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Stamattina Lautaro è partito alle sette, lasciandomi un messaggio in cui si scusava di non avermi potuto salutare, costringendomi alle grinfie di Perpetua e le sue amiche, che durante tutta la giornata scolastica hanno scommesso su quanti goal Paulo avrebbe dedicato alla bruna stasera.

Io e Lea non avevamo fatto altro che scambiarci sguardi complici, giudicandole senza parole e alzando gli occhi al cielo ogni qualvolta loro nominassero il giocatore.

Paulo, in tutto questo, mi aveva chiamato un paio di volte ieri notte, probabilmente coincidenti con l'orario in cui è atterrato all'aeroporto di Cordoba, ma io non ho risposto perché ero troppo impegnata a studiare storia e non avevo voglia di litigare con lui di nuovo.

La sera è arrivata presto, e con lei la malinconia creata dalla solitudine che si respira in casa. Lea stasera ha una cena di famiglia, Arturo è uscito con una ragazza, Lautaro è a Cordoba, così come Paulo e Mariano, mentre io sono qui, seduta sul divano a cercare qualcosa da vedere alla televisione che non sia quella benedetta partita.

Mi decido e lascio il canale sportivo, dove stanno ancora facendo i pronostici per la partita.
Il mio cuore ingenuo si ferma quando si vede Paulo in primo piano, con la maglia della nazionale, le mani legate dietro la schiena, le sopracciglia corrugate e lo sguardo concentrato, il mento in alto.

Mi guardo intorno, cercando di capire se il mondo è andato avanti e sono solo io che, per un attimo, mi sono fermata a guardarlo, attirata come un magnete dalla sua immagine così nitida che fa riaffiorare mille sensazioni, che sembrano manifestarsi tutte insieme sulla mia pelle, senza lasciarmi scampo.

Abbasso lo sguardo sul mio pigiama, poi sul cartone della pizza vuoto posato sul tavolino, poi di nuovo sullo schermo della televisione, dove stanno mostrando altri giocatori durante l'inno. Afferro il telecomando, spegnendola e alzandomi dal divano.

Vado in camera mia, decisa a dormire e ignorare tutti i sentimenti che si sono manifestati negli ultimi minuti solamente a causa di una immagine di Paulo, ma a quanto pare nemmeno il sonno è dalla mia parte stasera. Se durante tutta la giornata non vedevo l'ora di tornare a casa per dormire, adesso non ne ho la minima voglia.

Mi giro e mi rigiro nel letto, cercando di forzarmi a dormire, chiudendo gli occhi e coprendomi meglio, ma non ce la faccio proprio, così prendo un libro dal comodino, inforcando gli occhiali che avevo posato poco prima e cercando di concentrarmi sulla lettura.

Quando la porta d'ingresso si apre, ci metto un po' a rendermi conto che è solamente mio fratello, ma quando lo faccio mi do della stupida da sola, pensando comunque che nessuno viene mai a Laguna Larga, o a casa nostra.

«Ciao Fe, tutto bene? Come hai passato la serata?» chiede, sedendosi sul mio letto e togliendosi la giacca, osservandomi mentre aspetta una risposta.

«Tutto bene» sospiro, chiudendo il libro e alzando lo sguardo su di lui mentre tengo il segno con l'indice «Niente di che, ho letto» scrollo le spalle, facendolo ridere.

«Che secchiona! Cosa leggi?» mi scompiglia i capelli e io non mi disturbo nemmeno a rimetterli in ordine, tanto adesso vado a dormire.

«È il primo libro che mi è passato sotto mano, in realtà, niente di particolarmente interessante. Tu invece? Com'è andata la serata?» gli rivolgo uno sguardo ammiccante e lui sorride, arrossendo un po'.

«Bene, molto» ammette, scuotendo la testa. Sembra quasi stia per scoppiare, a causa di tutta la felicità che trasuda.

«Ti piace proprio, eh?» lo spingo scherzosamente e lui ridacchia, senza riuscire a nascondere tutta l'attrazione che prova verso questa ragazza.

«Sì, mi piace proprio. È simpatica, sincera e matura, quando sono con lei sembra che il tempo si fermi. E poi è veramente bellissima» sorride da solo, come un ebete, facendomi una immensa tenerezza.

«Smettila di essere così smielato, sei disgustoso» ridacchio, pensando se mai qualcuno mi ha mai rivolto attenzioni del genere.

«Non è vero, e tu stai zitta, che io non ho mai portato nessuno in Italia» alza un sopracciglio, facendomi calare un velo di imbarazzo addosso.

«Io e Paulo non stiamo insieme, non insistere» sbuffo, lasciandomi cadere sul materasso, stufa di questa situazione.

«Come no? E tutte le videochiamate che fate?» alzo il viso, che sento scottare, stupita da ciò che ha appena detto.

«Videochiamate? Come fai a sapere delle videochiamate?» chiedo, alzando un sopracciglio, perplessa.

«La mia stanza è accanto alla tua, non illuderti, sento tutto» annuisco semplicemente, per poi posare nuovamente la testa sul materasso.

«Quindi? Vuoi spiegarmi o devo stare qua a punzecchiarti?» continua, guardandomi dall'alto.

«Cosa devo spiegarti?» chiedo, arrendendomi senza nemmeno cominciare a lottare.

«Tutti i "niña", i "eres mas hermosa cada día que pasa", i "Te extraño, no puedo esperar para volver a Argentina"» comincia a elencare, contando tutto sulle dita della mano.

«Chiunque potrebbe dirmi quelle cose, potenzialmente» cerco di minimizzare, scuotendo la testa.

«Non è vero» esclama Arturo, frustrato perché non voglio ammettere ciò che per lui è lineare.

«Puoi dirmi cosa è successo in Italia? Perché ancora non lo so» allarga le braccia teatralmente, subito dopo aver fatto un attimo di pausa che rende il tutto molto più drammatico.

«Ma non è successo nulla» mi metto di fianco, cercando di evitarlo, ma lui si alza, fa il giro del letto e si mette in ginocchio esattamente davanti a me.

«Non ti credo» lo dice come se fosse una sfida, alzando un sopracciglio aspettando una replica.

«Credici» sospiro, alzando gli occhi al cielo.

«Ti ho detto che non ci credo, dimmi cosa è successo veramente» mi pizzica i fianchi, facendomi sussultare.

«Devo proprio?» chiudo gli occhi per un attimo «Voglio dire, nessun morto?» lo osservo attentamente, per vedere se ha qualche reazione strana. Serra le labbra, poi risponde.

«Nessun morto, te lo prometto» afferma, serio come non mai «Siete andati a letto insieme?» sbarro gli occhi, stupita da ciò che ha detto.

«No! No, no, ma cosa ti viene in mente?» mi metto seduta, incrociando le gambe. Il campanello suona prima che lui possa rispondere.

«Conosci qualcuno che potrebbe venire qui a mezzanotte passata?» mi chiede Arturo, alzandosi da per terra e uscendo dalla stanza.

«Sarà Lea» rispondo, controllando il telefono e trovando una notifica.

"Necesito hablar contigo, voy a ir a Laguna Larga"

lollissimo

secondo voi chi è?

ditemi che cosa succede secondo voi nel prossimo capitolo!

ciaone♥️♥️

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now