8 - don't get worried 'bout that

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Inserisco le chiavi nella serratura e, dopo infiniti tentativi di far schioccare questa dannata porta, essa si apre con un tonfo secco.

Fortunatamente oggi le lezioni pomeridiane che vanno dalle due alle quattro sono saltate a causa di un'assemblea che ha coinvolto la maggior parte dei professori; di conseguenza, dopo essere stato informato da un collaboratore, ho deciso istintivamente di tornare a casa.

La mia voglia di passare del tempo aggiuntivo in quell'edifico rumoroso era pari a zero, eppure mi sento tremendamente in colpa per non aver avvisato Hoseok, Taehyung e... si, anche Minso.

Mi sono comportato da sciocco.
Le uniche persone con le quali ho veramente interagito e socializzato sono state da me ignorate soltanto per due stupidi ragazzi maleducati.

Sbuffo, e nello stesso tempo appoggio lo zaino sul divano.

Devo assolutamente chiamare uno di loro e scusarmi per il mio comportamento infantile.

«Mamma?» chiamo una volta uscito dal mio intruglio di pensieri, dirigendomi in cucina.

Trovo sul largo bancone un post-it di colore giallo con su scritto qualcosa. Capisco subito che si tratta della sua calligrafia perché come me ha la tendenza a scrivere di fretta.

I miei occhi si posano sulle parole che si susseguono:

Siamo a lavoro, Jimin. I turni qui sono molto rigidi, più di Seoul, quindi saremo a casa raramente. Ad ogni modo il frigo è pieno di cibo e ti ho lasciato qualcosa da mangiare per cena nel forno.
Scusaci per la nostra assenza, tesoro. Ti vogliamo tanto bene, sia io che tuo padre.
mamma

Sento quell'unica speranza di poter stabilire un rapporto più stretto con i miei genitori svanire all'istante, e sospirando riduco in piccoli pezzettini il foglio di carta.

Perfetto. Sarò solo come un cane anche qui, in questa casa troppo grande per un'anima fragile come la mia.

Prendo dal frigo una lattina di coca-cola e mi siedo su una sedia, prima che le mie gambe cedano.

E ancora una volta sento gli occhi farsi più bagnati, non capisco perché io sia così sensibile in queste ultime ore.

Sarà la nuova vita che sto intraprendendo, eppure percepisco la tristezza diffondersi pian piano in me.

I miei genitori hanno sempre lavorato troppo, il nostro legame è sempre stato inesistente.

Da piccolo mi affidavano a continue baby-sitter, puntualmente vedevo tra le lacrime infantili che mi inondavano gli occhi i loro visi che mi rassicuravano dicendomi che sarebbero tornati presto.

Poi invece li rivedevo dopo giorni, soltanto per essere portato da un'altra persona pagata per prendersi cura di me.

Probabilmente è proprio per questo che tra di noi non vi sono quasi mai litigi, abbiamo passato così poco tempo insieme che non riusciamo neanche a trovare motivi per farlo.

Più volte ho tentato di spiegare loro la mia situazione, ovvero che mi sento tremendamente solo e che la loro assenza non fa che ampliare questo buco incolmabile nel petto che ho da anni.

Ma la loro risposta è sempre stata la solita:
Facciamo tutto questo per te.

«Come no.» mi esce dalle labbra, mentre un risolino amaro riempie il silenzio.

Thirst For You | kookminWhere stories live. Discover now