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«Niña, non pensavo di trovarti sveglia» sorrido all'immagine un po' sfocata di Paulo, sedendomi alla mia scrivania.

«Ho visto la partita, per quello sono sveglia» appoggio il cellulare sulla scrivania, prendendo un elastico e legandomi i capelli, per quanto possibile.

«Hai visto la partita? Ti è piaciuta?» la sua espressione è fiera, le palpebre strette e le labbra piegate in un sorriso.

«Sì, bello il goal di Icardi al 2', vero?» chiedo ironicamente, sorridendogli in modo insolente.

«Grazie!» sento qualcuno esclamare, e aggrotto la fronte, perplessa.

«Mauro ti ringrazia» Paulo alza gli occhi al cielo, appoggiandosi al sedile e aspettando un mio elogio.

«Per il resto è stata una partita abbastanza monotona, ce ne sono state di più belle» glisso volutamente sulla rete segnata da lui, interessata alla sua reazione.

«Quanto ci vuole perché tu mi dica "bravo Paulo, complimenti per il tuo primo goal in nazionale"?» alza un sopracciglio, infastidito dal fatto che stessi ignorando il suo grande traguardo di stasera.

«Sei stato fantastico, stavo solo cercando di capire quanto avresti resistito prima di avere un crollo nervoso per mancanza di attenzione» ammetto, guardando il suo viso illuminarsi mentre mi sente complimentarsi con lui.

«Grazie» mormora. Le sue guance si riscaldano, diventando di una tonalità di rosa un po' più scura del solito.

«Uh, guardate Paulito, è diventato tutto rosso, con chi parli, la mamma?» il ragazzo rivolge un dito medio a tutti i suoi compagni di squadra, arrossendo ancora di più.

«Torni direttamente a Torino?» chiedo di getto, senza aspettare che le risate dall'altra parte si calmino del tutto.

«Non lo so, lunedì ricominciano gli allenamenti» sembra fare un veloce calcolo sulla durata del viaggio.

«Puoi restare qui almeno fino a domani?» la mia voce deve sembrare disperata perché mi guarda preoccupato, per poi uscire da Facetime, probabilmente per controllare qualcosa sul calendario.

«Io credo di sì, fammi controllare gli orari dei voli di sabato» vedo di nuovo il suo viso, ancora un po' sgranato ma sempre bellissimo.

«Mi dispiace per averci fatto perdere così tanto tempo, sei tornato in Argentina e non ho saputo fare altro che litigare con te invece che godermi questo tempo in tua compagnia» cerca qualcosa in tasca, poi si infila gli auricolari bluetooth nelle orecchie.

«Niña, abbiamo così tanto tempo davanti a noi, questi pochi giorni non sono sulla in confronto» si alza un boato al suo nomignolo, facendomi sorridere. Lui zittisce tutti con un elegantissimo "fatevi i cazzi vostri".

«È che mi dispiace così tanto per aver sprecato tempo a litigare per una cosa così stupida con te. Tu domani torni in Italia e io a scuola, ognuno alla propria daily routine, e ci vedremo al minimo tra un mese, per Natale» sospiro, pensando a quanto mi mancherà averlo vicino.

«Non è una cosa stupida, se ti fa stare male. Ci sono stato male quando abbiamo litigato, ma mi ha aiutato a prendere bene le misure con te e capire fin dove possiamo spingerci prima di trovare un abisso a dividerci» sorride in modo contenuto, stringendo le labbra «E sotto Natale ho un ritiro, non verrò in Argentina» dice infine, facendo sprofondare il mio cuore.

«Cosa vuol dire che non verrai?» ci metto un attimo a realizzare il tutto «E quando è la prossima pausa?» mi guarda, restando zitto, come se volesse evitare l'inevitabile.

«Potresti venire su in Italia tu, durante le vacanze estive, e visitare per bene Torino» scuoto la testa, abbassando lo sguardo.

«Verrei volentieri, ma non saprei come pagare il biglietto» sorrido tristemente, guardando il suo viso contrarsi per un attimo.

«Te lo pago io, andata e ritorno» esclama, convinto della sua idea «Come regalo di Natale» continua, quasi implorandomi.

«Non voglio pesare su di te» mormoro, un po' in imbarazzo per ciò che sto dicendo.

«Non pesi su di me, regalarti quel biglietto per me sarebbe un sollievo, perché vorrebbe dire che ti vedrò di nuovo e potrò passare del tempo con te, lontano da quello psicopatico iperprotettivo di tuo fratello» finisce di parlare con un tono di voce basso, come se stesse confabulando qualcosa tra sé e sé.

«Paulo» sospiro, pensandoci un po' su. Andare in Italia durante le vacanze estive vorrebbe dire lasciare tutto qui per passare più di un mese in un paese che non conosco e in cui non conosco nessuno se non Paulo.

«Ti prego» sospira, fissando i suoi occhi chiari sul mio viso e piegando la testa un po' di lato, diventando improvvisamente molto simile ad un cucciolo smarrito.

«Ne riparliamo, okay?» annuisce, sconfitto «Comunque non hai ancora risposto alla mia domanda: torni a casa stasera?» ripeto, seriamente interessata a conoscere la risposta.

«È tardi, ma troverò un volo per Cordoba e da lì verrò a Laguna Larga, per passare almeno queste ultime ore con te» si sistema meglio sul sedile della corriera, per poi guardare il paesaggio fuori.

«Ti aspetto?» non mi rendo conto della mia voce tremante finché non pronuncio quella domanda in modo più insicuro del solito.

«Mi farebbe piacere, ma non avrebbe comunque senso: tu sei a casa tua e io a casa mia, non ci vedremo fino a domani mattina» una lampadina si accende dall'altro lato della strada, nella camera di Dolores e con lei una nella mia testa.

«Chi ha le chiavi di casa tua oltre a te?» chiedo, cercando di restare sul vago.

«Mia madre, Gustavo e Mariano, perché?» escludendo Alicia Dybala perché non avrei mai il coraggio di chiederle una cosa del genere e Gustavo perché mi odia, l'unica soluzione sarebbe Mariano, che è comunque troppo impegnato a guardarsi allo specchio per darmi anche solo un briciolo di attenzione.

«Mh, ci vediamo Paulo, fai buon viaggio» sorrido innocentemente, ignorando il suo viso corrucciato e la sua espressione poco convinta.

«Non fare casini, passo a prenderti domani mattina verso le nove, così andiamo a fare colazione insieme» il suo tono è perplesso, ma non cerca di indagare troppo, evidentemente fidandosi di me.

«Certo, ti aspetto, buonanotte» il suo sguardo si incatena al mio, per poi scendere sulle mie labbra.

«Buonanotte niña, e sogni d'oro» replica. Sorride calorosamente e poi mette giù, lasciandomi con mille idee in testa.
Devo chiamare Dolores.

lollissimo

niente di nuovo, le solite videochiamate

commentate qual è la vostra parte preferita di questo capitolo e della storia, mi farebbe molto piacere

non c'è nessuno da insultare, purtroppo :((

ciaone🔥🔥

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now