49.

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«Guarda Paulo, continua a parlare con Higuain, sembrano due comari!» Lea indica i due, che sono vicini e stanno parlando fitto fitto, con la mano davanti alla bocca.

«Hai ragione» ridacchio, e il mio sguardo si posa per un attimo sul più giovane, proprio mentre entrambi mi stanno guardando. Giro la testa velocemente, facendo finta di nulla, e metto le mani in tasca.

Stendo le gambe, guardando verso il basso e cercando di riscaldarmi almeno un po' muovendole.

«Paulo ti sta fissando» mormora Arturo, con tono leggermente infastidito, probabilmente perché sono accanto a lui. Mi sono seduta in mezzo tra lui e a Lea perché durante il viaggio in macchina non hanno smesso per un attimo di lanciarsi frecciatine, facendomi sentire a disagio.

«C'è tanta gente, perché dovrebbe guardare proprio me?» alzo gli occhi al cielo, infastidita dal fatto che sia lui che la mia migliore amica non abbiano mai smesso di dirmelo da quando è cominciato l'allenamento.

«Sei snervante» sospira la ragazza, legandosi i capelli.

«Come fai a sapere che mi sta fissando se continui a guardare De Paul?» le chiedo, rivolgendole una risatina ironica.

«Sono giustificata, non c'è la moglie» scrolla le spalle, mettendosi le mani in tasca.

«È per quello che ti sei fatta la coda?» le rivolgo uno sguardo ammiccante e lei annuisce, ridendo di quanto siamo ridicole.

«Sta per avere un figlio, per l'amor del cielo» mormora mio fratello, senza staccare gli occhi dal campo.

«Tranquillo, non lo tocca nessuno» replica Lea, con tono tagliente.

«Ragazzi, sento la tensione sessuale peggio del venticello freddo e fastidioso, cosa è successo tra voi due?» appena finisco di pronunciare quella frase, qualcuno fischia e tutti i giocatori smettono di correre, segno che l'allenamento è finito.

Guardo Paulo che si toglie la pettorina, e con lei si alza un po' anche la maglia della nazionale che ha sotto, mostrando il suo addome scolpito a tutti.

Sento il mio viso scaldarsi, pensando che oltre a me ha visto questa scena anche mio fratello e distolgo lo sguardo, sentendomi definitivamente in imbarazzo.

«Aspettiamo che si facciano la doccia vero?» chiede Lea, con un sorriso enorme stampato in volto.

«Ma non volevi venire qui per vedere l'allenamento?» mi giro verso di lei, cercando di convincerla a tornare a casa prima che lei ci faccia restare qui fino a domani.

«Adesso che siamo qui fammi almeno salutare Paulo, non mi sono fatta cinque ore di macchina per vederlo da lontano» si alza in piedi, decisa ad andare da qualche parte.

«Più da lontano lo vedo meglio è» mormoro io, seguendola.

«Fe! Cosa ci fai qui?» mi giro sentendo la voce di Lautaro, che mi guarda con un sorriso spontaneo dipinto in viso.

«Ciao Lautaro» guardo Lea, che lo sta squadrando con uno sguardo scocciato «Lea e Arturo hanno insistito perché venissimo, io in realtà volevo stare a casa» gli sorrido di rimando.

«Potevi dirmelo, almeno avrei passato un po' di tempo lontano da quella scassa palle di Dolores» indica sua sorella, appoggiata al bancone di un chioschetto allestito sull'erba.

«Che cattivo, tua sorella è simpatica, per quanto possa ricordare» osservo la ragazza sorridere ad una donna e poi spostare lo sguardo su di noi, congedarsi e venirci incontro.

«Ti farà tantissime domande, preparati» si avvicina a me per sussurrare e il suo respiro fa spostare di poco i miei capelli.

«Ciao Dolores» esclama Lea, salutando la ragazza che conosce praticamente da quando entrambe erano in fasce.

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now