57.

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Apro l'acqua della doccia, regolandola subito sul massimo calore per cercare di sciogliere almeno un po' il nervosismo che mi ha fatto salire Alicia.

Non mi aspettavo sicuramente una reazione positiva: so cosa intende e mi rendo anche conto che in parte abbia ragione, ma durante il nostro breve scambio sembrava quasi che mi trattasse come una bambina e non come una persona che sa ribattere e difendersi da sola.

Prendo un asciugamano abbastanza grande da starci dentro e lo poso su un mobile del bagno, per poi spogliarmi e posare i vestiti sul water.

Quando l'acqua è bollente, come piace a me, mi infilo sotto il getto e chiudo gli occhi, godendomi la sensazione piacevole che il liquido riesce ad avere sui miei muscoli tesi come delle corde di un violino.

Sento la porta della camera da letto chiudersi e spalanco gli occhi, stupita e un po' impaurita da chi possa essere.

«Jazmín?» la voce di Paulo mi rassicura un po', facendomi rilassare nuovamente sotto il getto caldo dell'acqua.

«Sono in bagno» replico, prendendo il bagnoschiuma dal ripiano fissato al muro «Paulo, riesci per favore a prendere il mio shampoo e il mio balsamo nella pochette che ho lasciato sul lavandino?» chiudo il getto d'acqua, sporgendomi fuori dalla doccia mentre lui entra nella stanza.

«Stai facendo la doccia?» chiede, deglutendo ed esaminando il mio corpo da capo a piedi, senza dire nulla.

«Non so, cosa ti sembra che stia facendo?» chiedo, ridendo della sua domanda. Afferra la pochette e si avvicina alla doccia per porgermela, mentre il suo sguardo è fisso sul mio seno.

«Mi dispiace per quello che è successo di là, mia madre è rimasta stupita e così è come reagisce di solito» prende i miei vestiti dal water, osservandoli da vicino, per poi sedersi e metterseli in grembo, sospirando.

«Ci sono rimasta un po' male, se devo essere sincera» afferro lo shampoo, prendendone un po' in mano e spalmandolo nei capelli.

«Lo so, anche io ci sono rimasto male» sposta lo sguardo in tutto il bagno per evitare di guardare me e io sorrido teneramente della privacy che vuole darmi.

«Le avevo parlato tanto di te e sembrava che le stessi anche simpatica. Dovevi vedere quanto era esaltata mentre mi aiutava a scegliere il regalo di Natale per te e non smetteva mai di dirmi quanto volesse conoscerti, poi oggi si è comportata così e io non sapevo veramente cosa fare» sbuffa, concentrando lo sguardo nel mio per evitare che cada da qualche altra parte.

«Vabbè, un po' me l'aspettavo» mi faccio scivolare le frasi di sua madre addosso come se fosse l'acqua della doccia.

«Posso venire con te?» chiede, indicando la doccia. Scrollo le spalle e lui non lo chiede due volte, sfilandosi velocemente la felpa e slacciandosi i pantaloni.

«Devo farti un po' di spazio?» mi giro verso di lui proprio mentre sta per entrare e scuote la testa.

«L'ho fatta fare grande abbastanza» sussurra, cingendomi i fianchi con le braccia. Accarezzo il suo addome scolpito, baciandogli la guancia e premendo il petto contro il suo.

«C'è mia madre di là» mormora, la voce spezzata e il respiro tutt'altro che regolare.

«Lo so» sussurro in riposta, accarezzando il suo petto per poi cingere le sue spalle con le mie braccia, mettendomi in punta di piedi e sentendo la sua erezione premere sul mio stomaco.

«Ci sono anche Fede e Nahuel» continua, sfregando il naso sul mio collo mentre io gli lascio dei baci sullo zigomo.

«So anche questo» replico, sorridendo della sua espressione stupita.

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now