53.

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«Paulo» sospiro, senza nemmeno lasciargli il tempo di salutarmi, prendendo la busta tra le mani.

«Ciao niña, perché quella faccia distrutta? Tutto bene a scuola?» piega leggermente la testa di lato, assumendo un'espressione talmente bella da farmi dimenticare per un attimo i miei problemi.

«Abbastanza dai, questi sono gli ultimi giorni prima dell'inizio degli esami e tutti i professori si stanno scatenando al massimo» sospiro, chiudendo gli occhi, esasperata al massimo da questo fine scuola.

«Tieni duro, manca poco, poi ci saranno gli esami e sarai finalmente libera» aggrotto la fronte, trovando qualcosa di comico in quello che ha appena detto.

«Lo dici tu, che il diploma non l'hai mai preso» gli faccio notare, cercando di non ridere della sua espressione infastidita per essere stato appena contraddetto.

«Però ho due fratelli più grandi che invece l'hanno preso, e mi ricordo come funziona. Sarò un calciatore, ma non sono un completo inetto» dice, fintamente seccato dalla mia osservazione sulla sua scarsa istruzione.

«Touchè» sospiro, rigirandomi la busta fra le dita. L'indirizzo è scritto chiaramente e la calligrafia è semplice, senza gli intricati ghirigori caratteristici di Paulo.

«Cos'hai in mano?» chiede, aggrottando la fronte e cercando di capire cosa sia prima che lo faccia io.

«È una busta» gliela mostro meglio attraverso la fotocamera «All'inizio credevo che me l'avessi mandata tu, ma l'indirizzo scritto sopra è quello di Rosario» sospiro, aspettandomi un sacco di domande da parte sua.

«Rosario? Conosci qualcuno a Rosario?» cerco di trattenere una risata a quella domanda, anche se fino ad un secondo prima mi veniva solo da piangere.

«Vivevo a Rosario prima di trasferirmi a Laguna Larga con mio fratello, e uno scimpanzé morto sarebbe più sveglio di te, al momento. È successo qualcosa?» svio per un attimo la conversazione, seriamente preoccupata per le sue occhiaie e il volto distrutto.

«Sì, scusa, me l'avevi detto ma ultimamente non riesco a collegare bene» chiude gli occhi, massaggiandosi le tempie «Non è successo nulla di particolare, ma gli allenamenti sono devastanti, e bisogna anche aggiungere il fuso orario e il fatto che solo pochi giorni fa ero nel mio letto a Laguna Larga, con te mezza nuda in braccio, a parlare di quanto sexy sia il tatuaggio che vuoi farti, mentre adesso sono a Torino, circondato da uomini che non sanno nemmeno chi sia Niall Horan se non perché lo ascoltano le loro figlie» sbuffa, prendendosi la testa tra le mani e stropicciandosi gli occhi.

«Mi dispiace, cariño, tieni duro ancora un po'» cerco di consolarlo dicendo la prima cosa che mi passa per la testa, sorridendo sinceramente.

Lui sembra svegliarsi, infatti alza di scatto la testa e i suoi occhi furbi vanno a cercare i miei, decisamente meno vivaci.

«Come mi hai chiamato?» chiede, alzando le sopracciglia a ritmo e rivolgendomi uno sguardo ammiccante.

«Cariño?» dico, ovvia, sistemandomi i capelli dietro le spalle «Ma non gasarti troppo, ti vedevo giù e dovevo trovare un modo per farti svegliare almeno un po'»

«Certo, dicono tutte così, poi te le ritrovi una notte che ti chiamano papi, e tutti sanno che da papi non si torna più indietro» muove eccessivamente le mani, rendendomi difficile restare concentrata su ciò che sta dicendo.

«E questo lo dici per esperienza?» chiedo, un po' infastidita al pensiero di quante donne più belle e mature possano essere state con lui prima di me.

