82. Mattia...

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Pov's Carlotta
Ero a lezione con la Cele e stava andato tutto bene, almeno finché non iniziammo a provare la terza coreografia assegnata in quella settimana, che era sui tacchi.

<<pensavo che tu avessi superato questa insicurezza rivolta alla tua femminilità>> affermò sorridendomi e sedendosi sulla sedia davanti al plexiglas.

<<l'avevo fatto, cioè avevo fatto qualche passo avanti con questo stile, ma penso che adesso io sia tornata al punto di partenza>> replicai.

<<come mai?>> domandò facendomi segno di avvicinarmi e sedermi di fronte a essa.

Lo feci, pensando a cosa rispondere.

<<beh credo che vedendo le altre ragazze, che comunque hanno fatto si e no tutte almeno una esibizione in questo stile, più sicure mentre ballano, più sensuali, più femminili, mi abbia fatto sentire...come dire...sbagliata. Sbagliata nei movimenti, nella dose di sensualità che metto nelle coreografie come queste e soprattutto nella consapevolezza>> biascicai.

<<allora migliora nei movimenti, aumenta la dose di sensualità e lavora sulla tua consapevolezza. Sei una bella ragazza e hai tutte le qualità per farlo, devi solo imparare a sfruttarle>> asserì lei, guardandomi dritta negli occhi.

Ricambiai lo sguardo, per poi abbassarlo e riflettere. Forse era il momento di aprirmi, raccontarmi, dirgli qualcosa su di me, dopotutto mi stava aiutando molto e mostrava sempre una certa disponibilità nei miei confronti.

<<quando ho iniziato l'accademia mio nonno e mia zia avevano preso un appartamento a Chicago per starmi vicino, mentre i miei e il resto dei parenti erano rimasti a Roma. Ero contenta di tutto quello che mi stava accadendo. Prendevo voti alti, ed ero una delle ballerine più brave lì dentro. Poi, però, è cambiato tutto. Avevo 17 anni quando lasciai definitivamente l'accademia, ma ne avevo 16 e mezzo quando successe tutto. Mio nonno, quello dalla parte di papà, si era sentito gravemente male mentre io ero ancora a Chicago e quando lo ero venuta a sapere, parecchi giorni dopo, lui era in coma>> iniziai a testa bassa.

<<mi ero sentita maledettamente in colpa quando me lo avevano detto, mi sentivo colpevole da una parte, perché non ero lì quando era successo. Non ero lì per star vicino in primis a nonno e poi comunque a nonna e a papà. Poi quando son tornata a Roma per questa cosa, ho capito che stavo annullando tutto per la danza, persino la voglia di passare del tempo con la mia famiglia. Non permettendogli dunque di approfondire un legame con me e di conoscere la me adolescente che vedevano solo durante le feste, neanche in estate dove io restavo a Chicago. Lì ho iniziato comunque a prendere in considerazione la possibilità di lasciare l'accademia, anche se mi faceva male, tanto male, perché comunque stavo inseguendo uno dei miei sogni più grandi e quindi faceva male anche solo pensare di buttare tutta la fatica che avevo fatto per tornare a una vita come tante altre che io personalmente avevo sempre odiato da ragazzina. Successivamente  son anche tornata a Chicago, ovviamente quando avevo la certezza che nonno stava meglio, quindi dopo un mesetto e mezzo passato a Roma con lui, nonna e i miei ho fatto il mio ritorno in accademia, dove purtroppo non mi sentivo più bene. Avevo la costante paura che potesse accadere qualcosa e che i miei non me lo dicessero per non farmi lasciare nuovamente l'accademia e questo mi aveva fatto iniziare a sentir fuori luogo lì>> continuai.

<<non mi piaceva più stare lì. Volevo tornare a casa e stare vicino ai miei parenti. Così quando ho compiuto i miei 17 anni ho preso la mia decisione di lasciar definitivamente l'accademia e Chicago. Tornata qui ho iniziato a vivere la mia vita, passando un'anno monotono e noioso, dove avevo smesso per qualche mese di danzare. Più, però, passava il tempo più mi sentivo vuota e così ho ricominciato allenandomi di giorno nella scuola di danza che frequentavo qui a Roma, dopo le ore scolastiche passate al liceo linguistico, e di notte a casa. Finito mi sono diplomata e ho fatto i casting per entrare qui, perché non volevo più vivere una vita come quella dell'ultimo anno e volevo ricominciare a inseguire pienamente il mio sogno. Poi il resto...beh quello lo conosce>> conclusi guardandola finalmente negli occhi, ridendo durante l'ultima frase.

MerakiWhere stories live. Discover now