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Fare la valigia è sempre stata una delle cose che odio fare, soprattutto quando fare la valigia significa lasciare un posto dove si vorrebbe stare per sempre.

Paulo è in cucina, probabilmente a bere del mate come fa sempre. Siamo tornati ieri sera da Barcellona, e non eravamo più ritornati sull'argomento che si era presentato quella sera subito dopo che avevamo ballato, per fortuna.

Metto in valigia le ultime cose, piegando per bene tutti i vestiti che mi erano stati regalati durante questa "vacanza", ripensando a tutte le volte che avevo cercato di rifiutarli e l'insistenza di Paulo.

Chiudo la valigia, posandola sul letto, e poi esco malinconicamente dalla stanza, chiudendo la porta dietro di me. Non voglio tornare in Argentina, soprattutto dopo essere stata resa consapevole di ciò che potrebbe succedere con Perpetua.

Mi lascio cadere sul divano, prendendo il telecomando tra le mani e giocandoci, prima di accendere la televisione e cercare un programma da tenere come sottofondo musicale, visto che comunque non ci capirei nulla.

«Che fai?» Paulo si siede compostamente accanto a me, che invece sono stravaccata, con una tazza di cereali in mano.

«Faccio passare il tempo» mormoro, cambiando di nuovo canale. Non sono proprio dell'umore adatto per guardare film d'amore.

«Possiamo parlare?» chiede, appoggiando i cereali sul tavolino di vetro davanti al divano e girandosi verso di me.

«Di cosa?» incrocio le gambe, spegnendo la televisione e dandogli tutta la mia attenzione.

«Ci sono tanti argomenti lasciati in sospeso» resta sul vago lui, posando la mano sul mio ginocchio e accarezzandolo.

«A me non sembra» scuoto la testa, prendendo di nuovo il telecomando e, quando sto per accendere la televisione, lui me lo sfila dalle mani.

«Non mi hai mai detto perché sei così insicura» alza entrambe le sopracciglia, rigirandosi il telecomando tra le mani.

«E tu non mi hai mai parlato di ciò che avevi comunicato a dire a Barcellona» ribatto, con un sopracciglio inarcato e la testa leggermente piegata verso sinistra.

«Te l'ho chiesto prima io» sorrido sarcasticamente, sbuffando e arrendendomi al fatto che, prima o poi, dovrò dirglielo.

«Perché mai pensi che una ragazza debba essere insicura?» il mio tono prende una piega ironica e lui non fa difficoltà a coglierla.

«Puoi per favore rispondere alla mia domanda?» esclama, infastidito dal fatto che io stia palesemente sviando la conversazione.

«Non lo so, Paulo, ti sembro per caso una modella di Victoria's Secret? Accettare il proprio corpo è difficile in una società dove gli standard sono alti come Karlie Kloss, e Karlie Kloss è alta un metro e ottantotto» mi alzo dal divano per andare a prendere un bicchiere d'acqua.

«Qual è il problema? A me Karlie Kloss non piace» replica, allargando le braccia e scrollando le spalle.

«Per fortuna, se giraste insieme lei sembrerebbe tua madre» mormoro, sperando di non essere sentita, ma la sua risata contenuta che succede ciò che ho appena detto mi da la conferma del contrario.

«Non c'è proprio nulla da aggiungere: sono insicura, come gran parte delle altre ragazze, perché fin da piccole ci vengono propinate immagini di donne perfette, crescendo poi bisogna rispettare il 90-60-90 se si vuole essere desiderate e vestirsi in modo femminile se si vuole essere amate» faccio per prendere il bicchiere dal mobile, poi scuoto la testa e mi siedo sull'isola della cucina, dandogli le spalle.

«Tu sei bellissima, lo sai vero? Mi sembra sempre di non dirlo abbastanza» scrollo le spalle, mentre sento i suoi passi avvicinarsi.

