaggio da qualche parte? Io dovrei andare a fare qualche commissione, non è un problema portarti» valuto i pro e i contro velocemente e annuisco, avvicinandomi alla casa davanti alla mia.

«Riusciresti a portarmi a casa di Paulo, per favore?» chiedo, sempre più imbarazzata e pentendomi immediatamente della decisione presa. Cosa andrà a pensare adesso? Alza un sopracciglio, stupito, ma non commenta in alcun modo.

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now