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Il viaggio di ritorno era stato triste e monotono, decisamente più pesante di quello d'andata. Per cominciare con Paulo che mi ha accompagnata in aeroporto e non mi lasciava scendere dalla macchina, continuando a insistere che magari avessi dimenticato qualcosa a casa sua o in macchina, o che semplicemente voleva darmi un altro bacio, affermando ogni volta che sarebbe stato l'ultimo e che poi mi avrebbe fatto andare; per finire con io che cercavo di chiedere informazioni alla gente che girava in aeroporto e che non parlava nemmeno una parola di spagnolo.

Lasciare Paulo qui in Italia è stato difficile, e non me ne sono ancora resa completamente conto. Siamo a fine luglio e tornare in Argentina per lui non avrebbe avuto senso, visto che a breve ricominceranno gli allenamenti.
Siamo entrambi partiti sapendo che sarei tornata indietro soltanto io, ma la realizzazione di questo si è presentata soltanto oggi, quando all'aeroporto sono scesa soltanto io.

E poi, ultima cosa ma non per questo meno importante, stavo tornando nella parte del mondo dove è ancora inverno, abbandonando la calda e afosa estate italiana.
Una metafora abbastanza calzante, se si considera la situazione nella sua interezza.

Sospiro, guardando fuori dal finestrino la distesa blu che si spiega sotto di me, ascoltando passivamente il film che avevo deciso di vedere già un'ora fa e che mi annoia a morte.

Controllo l'ora sul telefono, appurando che mancano ancora due ore all'atterraggio. Sospiro e mi guardo intorno, vedendo la gran parte dei passeggeri parlare tra di loro o sorseggiare qualche alcolico che sembra molto costoso.

Mi tolgo le cuffiette e spengo la televisione, cercando di rilassarmi sul sedile. Dopo la mezza confessione, non ho saputo veramente cosa pensare. A me piace Paulo, a tutti piace Paulo, ma quanto? Abbastanza da fidarmi completamente di lui e confidargli cose che a Laguna Larga non sa ancora nessuno? Oppure mi piace perché è bello -bellissimo- e mi tratta come ho sempre sognato di essere trattata?

«Buon pomeriggio signorina, vuole qualcosa da bere?» alzo lo sguardo, guardando male la hostess che invece ha un sorriso entusiasta dipinta in viso.

«No grazie» sorrido e chiudo gli occhi, cercando di rilassarmi abbastanza per dormire, sapendo che quando atterreremo il jet lag mi colpirebbe come una mazzata in pieno viso.

A svegliarmi è l'annuncio del capitano, che sta dicendo che manca più o meno un quarto d'ora all'atterraggio. Allungo le braccia e le gambe, sbattendo gli occhi per cercare di svegliarmi almeno un po' prima che il freddo dell'Argentina mi svegli del tutto.

💙💙

Appena entro nella sezione arrivi dell'aeroporto di Buenos Aires, una ventata di aria fresca mi invade, insieme al solito profumo frizzante di casa.

Ad aspettarmi ci sono Lea e mio fratello, entrambi scalpitanti di rivedermi. La ragazza ha un sorriso enorme dipinto in volto e sono sicura che tra poco si metterà a saltellare.

Mi dirigo velocemente verso di loro, trascinandomi dietro la valigia e cominciando a sorridere a mia volta. Andare via con Paulo è stato bellissimo, ma tornare a casa è una sensazione unica.

«Fe!» esclama Lea, venendomi incontro, per quanto possibile, e gettandomi le braccia al collo. La abbraccio, perché in fondo mi era mancata, e chiudo gli occhi, beandomi del fatto di essere tra le braccia di una persona che so che vuole soltanto il mio bene.

Mio fratello mi abbraccia, poi mi chiede com'è andato il viaggio e prende la mia valigia, portandola per me fino alla macchina.

«Allora, ci devi raccontare com'è l'Italia» comincia la mia amica, guardandosi intorno per poi puntare i suoi occhi curiosi su di me.

