78.

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Ridacchio all'ennesima battuta oscena di Mariano e addento un altro pezzo del petto di pollo con il limone. Non sa di nulla.

«Beh Fe, hai visto i risultati degli esami?» annuisco, finendo di masticare quel cibo insapore prima di rispondere.

«Sì, li ho visti quando ero in Italia, giusto dopo Natale» dico, ripensando ai momenti di euforia che erano seguiti.

«E com'è andata?» Lautaro si pulisce la bocca con un tovagliolo e mi scruta, aspettando una risposta, probabilmente curioso come suo zio.

«Ho preso il massimo dei voti» dico, fiera di tutto il duro lavoro in questi anni.

«Esiste un girone dell'inferno per quelli come te» mormora il più giovane, scuotendo la testa con un'espressione infastidita.

«A Lautaro non è andata così bene» mi informa Mariano, confermando i dubbi che già mi stavano crescendo in testa.

«Dai, non è andata così male» si gratta la nuca, un po' in imbarazzo «Poteva andare decisamente peggio» prende un sorso d'acqua e guarda male lo zio.

«No, certo, ti hanno solo rimandato in fisica» scoppio a ridere, perché anche solo cercare di trattenermi è impossibile.

«Con tutte le ripetizioni che ti ho dato gratis sei anche riuscito a farti rimandare in fisica?» chiedo, soffocando a malapena le risate.

«Senti, mi ha sempre fatto schifo, non giudicarmi» mi indica, poi scuote la testa e finisce di mangiare il pollo.

«Bene, volete guardare un film?» Mariano si alza da tavola, prendendo tutti i piatti e impilandoli vicino al lavandino.

«Io... devo parlare un attimo con Fe, in realtà» Lautaro stringe le dita attorno al mio polso e mi fa cenno di seguirlo in camera. Lo zio annuisce perplesso.

«Cosa mi devi dire?» alzo un sopracciglio mentre lui chiude la porta e ci si appoggia sopra, come se avesse fatto una gran corsa e adesso dovesse riprendere fiato.

«Mentre eri via ho capito una cosa» comincia, guardando in basso ed evitando il mio sguardo in ogni modo possibile.
Gli faccio cenno di continuare, lui annuisce e si morde il labbro, probabilmente pensando alle parole da dire «In realtà me l'hanno fatto capire con le cattive Dolores e Lea, ma promettimi che non le ucciderai» congiunge le mani in segno di preghiera.

«Lautaro, di cosa stai parlando?» sospiro, esasperata dalla confusione che ha in testa e da quella nella sua stanza.

«Dolores mi ha detto» comincia, per poi fermarsi di nuovo e infastidirmi ancora di più.

«Non puoi semplicemente dirmelo? È così difficile?» lo interrompo, cercando di velocizzare il processo. Mi sento a disagio a stare qui e non vedo l'ora di tornare di sotto.

«Ti piacevo?» chiede, la voce tentennante e gli occhi socchiusi, come se si aspettasse un calcio da parte mia.

Sospiro, chiudendo gli occhi e facendo schioccare la lingua sul palato, pensando bene a che cosa dire.

«Ti hanno detto questo?» gli domando, la voce che esce più dura di quanto avessi programmato.

«Sì, mi hanno detto così, ma è vero?» insiste. Chissà cosa pensa di ottenere.

«Puoi per favore contestualizzare il tutto?» cerco di indirizzare il discorso verso la parte che interessa a me, tralasciando tutta quella sezione imbarazzante di cui sicuramente non voglio parlare.

«Io... non lo so, Dolores mi ha chiesto dove fossi e io le ho risposto che eri in Italia e lei mi ha detto così» parla velocemente, poi fa una pausa per prendere il respiro «Valla a capire tu quella, è tutta fuori» piego la testa di lato, confusa.

«Non credo di aver capito» corrugo le sopracciglia e aspetto che risponda, magari dicendomi la verità questa volta.

«Stavamo parlando di te, ormai sei parte del novanta percento delle mie conversazioni» sospira, facendomi alzare le sopracciglia stupita «Facciamo settantacinque» si corregge poi, facendomi ridacchiare.

