2 - strange to see you here

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Quando finalmente raggiungo la classe di biologia, ho ancora uno strato leggero di agitazione che mi imperla la fronte.

I miei denti non hanno allentato la stretta sul labbro inferiore neppure per un attimo. E ad ogni metro percorso in quel corridoio sommerso, non ho potuto fare a meno di voltarmi, sperando di ritrovare la sua figura.

Non ho la minima idea del motivo per cui la mia testa continui a desiderare di rivederlo, di fissare ancora una volta quegli occhi scuri e bearmi di quella aurea perfetta che la sua presenza e la sua bellezza evocano.

La pelle bianca come neve e le labbra rosse come Marte possiedono una tale forza attrattiva che sembrano richiamarmi, magneticamente.

Eppure non ho neanche idea di chi lui sia.

Non so quale sia il suo nome.

Non so nulla... niente di lui.

Allora perché non sparisce semplicemente dalla mia mente? Perché ogni passo che compio mi sembra così difficile, se c'è lui che occupa i miei pensieri?

Scuoto la testa come per allontanarne i cattivi, e mi riprometto di parere il meno timido possibile, anche se sono certo che sarà letteralmente irrealizzabile.

«Oh, tu devi essere Park Jimin.» Mi sorride la professoressa di mezz'età dalla cattedra. Si raddrizza sulla sedia, lanciando una distratta occhiata alla classe intanto che mi avvicino.

«Ragazzi, lui è il ragazzo nuovo di cui vi ho accennato l'arrivo qualche giorno fa. Mi raccomando, aiutatelo ad ambientarsi e non parlate male della scuola.» Ride leggermente.

Sorrido anch'io, e mi stupisco nel notare che poche sono le persone che frequentano questo corso. Sembrano tutte piuttosto assonnate e annoiate, cerco di non prestarci troppo attenzione.

«Puoi sederti vicino ad Hoseok, il penultimo banco in fondo.» Mi indica un ragazzo seduto da solo, il quale una volta udito il suo nome alza lo sguardo per incrociare amichevolmente il mio.

Mi siedo e appoggio lo zaino a terra. Nel farlo noto una ragazza dai capelli neri guardarmi da oltre la sua spalla, poi si volta di scatto.

«Ciao, sono Hoseok. Ma questo l'avrai già intuito.» Il ragazzo mi porge la mano che accetto volentieri, la professoressa, nel frattempo, risponde distrattamente ad una telefonata.

«Jimin.» Dico, piegando timidamente le labbra verso l'alto.

Hoseok si ricompone sulla sedia, picchiettando la matita sul banco.

«Sai, è strano vedere uno nuovo qui.» Accenna una risata. «Nonostante ci siano moltissime persone in questa scuola, non si vede una faccia nuova da anni.»

«Perché?» Domando subito, curioso e preoccupato nello stesso tempo.

Gli occhi amichevoli e sinceri di Hoseok si illuminano, mentre sorride ampiamente.

«La città è veramente insicura, insomma, si trova al centro di una boscaglia estesissima e alquanto terrificante, chi è che si sentirebbe a proprio agio?» Entrambi guardiamo la donna che ha appena finito di conversare.

«Beh, hai ragione.» Rifletto, stringendomi nelle spalle.

«Ma ciò che è preoccupante» - Continua lui - «È il fatto che professioni come medici o pompieri ad esempio, siano letteralmente scomparse. Quindi è normale che nessuno voglia venire a stare da queste parti, sarebbe un po' come auto-condannarsi.»

Hoseok sorride ancora alla mia faccia particolarmente allarmata, e confusa.

Sto per rispondere, ma la docente batte le mani per farci stare in silenzio.

Sapevo che i miei genitori erano stati chiamati per venire a lavorare qui, ma non pensavo che il motivo fosse questo.

Come diavolo si può vivere in un posto simile? Come può sentirsi al sicuro la popolazione?

L'insegnante introduce un argomento e tento di ascoltare e seguire la lezione, tuttavia le parole di Hoseok mi frullano in testa una dopo l'altra non dandomi pace.

La città è veramente insicura.

Ma quanto, insicura?

Thirst For You | kookminOù les histoires vivent. Découvrez maintenant