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«Alla fine ce l'hai fatta» poso le chiavi sul mobile d'ingresso, sospirando. Paulo è seduto sul divano, sta guardando un film e ha un contenitore per il mate in mano.

«Sì, scusami, però ti avevo promesso che sarei venuta e alla fine ce l'ho fatta» sorrido, cercando di addolcire un po' l'atmosfera.

«Dove sei stata?» prende il telecomando dal tavolino, abbassando il volume della televisione e dedicandomi la sua parziale attenzione.

«Ho avuto un contrattempo» mi siedo sul tappeto, davanti a lui, e incrocio le gambe, guardandolo dal basso. Il suo sguardo resta fisso sullo schermo del televisore.

«Che tipo di contrattempo?» insiste, lasciandomi a bocca aperta per il tono duro con cui pronuncia quelle parole.

Da quando ci siamo conosciuti non mi ha mai fatto una scenata del genere, e ho paura di cosa possa succedere dopo.

«Ero con Lautaro, mi ha chiesto come stesse andando con il trasferimento e tutto, poi ha cominciato a studiare fisica» ammetto, anche se so che questo lo farà scoppiare ancora di più.

«Perché ultimamente passi così tanto tempo con Lautaro? Prima in Argentina, poi anche qui a Torino, l'ultimo posto dove avresti potuto vederlo. Che ti prende?» non mi guarda neanche in viso, troppo concentrato a seguire qualche diretta tv di cui probabilmente gli interessa poco e niente.

«Siamo amici, è normale che io passi del tempo con lui» replico, passando una mano davanti al suo viso per cercare di attirare la sua attenzione.

«Non è per niente normale che tu passi del tempo con una persona che ti vuole portare a letto, soprattutto se quella persona è mio nipote!» esclama, afferrando il mio polso e spostando la mia mano da davanti la sua visuale.

«Cosa vuoi dire con "l'ultimo posto in cui potresti vederlo"?» appena ripeto le sue parole, una lampadina si accende nella mia testa, ma ho quasi paura ad esporre il mio pensiero «Paulo, non mi hai fatto venire qui solo per controllarmi o per farmi stare lontano da lui, vero?» chiedo, con un filo di voce.

La sua espressione è dura, poi ferita, colpevole, e poi di nuovo impassibile, come se la cosa non lo toccasse affatto e credesse fermamente che ciò che ha fatto è giusto.

«Dimmi che non l'hai fatto» sussurro, quasi fosse una preghiera che gli rivolgo perché non commetta altri errori che mi potrebbero allontanare da lui.

«Era solo una delle tante ragioni, la principale è che ti voglio qui perché saperti al sicuro mi rasserena, ma è inutile negare che io abbia pensato ad allontanarti da lui» dice, a bassa voce, sistemandomi alcune ciocche di capelli dietro l'orecchio in un gesto troppo dolce e intimo per la piega che questa conversazione sta assumendo.

«Stai cercando di dirmi qualcosa?» mi alzo in piedi, afferrando il telecomando e spegnendo la televisione «Perché per quanto mi risulta, qui l'unico a cui nemmeno stare lontano dalla propria ex aiutava a lasciarla stare definitivamente sei tu!» anche il mio tono di voce adesso si è alzato, sintomo di quanto mi abbia fatta alterare.

«Ancora con questa storia? È stata settimane fa, e lo sai anche tu che tra me e lei non c'è più nulla!» si alza anche lui, torreggiando su di me e guardandomi con gli occhi che sembrano due fessure, tanto sono scuri.

«Potrei dirti la stessa cosa, ma com'è che per te vale come scusa e per me no?» stringo le mani in un pugno, urlandogli quelle cose direttamente in faccia per esprimere tutto il mio disappunto.

«Perché io lo so che a te piaceva Lautaro, ero io che ti aiutavo a conquistarlo, te ne sei forse dimenticata?» fa un passo verso di me, diventando immediatamente più alto e più minaccioso.

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now