38.

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Sento Lea sbuffare per quella che deve essere la centesima volta in solo una manciata di minuti e non riesco proprio a trattenere una risata, che prima era soffocata dalla stanchezza e la poca voglia di correre alle otto di mattina.

«Cosa ridi tu? Siamo tutti nella stessa situazione» con il freddo che sta cominciando a mitigarsi e le giornate che piano piano si stanno allungando, la professoressa di ginnastica ha avuto la fantastica idea di farci correre fuori, il che ha prodotto nella mia migliore amica un dispiacere così grande da rallentare almeno di dieci volte il suo, già lunghissimo, processo per vestirsi in spogliatoio.

«Sì, ma nessuna qui si sta lamentando come te, che è un quarto d'ora che cerchi di allacciarti quella scarpa» ridacchio, mettendo gli occhiali nella custodia e poi riponendo la custodia nello zaino.

«Non tutte qui stiamo felicemente con un calciatore, correre non è proprio la mia grande passione, né quella del mio amato» si alza dalla panchina, tirandosi su i pantaloni che continuano a caderle.

«Non stiamo insieme» sussulto, ripensando all'ultima videochiamata e a quanto devo aspettare per rivederlo faccia a faccia «E il tuo amore non era De Paul? Sono più che sicura che a lui piaccia correre» le rivolgo un'espressione ammiccante e lei alza gli occhi al cielo, cercando di trovare un modo di contraddirmi anche se sa che non esiste.

Saliamo le scale dello spogliatoio, finendo il palestra, per poi uscire e guardarci per un attimo, rendendoci conto che fuori ci sia un freddo bestiale e noi ci siamo dimenticate di prendere le felpe.

«Allora, è tutto vero?» la voce fastidiosa di Perpetua mi colpisce proprio come una folata di vento fresco in questa giornata pressoché monotona.

«A cosa ti riferisci?» chiudo per un attimo gli occhi, cercando di reprimere l'istinto primario di tirarle uno schiaffo su quel visetto ben truccato.

«Come? Lo dicono tutti in giro» alza un sopracciglio, divertita dalla situazione. Nella sua voce posso rilevare un briciolo di superiorità, ma non mi sembra nulla di insolito.

«Eppure io continuo a non sapere cosa tu stia dicendo, di cosa stai parlando Perpetua?» cerco di mantenere un tono neutrale, senza far trasparire troppo il fastidio che mi sta provocando questa piccola conversazione.

«Che sei andata a letto con Dybala, veramente non ne sapevi nulla?» chiede, sempre più divertita dalla situazione. Aggrotto le sopracciglia. Io e Lea ci scambiamo uno sguardo perplesso.

«Non sono andata a letto con Paulo, ma cosa stai dicendo?» il mio tono si alza un po', attirando l'attenzione di parte della nostra classe.

«E cosa c'entra Paulo? Io intendevo Lautaro Dybala, non lo zio, ma se dici che sei andata a letto con Paulo continua ad essere una notizia scioccante» mi guarda, rivolgendomi un'occhiata di superiorità, quasi sfidandomi a rispondere a questa sua provocazione.

«Non sono andata a letto con nessuno dei due» esclama, infastidita da tutta quella supponenza nei miei confronti.

«Allora siamo proprio ai poli opposti, piccola Fe» guarda fieramente le sue amiche che ridacchiano, muovendo le mani con le unghie laccate di rosso davanti al viso.

«Non so se dovresti vantartene» mi spalleggia Lea, lanciandole uno sguardo di sfida che impressiona più me che la diretta interessata.

C'è uno scambio intenso di sguardi tra le due e, quando penso che una delle due possa cominciare ad urlare, la professoressa fa suonare il fischietto e ci incita a correre. Prendo Lea per mano e la trascino dietro di me, correndo sul perimetro della scuola.

«Dio, quanto mi fa imbestialire quella Barbie! Le strapperei tutti i capelli» sbotta, rappresentando visivamente tutto il suo disappunto attraverso un'espressione infastidita.

«Non sei l'unica, però mi aspettavo qualcosa del genere. Da quando sono tornata non ha mai detto nulla, mi sembrava fin troppo strano che finalmente si fosse calmata» scrollo le spalle, cercando di mantenere un tono di voce fisso, senza farmi influenzare dal respiro accelerato che la corsa mi sta causando.

