Hank Voight

1.2K 23 19
                                    

YvetteHalstead mi scuso se ti ho fatto aspettare secoli per questo capitolo ma spero comunque che ti piaccia🥰🥰

Il rumore di una mano che sbatte contro la porta mi costringe a svegliarmi, mi tiro in piedi e faccio attenzione a sbattere i piedi fino alla porta così che chiunque stia disturbando il mio sonno capisca che ha fatto male

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Il rumore di una mano che sbatte contro la porta mi costringe a svegliarmi, mi tiro in piedi e faccio attenzione a sbattere i piedi fino alla porta così che chiunque stia disturbando il mio sonno capisca che ha fatto male. Abbasso la maniglia dopo aver tolto la sicura e spalanco la porta. Erin Lindsay mi sorride porgendomi un caffè di Starbucks.

-Caramel Macchiato, era il tuo preferito se non ricordo male- parla mentre entra nel mio appartamento senza curarsi del mio sguardo inceneritore su di lei. Chiudo la porta perché tanto ormai è entrata e si è anche seduta sul mio divano. Non posso cacciarla. La raggiungo in salotto ma rimango in piedi ad osservarla. Il caffè ancora tra le mani senza che ne prenda un sorso.

-Cosa ci fai qui Erin?- domando fingendo una calma che non mi appartiene, la poliziotta prende un sorso del suo caffè prima di alzare gli occhi su di me

-non ci girerò intorno, abbiamo bisogno di te, (Y/N)- risponde sicura, io la osservo per qualche attimo cercando di capire se sia sincera o no, quando dal suo sguardo capisco che è seria non posso trattenere la risata rumorosa.

-Non se ne parla Lindsay, se ti manda Voight puoi anche dirgli di andarsene a quel paese- mormoro infastidita posando con durezza il caffè sul tavolino e faccio per risalire le scale e andarmi a lavare ma la mia ex collega mi segue.

-Ascoltami, Voight non sa che sono qui. Lui non voleva chiederti nulla perché non ha il coraggio di guardarti in faccia dopo ciò che- la interrompo prima che possa terminare la frase, mi giro verso di lei ancora in mezzo alle scale

-e fa bene. Fa fottutamente bene, è solo colpa sua se sono ridotta in questo stato. Colpa sua, e tua- grido trattenendomi dal colpirla dato che potrebbe farsi seriamente male. Erin sospira abbassando lo sguardo, probabilmente pensa a come farmi cambiare idea.

-Hai ragione, (Y/N), abbiamo fatto cose di cui... eri come una sorella per me. E Voight teneva a te come a una figlia- alle sue parole un'altra risata amara sfugge dalla mia gola e riprendo a salire le scale

-bel modo di dimostrarlo. Senti non mi va di vederti, di ascoltarti, non voglio sapere che esisti. Scompari dalla mia vista- la voce mi esce più esausta di quanto vorrei ma forse è proprio questo che convince Erin a lasciarmi sola dopo aver mormorato altre scuse. Con un sospiro mi faccio la doccia e inizio la mia giornata.


Il sole è tramontato da un pezzo quando rientro, mi sfilo le scarpe appena chiudo la porta ma dei rumori mi fanno tornare vigile. Afferro la mazza di ferro che tengo per le emergenze dato che mi è stato vietato tenere armi da fuoco e, silenziosamente, cammino verso la cucina. Solo ora mi accorgo che la luce è accesa. Una risata.

-Credi che ci perdonerà mai?- domanda una voce, di nuovo Erin. Su tutte le furie faccio il mio ingresso in cucina trovandomi addosso gli sguardi di Voight, Erin e Antonio.

ImmaginaWhere stories live. Discover now