27 - maybe you didn't see him

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Il direttore Kang, a differenza degli stereotipi più comuni, è un uomo apposto e molto chiacchierone, esattamente come sua figlia.

Una volta raggiuntomi mi ha subito offerto dei vestiti asciutti in modo che potessi cambiarmi e sentirmi un po' meglio, ma io ho rifiutato.

Probabilmente ha notato il mio stato di malessere generale e mi ha persino offerto di accompagnarmi in ospedale, ma gli ho comunicato per la terza volta di star bene.

A quel punto ha semplicemente preso una coperta calda dal portabagagli dell'auto della polizia e me l'ha piazzata sulle spalle prima che potessi dire altro.

L'ho ringraziato con gli occhi, visto che la gola mi si è chiusa di nuovo, e non da segni di volersi riprendere.

Successivamente non ha serrato la bocca neppure per un attimo.

Ha continuato a parlottare senza interruzione per tutto il tragitto dal punto del quasi incidente alla centrale, parlando del più e del meno ma soprattutto di quanto sia duro lavorare qui, in questa città.

Una volta arrivati, uno dei colleghi del direttore mi tiene aperta la porta per farmi entrare, e timidamente seguo il padre di Minso all'interno dell'edificio.

Mi fa accomodare su una sedia morbida nera e lui si siede dalla parte opposta del tavolo, incrociando le dita sulla superficie dura e intimando al suo collaboratore di chiudere la porta.

Non nego che tutta questa situazione mi stia nuovamente spaventando a morte, sento la pelle d'oca non appena l'uomo dinnanzi a me si schiarisce la voce e sospira.

Sono completamente solo in un posto a me sconosciuto, non so neppure se i miei genitori hanno saputo ciò che successo, ma tanto non credo che questo avvenimento sarebbe stato tanto "sconvolgente" da fargli lasciare il lavoro.

Il mio sguardo si perde nel vuoto ripensando a quanto mi sono sentito al sicuro tra le braccia di Jungkook, le sue mani sulla mia schiena, il modo con cui mi teneva stretto...

Ma allora perché mi ha lasciato così?
Mi sento spaesato, e abbandonato...

«Signorino Park, è sicuro di sentirsi bene?»

Sbatto le palpebre di scatto, risvegliandomi dal mio stato di trance. «Si, m-mi scusi» mi discolpo.

Lui mi squadra per bene, leccandosi le labbra. «So che è ancora scosso per ciò che si è verificato qualche ora fa, ma ora deve solo cercare di stare tranquillo» mi rassicura.

Poco convinto, annuisco. Successivamente gli faccio cenno di iniziare il suo interrogatorio e mi copro al meglio le spalle con la coperta.

«Allora» - comincia, dando un'occhiata al suo cellulare che non la smette un attimo di vibrare e illuminarsi - «Vuole raccontarmi specificatamente come sono andate le cose?»

Faccio un respiro profondo che mi provoca dolore alla cassa toracica, poi inizio a spiegare tutto.

La mia sveglia che non ha suonato, la mia corsa avventata sul marciapiede, la pioggia che mi ha colto alla sprovvista.

Gli parlo anche di Jungkook, ovvio che gliene parlo. Della sua proposta di darmi un passaggio e del mio rifiuto, di come mi sono allontanato e di quando ho provato ad attraversare.

Poi l'autobus che si precipita in una corsa spericolata giusto nella mia direzione e i miei quasi ultimi pensieri.

Infine parlo di lui, di come ho sentito una forte pressione sul mio maglione e in mezzo secondo ero sul ciglio della strada.

Il capo Kang continua ad annuire e ad appuntarsi su un grosso modulo in carta le mie parole, quando parlo di Jungkook però si ferma, corrugando la fronte.

Thirst For You | kookminحيث تعيش القصص. اكتشف الآن