«Posso?» indica le mie gambe, io annuisco confusa, ma poi si infila tra di esse e mi accarezza le cosce, con il viso vicino al mio.

«Adesso è il tuo turno» sussurro, intimidita dalla vicinanza e dal timore che si allontani di nuovo.

«Sai, dopo aver parlato con te di Lautaro e di Perpetua, l'altra sera a Barcellona, ho riflettuto un po' su ciò che è venuto fuori» comincia, abbassando lo sguardo e giochicchiando con la cucitura dei pantaloncini che ho addosso.

«Cosa è venuto fuori che ti ha fatto riflettere tanto?» chiedo, un po' confusa da ciò che sta dicendo.

Ci guardiamo un attimo, poi allaccio le mani dietro il suo collo, facendolo sospirare senza saperne neppure la ragione. Lo guardo con la fronte corrugata e lui scuote la testa.

«Del fatto che io l'abbia fatto stare male, prima per Antonella e poi per te, che sia un circolo vizioso che non so come fermare» annuisco leggermente, ricordandomi a spezzoni della conversazione che avevamo avuto davanti a due bicchieri di sangria.

«Sì, mi ricordo» mormoro, guardandolo negli occhi. Adesso è passato ad accarezzare i miei fianchi e la vita, facendomi sentire stranamente caldo.

«Ecco, ci ho riflettuto, e ho pensato che mi sono comportato veramente da stronzo con lui. Non sarei dovuto uscire con te, avrei dovuto semplicemente dirti tutto quando tu venivi a casa di Mariano. Non è stato giusto nei suoi confronti avvicinarmi così tanto a te» abbassa lo sguardo sulle mie gambe.

«E questo che cosa significa materialmente per me? Quali sono le conseguenze di questo tuo ragionamento contorto?» sospiro, guardandolo incuriosita da ciò che potrà dire.

«Volevo esserti veramente amico, perché ormai non riuscirei ad essere nulla di meno» annuisco, aspettando che continui e piegando la testa di lato.

«Però in questi giorni, questi ultimi giorni insieme, non sono riuscito ad ignorare quanto bene ti destreggiassi nella mia vita, quanto poco forzassi la mia mano per andare nei posti che seriamente ti interessava vedere. Ti ho vista, quel giorno allo stadio, e ho capito che non poteva fregartene di meno di quante persone potesse contenere, però sei stata ad ascoltarmi, mi hai appoggiato e hai cercato di capire ciò che ti dicevo, senza mai farmi sentire ridicolo per le emozioni che provo.
Ti avrei potuta portare ovunque, comprare qualunque cosa, e tu non mi hai mai chiesto nulla che non fosse la mia presenza» lo guardo intensamente, cercando di capire se pensa veramente ciò che ho detto.

«Non so veramente cosa rispondere» sussurro, senza fiato, i nostri navi che si sfiorano.

«Non dire nulla, lascia parlare me» si avvicina pericolosamente a me, portando le mie gambe ad allacciarsi dietro il suo bacino.

Ci guardiamo, ma è soltanto un attimo perché le nostre labbra si stanno già toccando, modellandosi le une sulle altre.

E per una volta, sento di sapere perfettamente cosa fare, spostando una mano sul suo viso e l'altra ad accarezzare i capelli più corti sulla sua nuca. Mugola, stringendomi di più a sé. Sorrido involontariamente.

lollissimo

BON CIOÈ ALMENO SIATE GRATE

innanzitutto pensavo di non riuscire a pubblicare il capitolo oggi, ma sono ben le 23.37 del 29 novembre 2018 e io CE L'HO FATTA NONOSTANTE LE MILLE COSE CHE MI SONO SUCCESSE

oggi è stata veramente una giornata dura, credetemi, ma, se sono sopravvissuta a questo dì, sono seriamente immortale

nient'altro

ditemi cosa ne pensate del bacio e di tutto!!

arriviamo a 20 commenti?

ciaone💋💋

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now