«E... insomma, mi sono reso conto che tu mi piaci un sacco e gliel'ho detto, che sia chiaro, è la prima e l'ultima volta che dico una cosa del genere a mia sorella. Lei ha sorriso e ha detto che siamo carini, quando uno cerca l'altro, è sempre impegnato, quindi ho supposto che tu... avessi cercato me. Ha senso come ragionamento?» la sua voce sfuma, facendo cadere l'intera stanza in un silenzio tombale. Non so veramente come replicare a questo.

«Non so cosa dire» ammetto, la voce flebile e lo sguardo perso in un punto nel vuoto.

Non ho mai considerato nemmeno l'idea di dover fare una scelta: sì, io e Lautaro ci eravamo baciati, ma era successo una volta sola e non sapevo nemmeno se fosse completamente cosciente di ciò che stava facendo. E poi, per non dimenticare proprio nulla, stava avendo problemi con la sua cotta platonica, Perpetua, proprio a causa di Paulo che, per fare un favore a me, aveva fatto in modo che finisse a letto con lui.

Ed era proprio Paulo l'unico che non mi aveva mai posto davanti una scelta. All'inizio, c'era solo Lautaro, poi c'era solo lui, e io non sono mai riuscita a vedere la situazione completa.

Adesso, che effettivamente ho davanti un bivio, so che direzione prendere, a sentimento, ma è quella giusta?

«Sono io che non so cosa dire! Ho questo dubbio da subito dopo la tua partenza e non ho mai avuto il coraggio di chiarirmelo semplicemente chiedendo a te» fa per avvicinarsi, ma io faccio un passo indietro.

«Dimmi cosa vuoi dirmi, ma non avvicinarti» lo prego, continuando a guardare il nulla e a riflettere.

«Bene, posso dirti la verità?» esclama. Allarga le braccia al cielo, e nei suoi occhi si legge solo il fastidio perché non gli ho risposto come si aspettava che rispondessi.

«Paulo ti ha portata in Italia la prima volta, quest'agosto, solo per farti alienare da tutto ciò che stava succedendo a Laguna Larga e avere carta bianca con te» sbarro gli occhi sentendo le sue parole «Chi non verrebbe accecato dalla bella Torino e da tutti i soldi che ti può dare lui?» apro la bocca per ribattere, ma cerco di calibrare le parole per evitare di prenderlo a sberle.

«Cosa vuoi dire? Mi stai per caso paragonando a qualche scalatrice sociale o robe simili?» alzo la voce anche io, piantando i piedi per terra.

I suoi occhi si sciolgono per un istante, poi sembrano ritrovarsi e formare una superficie dura come il marmo.

«No, non fraintendermi» precisa, il tono tagliente, peggio di quello che aveva usato in precedenza.

«Spostati dalla porta, torno a casa» affermo, senza guardarlo negli occhi. Per il momento, voglio solo andare via da qui.

«Puoi almeno rispondermi? Per favore» si sposta dalla porta, ma mi prende la mano e la stringe alla sua, che è decisamente più ruvida di quella di Paulo.

«Sì, Lautaro, mi sei piaciuto per un periodo spropositato di tempo» sospira, e io con lui. È veramente diventato ancora più bello di prima, anche se dubitavo fosse possibile.

«Ci sentiamo?» mormora, quando sto per aprire la porta e uscire finalmente dalla sua camera per tornare nella mia, di camera.

«Sì, certo» rispondo, annuendo e facendo comparire un sorriso flebile sulle sue labbra. Si avvicina un pochettino al mio viso, facendo incartare il mio respiro.

Non mi è mai stata posta davanti una scelta, perché non c'è bisogno di scegliere. So perfettamente cosa voglio.

lollissimo

ho molto sonno e 3 puntate di "sex education" da vedere stanotte, pregate per me

però domani vado a mangiare al mc donald's con una delle mie migliori amiche che non vedevo da tanto e sono mooolto felice di ciò🥰🥰🥰

le vostre teorie su come potrebbe finire la storia mi piacciono, e mi stanno aiutando a formulare un finale🥳😉😏

ciaone

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now