72. Conosciamo meglio Lorenzo

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Pov's Carlotta
<<oi Ale>> richiamai in un sussurro il castano steso sul suo letto.

Mi avvicinai ad esso, notando così i suoi occhietti chiusi. Sorrisi leggermente, coprendolo meglio con la coperta e lasciandogli un piccolo bacio in fronte.

Fatto questo mi diressi nel giardino anteriore, dove trovai Lorenzo a fumare.

<<non sapevo fumassi>> affermai andandomi a sedere nel divanetto singolo, mentre lui mi rifilava un occhiata veloce.

<<è raro, fumo raramente; proprio come te>> commentò.

<<quindi immagino che se tu adesso lo stai facendo è perché hai qualcosa dentro che vorresti urlare al mondo in modo disprezzante, ma che non fai perché sei una persona troppo per bene e che ha paura della vita in se per se, non delle persone>> replicai.

Lui mi guardò in un modo strano ed io capi di aver centrato il punto. 

<<più o meno>> asserì distogliendo lo sguardo dal mio, per posarlo sul terreno verdeggiante, poco più avanti di noi.

<<cosa ho sbagliato?>> domandai corrugando la fronte.  

<<due cose. La prima è che non sono una persona troppo per bene, ho anch'io un lato cattivo che però cerco di reprimere. La seconda: io ho paura delle persone, non della vita>> rispose.

<<ahh non so Lollo. Riflettici su, perché davvero a me sembra così e non ne sbaglio mai una>> dichiarai, mentre esso mi rivolgeva uno guardo divertito, come per dire "fai sul serio? Oppure vuoi che ti ricordi il pensiero che avevi su Nicol?"

<<intendo per i ballerini>> sottolineai, facendogli alzare le mani al cielo, come segno di arresa.

<<ad esempio, prendi Virginia, te la ricordi? -il ragazzo annuì- ecco, già quando l'ho vista ballare per la prima volta avevo capito il suo essere, questo perché; semplicemente per me le persone sono dei libri aperti quando ballano, pure se lo fanno male>> continuai alzando lo sguardo verso il cielo stellato.

Da quel momento il silenzio assoluto ci avvolse, accompagnato da un gelo che però sembrava non dar fastidio a nessuno dei due.

Forse perché eravamo vestiti pesati oppure per il semplice fatto che la compagnia dell'altro riscaldava il cuore di entrambi.

Alla fine l'amicizia era anche questa. Non solo esserci nei momenti brutti o condividere quelli di gioia. Era anche confrontarsi, esprimersi e raccontarsi senza aver paura che l'altro ti giudichi. Aprirsi, legare e sperare che nessuno rovini quei momenti di compagnia, dove entrambi ci sentivamo a nostro agio.

Pov's Lorenzo
<<io non ho mai avuto alcuna possibilità. Ero sempre inferiore a mio fratello per i miei genitori e quindi non mi meritavo nulla. Per questo non mi hanno mai pagato le lezioni di danza da piccolo e la retta dell'accademia in questi anni>> raccontai a Veronica, mentre Carlotta, di fianco a me, mi stringeva la mano.

Lei sapeva già tutto, gliel'avevo già detto. Ma ora era arrivato il momento di fidarmi anche di qualcun altro oltre a lei e mi sembrava giusto che quel qualcun altro fosse la mia insegnante; colei che crede in me da quando mi ha visto ai casting, colei che non ha mai invaso la mia privacy chiedendomi qualcosa della mia vita sociale o della mia famiglia, cose che potevano mettermi a disagio. Colei che mi aveva lasciato i miei spazi e ora mi stava ascoltando a orecchie aperte ed occhi lucidi.

<<quindi ho sempre dovuto provvedere io a me stesso. Per pagarmi le lezioni da bambino facevo i lavori di casa ai miei parenti, che tra l'altro non sono tanti, per un mese, così da ottenere, a faccende eseguite per bene, alla fine di ogni settimana al massimo 5 euro da ognuno di loro. In un mese riuscivo ad accumulare si e no 150€ che non è poco ma neanche tanto, però mi bastavano per pagarmi quelle lezioncine. Invece, per pagarmi l'accademia faccio due lavori, uno il pomeriggio, cioè il baby e dog sitter, mentre il secondo, la sera, come cameriere in un pub lì vicino. Avendo una paga bassa a volte fatico a pagare la retta in tempo e per questo chiedo di poter ritardare il pagamento di qualche giorno, richiesta che mi viene spesso accordata dato che sanno la mia situazione e sanno che mi serve solo qualche altro pochino di tempo, il giusto per accumulare un altro po' di soldi con qualche altro lavoro. Vivendo da solo ho dovuto per forza imparare a fare tutto: lavare, cucinare e soprattutto badare a me stesso. Questo mi ha portato a chiudermi molto in me stesso e a rifugiarmi nella danza>> raccontai con le lacrime a gli occhi e la voce spezzata dal pianto.

MerakiWhere stories live. Discover now