25.

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Mi tolgo l'asciugamano dalla testa, lasciando sciolti i miei capelli bagnati sulla schiena e bagnando un po' la maglietta sul retro.

«Cosa c'è di buono per pranzo?» chiedo, sedendomi a uno degli sgabelli dell'isola e osservando Paulo concentrato a cucinare.

«Pasta col pesto, per te, quinoa per me e Federico» prende le tovagliette da un cassetto e me le passa, dicendomi di apparecchiare.

«Ma Federico non era già qui stamattina?» appoggio i piatti, per poi cercare le posate in ogni singolo cassetto della cucina.

«No, non c'era» si gira verso di me, con le sopracciglia corrugate solo per vedermi sempre più perplessa «O meglio, c'era, ma non quello che intendo io» scrolla le spalle, prendendo delle presine per scolare la pasta senza scottarsi.

«Puoi andare tu?» chiede, quando il campanello suona. Io annuisco, camminando lentamente fino alla porta d'ingresso, per poi aprirla.

«Ciao» allungo inevitabilmente la a, stupita dall'altezza del ragazzo che ho davanti.

«E tu chi sei?» mi domanda. Sta sorridendo in modo tirato, chissà chi pensa che io sia.

«Non parlo l'italiano» lo informo, parlando lentamente per cercare di fargli capire ciò che intendo.

«Federico! Hai scritto che eri quasi arrivato circa venti minuti fa, stavo cominciando a preoccuparmi» la voce di Paulo interrompe il nostro teatrino buffo e mi fa voltare di scatto verso di lui quando mi rendo conto che sta parlando in italiano.

«Da quando parli italiano?» chiedo, stupita, spostandomi dalla porta per far entrare l'amico di Paulo.

«Da quando sono in Italia, niña» mi informa, posando il suo braccio sulle mie spalle e sorridendo ad entrambi.

«Allora: Jazmín, lui è Federico, giochiamo insieme, Federico, lei è Jazmín, un'amica di mio nipote» gli stringo la mano, un po' scossa dal fatto che riesca a passare da una lingua all'altra così velocemente e leggermente infastidita dal fatto che mi abbia definita "un'amica di suo nipote".

«Piacere» dice Federico, sorridendo sinceramente. Io rispondo con un sorriso, senza sapere cosa aggiungere, poi mi metto le mani in tasca e aspetto che al padrone di casa venga un'altra idea geniale.

«Andiamo a mangiare? Ho un certo languorino» annuiamo entrambi, seguendolo in cucina. Da un lato del tavolo c'è il mio piatto di pasta fumante e dall'altro due piatti di qualche cibo indefinito.

Ci sediamo a tavola senza tante cerimonie e mormoriamo un "buon appetito" molto velocemente prima di cominciare a mangiare.

«Non capisco come voi facciate a mangiare quella roba» ammetto, osservando i piccolissimi granelli di quinoa con le verdure nei loro piatti.

«È buona in realtà, vuoi provare?» Paulo mi porge una forchettata ma io storco il naso, quasi schifata da quella cosa troppo salutare per avvicinarsi al mio corpo poco salubre.

«Quindi, tu sei amica di Dolores» dice Federico, divorando la sua quinoa in un modo quasi disumano.

«Di Lautaro, in realtà, e non siamo esattamente amici» cerco di schivare il più possibile l'argomento e spero che questo ragazzo biondo riesca a capirlo.

«State insieme?» chiede, confuso. Io e Paulo ci guardiamo e vedo che lui sta per mettersi a ridere, mentre io sono veramente in difficoltà.

«No» scuoto la testa vigorosamente, cercando di passargli il concetto.

«Siete amici con dei benefici?» mi prendo la testa fra le mani, disperata, e sento la risata cristallina di Paulo riempire la stanza.

«Federico, lei è la Fe di cui ti ho parlato» precisa poi, tra le risate. Io lo guardo, cercando di capire perché abbia parlato di me con tutti i suoi amici, ma lui scrolla le spalle, facendo finta di nulla.

«Ahh, scusami tanto, sono un po' stanco nell'ultimo periodo e mi dimentico facilmente le cose» sorrido a Federico per le sue scuse sincere e ritorno a mangiare, anche se un po' mi è passata la fame «Tra l'altro, sapete cosa ho scoperto che aiuta a migliorare la memoria?» chiede, finendo la sua benedetta quinoa e prendendo un sorso d'acqua.

«No, illuminaci Berna» appoggia un gomito sul tavolo e uno sullo schienale della sedia, piegando la testa di lato e guardandolo in modo curioso.

«È scientificamente provato che il sesso migliora la memoria» annuncia il biondo, facendomi alzare gli occhi al cielo disperata mentre Paulo ride sonoramente. Che bambini.

💙💙

«Quando pensavi di dirmi che sono scesa di grado?» chiedo a Paulo mentre sistema i cuscini del divano. Stasera, in casa Dybala, è serata Fifa quindi presto arriveranno Federico e Nahuel per giocare a quel videogame stupidissimo.

«Cosa stai dicendo?» sembra quasi divertito dalla mia domanda, mentre sistema le ultime cose sul tavolino.

«Sono passata da amica a "amica di mio nipote" in meno di un giorno, credo sia un record quasi imbattibile» Paulo si lascia cadere sul divano e, con la testa appoggiata allo schienale e le gambe distese sulla penisola, sbuffa.

«Cosa avrei dovuto dire? Che sei mia amica, però a volte dormiamo insieme e altre finiamo sotto una doccia gelata allo stadio?» dice, sarcasticamente, mentre io mi siedo in modo composto dall'altra parte del divano.

«È così strano che tu abbia delle amiche? O te le porti tutte a letto?» chiedo, alzando di un pelo la voce per attirare la sua attenzione che sembra completamente focalizzata sul televisore, dove sta scegliendo che canale guardare.

«Le porto tutte a letto» scrolla le spalle, come se fosse la cosa più normale da dire per lui.

«Sei così fastidioso» sospiro, alzandomi dal divano a mettendomi davanti alla tv per evitare che continui a ignorarmi.

«Che cosa c'è ancora, Jazmín?» spegne lo schermo, alzando gli occhi al cielo e dandomi finalmente la sua completa attenzione.

«Perché non puoi dire semplicemente che siamo amici?» chiedo, con un pizzico di timidezza, priva della sicurezza che prima caratterizzava le mie mosse.

«Penserebbero tutti che siamo andati a letto insieme, e non sarebbe giusto nei tuoi confronti» cerca di spiegarmi, ma io scuoto la testa.

«E da quando in qua ti interessa di quello che pensano gli altri?» allaccio le braccia sotto il seno, guardandolo dritto negli occhi.

«Quindi vorresti che tutti pensassero che io e te non facciamo che scopare dalla mattina alla sera? È questo che vuoi? Essere etichettata come la "scopata occasionale" di Paulo Dybala?» alza il tono di voce, per poi alzarsi in piedi e fronteggiarmi direttamente.

«Nessuno lo penserebbe mai» sussurro, messa in soggezione dalla rabbia che leggo nei suoi occhi.

«Lo pensano già tutti» dice, tra i denti «Lo pensano già tutti» ripete, per poi lasciarsi cadere sul divano e riaccendere la televisione.

Lo pensano già tutti.

lollissimo

due capitoli in un giorno, may god bless me because you have already been blessed🙏🏻🙏🏻🙏🏻

per il resto come va? tutti vivi?

ciaone👋🏻👋🏻

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now