«Hai ragione, ma facendo così è proprio cattiva, e non subdola come fa di solito» ci guardiamo per un attimo, poi Lautaro mi affianca, rallentando notevolmente la sua corsa per stare al passo con noi.

«Ehi, interrompo qualcosa?» chiede, sorridente come al solito. Scuoto la testa, abbassando lo sguardo e ripensando a ciò che è successo.

«Ho visto che avete avuto un diverbio con Perpetua, cosa è successo?» alzo un sopracciglio, divertita dal suo linguaggio.

«Quando hai avuto il tempo di cercare una parola come "diverbio" sul dizionario?» interviene Lea, dando voce ai miei pensieri.

«Voi mi sottovalutate troppo, non è che perché gioco a calcio non conosco termini ricercati come "diverbio"» tutti e tre stiamo in silenzio, poi scoppiamo a ridere.

«Secondo me passi la notte a cercare parole peculiari per cercare di inserirle in una frase la mattina dopo e stupirci con le tue doti da oratore» alzo un sopracciglio verso Lea, stupita anche dalla sua conoscenza di termini così poco usati.

«Secondo me vi siete messi d'accordo per dire tutte le parole che di solito uso solo io» sospiro, cercando di non sprecare eccessivamente fiato.

«Certo certo, come vuoi, ma resta il fatto che tutti hanno visto te e Perpetua litigare ma nessuno ha capito il perché» la sua voce è sicura, per niente sbavata dalla fatica della corsa.

«Mi ha provocata, diciamo così» penso a come aggirare questa conversazione, ma sembra che sia quasi impossibile quando lui punta i suoi occhi sul mio viso e chiede silenziosamente di dirgli la verità.

«Mi ha chiesto se è vero che sono andata a letto con Paulo, insistendo» mormoro, cercando di non fargli sentire tutto ma solo una parte, sapendo quanto si scalda a sentir parlare di suo zio.

«In effetti lo dicono tutti in giro» aggiunge lui, accelerando un po' il passo e costringendoci a correre più veloce per stargli dietro.

«Ma non è vero» sbotto, infastidita da quanto nessuno riesca a farsi i fatti propri in questo paesino.

«Beh, è tutto qui? È solo per questo che avete litigato?» chiede, dopo un attimo di silenzio. Lea si è arresa e sta camminando poco dietro di noi, ormai poco interessata dalla conversazione che tanto le racconterò per filo e per segno oggi pomeriggio.

«No, mi ha anche detto che lei è andata a letto con Paulo e con te» sono un po' più insicura sull'ultima parte, incapace di immaginarmi una reazione da parte sua.

Mi guarda con un sorrisetto compiaciuto, per poi allungare ancora un po' il passo e lasciarmi volutamente indietro. Aggrotto le sopracciglia, stranita dal suo comportamento, e raggiungo Lea, tenendo le braccia sui fianchi e cercando di riprendere fiato.

«Cosa ti ha detto?» chiede lei, che ormai è riuscita a regolarizzare un po' la sua respirazione, a differenza mia.

«Nulla, ha fatto il vago come al solito» mormoro, guardando la gente che corre accanto a noi e poi i pochi temerari che hanno deciso di arrendersi.

«E con Paulo? Non mi hai detto nulla, siete riusciti ad organizzarvi per vedervi?» eccolo, il tasto dolente che speravo non venisse toccato per un po'.

«Viene in Argentina con la Nazionale a Novembre, ma a Mendoza. Credo che non ci vedremo fino a Natale, se non oltre» abbasso lo sguardo sulle mie mani che stanno giochicchiando con l'orlo della maglietta leggera che ho addosso.

«Mendoza è a sei ore da qui» esclama lei, come se avesse fatto una scoperta rivoluzionaria.

«Esatto» faccio schioccare la lingua sul palato, mentre lei mi guarda tristemente.

«Troveremo un modo» mi rassicura, posando la mano sulla mia spalla e sorridendo teneramente. Certo. Troveremo un modo.

lollissimo

breve storia triste: oggi avevamo versione di latino. ho dimenticato il dizionario a casa. porca puttana.

per il resto come va? avete visto il video che Paulo ha fatto con la Adidas? Io sì, al posto di studiare italiano...

ciaone💗💗

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now