3 - notebook

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L'ora di lezione passa in modo particolarmente lento, e quando la campanella suona tiro un lungo sospiro di sollievo, che parte dal più remoto punto dei miei polmoni.

Perfetto. Il mio primo giorno di scuola non poteva che iniziare in modo peggiore.

Sarà stata la voce monocorde dell'insegnante o i mille dubbi e pensieri che Hoseok mi ha procurato, sta di fatto che quando esco dall'aula mi sembra di esserci rimasto per un decennio.

«Che lezione hai ora?» Mi domanda Hoseok, che intanto smanetta col suo cellulare tentando di inviare un messaggio.

Mi viene spontaneo ridere nel momento in cui si rende conto di aver sbagliato destinatario e si mette a sbraitare nel bel mezzo del corridoio.

«Ehi, non ridere!» Impreca, e qualcuno fermo agli armadietti si gira a fissarlo con una faccia scioccata.

Mi piego in due dalle risate quando per poco non colpisce una ragazza col telefono che stava agitando in aria.

«Okay okay» dico riprendendo fiato «Almeno adesso so di non essere l'unico a cui succedono certe cose.»

«Oh, Jimin» Affianco Hoseok mentre camminiamo, e lui mi mette una mano sulla spalla. «Fidati, questo non è nulla rispetto alle cose imbarazzanti che mi capitano tutti i giorni.»

Sorrido, e non posso fare a meno di pensare a quanto io stia adorando questo ragazzo.

Consulto il modulo con tutte le mie lezioni prima di dedicare nuovamente la mia attenzione ad Hoseok.

«Comunque ho matematica adesso.» Affermo.

Lui si ferma a metà strada guardandomi con un'espressione afflitta che mi fa ridere ancora.

Ma com'è possibile? Fino ad ora non ho mai incontrato una persona simile. Mi fanno male le guance per le risate che mi ha fatto produrre questa sottospecie di raggio di sole vivente.

«Io quella grande merda di letteratura» Sbuffa, aggiustandosi i capelli. «Se non dovessimo incontrarci ad altre lezioni puoi raggiungermi a mensa, solito tavolo al centro vicino a quello delle ragazze, sai com'è.»

Rispondo al suo occhiolino con un alzata di sopracciglia e un sorrisetto mentre mi aggiusto lo zaino sulla spalla.

«Ah, quindi sei un acchiappa-donne?» Dico, ridacchiando.

Lui per risposta scuote tristemente la testa. «Io acchiappa-donne? Non ho una relazione da sei mesi, Jimin. Sei mesi. Sai che significano sei mesi senza sesso?»

Sto per rispondere un "certo che lo so", insomma, sono vergine. Ma questo non dovrà mai saperlo, nessuno dovrà mai saperlo. Proverei un imbarazzo... immenso.

«Beh, forse... forse no.» Dico semplicemente, facendo un risolino nervoso.

«Visto? Secondo me sei tu l'acchiappa-donne qui. Non ti hanno tolto gli occhi di dosso manco per un attimo a biologia. O vuoi dire che neppure te ne sei accorto?»

«Ah si?» Mi gratto timidamente la nuca. «Sarà perché sono nuovo, nulla di che»

«Oh si si, proprio per quello.» Il suo sorriso malizioso mi fa abbassare la testa a disagio.

«Dio quanto è tardi! Ci vediamo a mensa!» mi grida iniziando a correre, e annuisco sul punto di sbellicarmi di nuovo.

Raggiungo la classe di matematica con più facilità, ed entro, stavolta con meno timore.

Il professore mi presenta alla classe un po' più numerosa, e solo in questo momento faccio caso alle persone che mi fissano con insistenza.

Mi siedo all'ultimo banco, e prendo un quaderno per svolgere gli esercizi scritti dal docente alla lavagna.

Nessuno è seduto accanto a me durante quest'ora, ma va bene così. Matematica è una tra le materie che mi riescono meno, quindi devo concentrarmi il più possibile.

Due ragazze si voltano, e capisco subito che l'hanno fatto per guardare me.

Una di loro, in particolare, mi sorride squadrandomi dalla testa ai piedi, soffermandosi un po' troppo sul mio corpo.

Quanto incrocio i suoi occhi lei non pare assolutamente imbarazzata. Anzi. Penso proprio che volesse che ciò accadesse.

Quando rivolgo nuovamente la mia attenzione a quella valanga di equazioni, noto con la coda dell'occhio che lei sembra delusa. Probabilmente non si aspettava questa reazione da parte mia.

Si, è certamente una bella ragazza, non posso negarlo. Eppure nella mia testa l'unica persona che mi appare è il ragazzo misterioso e ancora una volta non ne capisco la ragione.

Purtroppo, la mia voglia di concentrazione viene distrutta dai miei pensieri.

Mi metto a riflettere su quelle sensazioni, ciò che ho provato quando mi ha guardato in quel modo. Ho sentito la pelle bruciare a causa di quegli occhi magnetici, i brividi che mi hanno percorso il corpo a quella semplice stretta sul braccio, il battito del cuore accelerato quando da quelle labbra meravigliose è fuoriuscita la sua voce.

E poi penso a quelle ragazze che insistentemente mi guardano, ed io sono lì, impassibile, che cerco di sorridere, di reagire.

Ma la verità è che le emozioni sono diverse. E ne sono consapevole. Peccato solo che per i miei genitori un orientamento sessuale differente da quello da loro definito "normale", è inaccettabile.

Sospiro, facendo strani segni con la matita sul foglio liscio di carta.

Ormai turbato, allungo il braccio per prendere il telefono e guardare l'orario. E nel farlo, sento sotto le mie dita uno strano materiale, un materiale che non sembra legno.

Infatti non lo è.

Quello che prendo tra le mani è un quaderno dalla copertina nera lucida. Passo su di esso il polpastrello, esaminandolo.

È in perfette condizioni, deve per forza appartenere ad una persona precisa e ben organizzata.

Spinto dalla curiosità decido di aprirlo, almeno così potrò riportarlo al proprietario (malgrado io non conosca un'anima viva) ed evitare che si perda o che venga preso da una persona a cui non appartiene.

A Seoul perdevo il mio materiale scolastico ogni tre per quattro; sono sempre stato abbastanza smemorato, e purtroppo la cosa ha fatto sì che perdere le mie cose diventasse un'abitudine.

Lancio uno sguardo veloce al professore che sta ancora scrivendo con un pennarello nero alla lavagna.

Guardo attentamente la prima pagina e noto in basso a destra un nome:

Min Yoongi.

Thirst For You | kookminWhere stories live. Discover now