«È bella, calda e afosa» sospiro, ricordando malinconicamente i pantaloncini corti e le canottiere che qui invece sono stati sostituiti da delle felpe pesanti.

«Veramente? E per il resto? Voglio tutti i dettagli sconci!» spalanco gli occhi, sentendo immediatamente caldo e guardando mio fratello cambiare velocemente espressione, da sereno ad arrabbiato.

«Non ce ne sono, in realtà» mormoro, un po' in imbarazzo dal fatto che ne stiamo parlando davanti a lui.

«Come no! Sei stata chiusa in una casa con uno stallone da scuderia per due settimane dall'altra parte del mondo e non c'è nemmeno un dettaglio sconcio?» persiste Lea, facendomi sentire sempre più in imbarazzo. Scuoto la testa.

«Ho capito, non vuoi parlarne» dice sconfitta lei, facendomi ridacchiare.

«Uh, scusate» prendo il telefono subito dopo essermi seduta in macchina, sbloccandolo velocemente.

«Cosa fai?» chiede mio fratello, guardandomi dallo specchietto retrovisore mentre mette in moto la macchina.

«Paulo mi ha chiesto di chiamarlo non appena fossi arrivata» sospiro, digitando il suo numero e selezionando l'opzione di videochiamata.

«Visto? Ti ho detto che c'era del tenero tra di loro» Lea da un colpetto sulla spalla a mio fratello, che alza gli occhi al cielo e si immette in autostrada.

Il telefono squilla per un po', mostrandomi il mio viso stanco e teso, poi si ferma per un attimo e la mia immagine si rimpicciolisce, mostrandomi il viso di Paulo.

«Ciao niña, sei arrivata?» mi rivolge un sorriso e io per un attimo sto a guardarlo, incantata dal suo viso angelico.

«Sì, sono in macchina con mio fratello e Lea» gli sorrido, ricambiando tutta la felicità che riesce a trasmettermi anche se siamo in due continenti diversi.

«Salutameli!» esclama, così giro la fotocamera verso i posti davanti e gli faccio vedere le loro mani che lo salutano.

«Ci manchi già!» riconosco la voce di Federico e, quando vedo il suo viso da finto dispiaciuto, scoppio a ridere.

«A noi manca averti intorno, però nessuno dei due arriva ai livelli di Paulo» continua Nahuel, scuotendo la testa.

«Attenta che probabilmente ti capiterà in casa prima o poi, è da quando sei andata via che sta cercando dei voli per tornare in Argentina» rido sonoramente, vedendo che effettivamente il viso di Paulo è illuminato dalla luce fredda proveniente dallo schermo di un computer.

«Cosa stava dicendo prima? "No Fede, vederla così vicina a me è stato fatale, non ce la facevo più e l'ho baciata, ma secondo te ho fatto bene? Ma cosa pensa lei di me? Oddio ti immagini che non vuole più sentirmi?"» lo imita Federico, facendomi ridere ancora di più mentre Lea mi rivolge uno sguardo ammiccante.

«Dai, smettetela» si lamenta lui, con le guance un po' arrossate.

«No, andate avanti, questa storia voglio sentirla proprio bene» esclamo io, senza smettere di ridere. Paulo alza gli occhi al cielo, poi mi rivolge un sorrisetto imbarazzante mentre i suoi amici continuano a prenderlo in giro.

«Te extraño» mima con le labbra, sistemandosi il ciuffo sulla testa.

«Yo también» rispondo semplicemente, per poi rivolgere la mia completa attenzione ai suoi amici e alle preoccupazioni insensate che si stava facendo Paulo poco prima che lo chiamassi.

lollissimo

boh niente sono impegnatissima e dubito che domani riuscirò a pubblicare un altro capitolo però okay dai

personalmente Paulo e Jazmín secondo me sono stra carini wow mi sento quasi in colpa ad aggiungere tutto questo drama

e nulla

ciaone💟💟

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now