«Me l'ha detto un amico» mi fa l'occhiolino, rendendomi ancora più infastidita anche se cerco di non darlo a vedere.

«Quindi, quella lettera?» cambia saggiamente argomento, concentrandosi sulla busta che non ho ancora avuto il coraggio di aprire.

«Non voglio leggerla, e poi non sono nemmeno sicura che sia una lettera» la guardo più da vicino, cercando di capire cosa potrebbe essere.

«Visto e considerato che non è una bolletta né l'ammissione a qualche scuola superiore prestigiosa, perché per quanto ne so io non ti è caduta la scuola in testa, è quasi sicuramente una lettera» mi spiega il suo ragionamento e, stranamente, lo trovo anche solo minimamente lineare.

«Non hai tutti i torti, ma continuo a non voler aprirla» la appoggio all'angolo della libreria, quasi spaventata a doverla toccare ancora. Chissà cosa c'è scritto dentro.

«Quindi, chi c'è a Rosario che potrebbe averti scritto una lettera? Il tuo primo ragazzo?» Paulo si appoggia allo schienale del divano, prendendo il cellulare tra le mani e rivolgendomi un'espressione ammiccante.

Da dopo ciò che è successo sabato mattina, non fa che farmi battutine e domande implicite su chi mai avrebbe potuto prendersi la mia verginità prima che arrivasse lui, senza però sapere che mi fa sentire immensamente in imbarazzo e poco a mio agio.

«Non ricominciare, ti prego» sospiro, prendendo una matita e rigirandomela tra le dita, come un anti stress.

«Ricominciare cosa? Non sto facendo proprio niente» assume un'espressione innocente e io alzo un sopracciglio, cercando di fargli capire che ormai non ci casco più.

«Ci stai girando intorno da un po', ormai, e ti ho già detto che non voglio parlarne, che mi sento a disagio» cerco di far finire il discorso, ma lui non sembra essere dalla mia parte.

«Perché ti senti a disagio? È una cosa carina, anche se se fosse stato con me sarebbe stato molto, molto meglio, fidati, in tante potrebbero consigliarti un'esperienza del genere» si pavoneggia in modo così spropositato che non posso fare a meno di ridere.

«È stata un'esperienza da dimenticare, diciamo» sospiro, pentendomene quasi subito, visto che adesso mi farà ancora più domande a cui io non vorrò rispondere.

«È stato così brutto? Fidati che con me sarebbe stato meglio» finisce di parlare con un tono di voce più basso, come se stesse parlando tra sé e sé.

«Paulo, ti ho detto che non ne voglio parlare, e non è nemmeno la prima volta che te lo dico» chiudo definitivamente l'argomento, con una freddezza nella voce che non pensavo di avere.

Apre la bocca e fa per parlare, ma si zittisce subito, corrugando la fronte e probabilmente ponendosi mille domande di cui solo lui conosce l'importanza.

«Ho comprato i biglietti per farti venire a Torino dopo gli esami, te li ho spediti via posta elettronica stamattina» dice, e sembra che voglia tagliare l'aria con le parole che pronuncia.

«Grazie mille, non avresti dovuto» rispondo, con lo stesso identico tono che sta adottando lui con me.

«Allora ci vediamo il venti in aeroporto?» chiede, posando il cellulare sull'isola della cucina e sporgendosi per prendere un bicchiere d'acqua.

«Sì, ci sentiamo» lo saluto con la mano e metto giù, insoddisfatta per come è finita la nostra conversazione.

Il mio sguardo cade sulla busta, ancora posata sull'angolo della mia scrivania. Non avrò mai il coraggio di aprirla.

lollissimo

ALLORA

scusatemi se non aggiorno ma sono abbastanza incasinata con la scuola e tutto quindi sì

però durante le vacanze di Natale aggiornerò abbastanza, quindi siate felici:))

qualcuno che ha colto il riferimento a Élite?😍

per il resto nulla

ciaone

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now