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«Quando esattamente hai pensato che organizzare una cena di Natale con me, tua madre, Nahuel e la sua ragazza e due tuoi amici fosse una buona idea? Lo sai che prima di dire le cose bisogna contare almeno fino a dieci, per riuscire a capire se sono cazzate ed è meglio stare zitti o no?» e così era cominciata la mia Vigilia di Natale, tra pacchetti e pacchettini sotto l'albero e cappelli di Babbo Natale sparsi per la casa.

Paulo, dal canto suo, era più eccitato del solito. Sembrava quasi un bambino mentre correva per la casa, sprizzando energia da tutti i pori, mentre organizzava le ultime cose.

«Stai tranquilla che ho già preparato tutto, e mamma adora il Natale, sicuramente non cercherà di rovinarlo a tutti per un capriccio» mi aveva rassicurato, stamattina alle dieci, quando avevo sbottato contro di lui.

Inutile dire che la intraprendente Alicia aveva stupito il figlio ancora una volta, inasprendosi come un limone e trovando insulti nuovi e sempre più fantasiosi da rivolgermi tra la preparazione di una portata e l'altra.

«Okay, Rodrigo mi ha scritto che stanno per arrivare, metti queste» Paulo, con in una mano il cellulare e nell'altra un cerchietto con le corna da renna, mi guarda sorridendo da un orecchio all'altro.

«Io le corna da renna non me le metto» dico categoricamente, sedendomi a gambe incrociate sul divano ed evitando di guardare il suo cappellino forse un po' troppo eccentrico.

«Dai, entra nello spirito natalizio» Alicia si siede sul divano accanto a me, anche lei con un cerchietto imbarazzantemente natalizio in testa.

«Tesoro, accontentalo per una volta e mettiti quelle corna da renna,visto che non lo soddisfi negli altri campi» spalanco la bocca nel sentire quelle parole con un malcelato doppio senso uscire dalla bocca della donna e afferro quelle maledette corna dalle mani di Paulo proprio mentre suona il campanello.

«Vado ad aprire, visto che a quanto pare non apro mai niente» ribatto acidamente, marciando verso la porta d'ingresso e fortunatamente mi ritrovo davanti un volto conosciuto.

«Nahuel, ciao!» lo abbraccio velocemente, dando immediatamente più attenzione alla ragazza che è con lui «E tu devi essere Florencia! Mi fa veramente piacere conoscerti finalmente, non finiva di parlare di te» saluto anche lei con un abbraccio, facendo entrare entrambi in casa.

«Tu devi essere Fe, invece, la ragazza che ha fatto perdere la testa a Paulo» il fatto che lei pronunci queste parole proprio dove Alicia possa sentirla me la fa adorare sempre di più, quasi costringendomi a rivolgerle un sorriso spontaneo.

«Sono io, e non pensavo tu fossi argentina!» ci stringiamo la mano, poi le indico il divano mentre vedo Paulo e Nahuel andare a prendere qualcosa da bere.

«Lo sono, ma non torno da molto tempo a casa» dice, con tono malinconico, accavallando le gambe.

«Oh, e posso chiederti perché?» ringrazio silenziosamente il mio ragazzo, afferrando il bicchiere che mi sta porgendo. I due poi si allontanano, parlando delle loro cose in un angolo della stanza. Alicia sembra essersi smaterializzata.

«Ho viaggiato molto per lavoro negli ultimi anni e ho avuto poco tempo per la mia casa e la mia famiglia e, quando mi sono stabilita in Italia, ho conosciuto Nahuel, una delle tante ragioni per restare qui. Tu invece? Sei a Torino da tanto tempo?» prendo un sorso di ciò che mi ha portato Paulo, pentendomi subito quando mi rendo conto che è vino bianco. Credevo di avergli detto che non bevo alcolici.

«Sono a Torino da meno di una settimana, in realtà» aggrotta la fronte, probabilmente confusa dalle mie parole «Vivo in Argentina, ho appena finito le superiori e sono venuta qui per stare un po' con Paulo, visto che a causa del suo lavoro non ci vediamo quasi mai» le spiego, e mi aspetto una reazione esagerata da lei, che invece sembra calma.

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now