Capitolo 59

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Amanda's Pov

La sveglia suona, come sempre, alle sette e mezza.

Mi allungo per spegnerla e Jos incomincia con i suoi lamenti da mulo.

"Vai a prepararti prima tu, poi vado io" Si tira su la coperta, coprendosi il viso.

"Lo so Jos, ormai è da quando che ci conosciamo che me lo dici" Rido arrancando verso il bagno.

Accendo l'acqua calda e butto a terra il mio pigiama. Mi pettino i capelli in fretta e li raccolgo in una crocchia.

Mi metto sotto il getto dell'acqua calda e lascio che questa mi rilassi.

Diciamo che va tutto male, le uniche cose che vanno bene sono la scuola ed il lavoro.

Dicono che a volte, nella vita basta essere a posto con i soldi e con la scuola, e quindi riusciamo ad essere in pace e felici. Nella prima parte sono d'accordo, perché se sei da sola come me (e non hai nessuno che ti mantiene), devi trovare qualcosa che ti mantenga e ti permetta di vivere. Anche per la scuola sono d'accordo, perché se no saremmo tutti degli asini che camminano per strada.

L'unica cosa con cui non sono d'accordo, è quella che i soldi e il sapere diano la felicità. Certo, hai un peso in meno sulle spalle ma non sono tutto.

Ma fin da piccoli, ti insegnano a dividere il bene dal male e la felicità dalla tristezza.

Ecco, i soldi sono qualcosa che non ti danno la felicità. Posso comprarti tante cose materiali, ma non possono darti quel sorriso e quel calore al cuore.

Secondo me non esiste una persona al mondo davvero felice. Io sono l'ultima persona su questo universo che si può definire tranquilla e felice, ma non penso che ci sia qualcuno che non abbia preoccupazioni o paure.


Esco dalla doccia e mi avvolgo con un asciugamano.

"Jos, il bagno è libero. Vai a prepararti che se no arrivi in ritardo" L'avviso uscendo dal bagno.

"Si" Dice buttandosi letteralmente giù dal letto.

Prendo della biancheria, la felpa della scuola (bella lunga) e dei jeans skinny neri.

Mi vesto e mi guardo alla specchio: un morto vivente.

Passo un po' di fondotinta sulla mia pelle bianchissima e coloro con il mascara le mie ciglia lunghe.

"Jos, sei pronta?" Grido.

Lei esce dal bagno e corre verso l'armadio.

"Anche oggi in ritardo?" Rido, sciogliendomi i capelli.

"No, cinque minuti ed andiamo a fare colazione"

Corre da una parte all'altra per cercare i suoi vestiti sparsi e, finalmente, dopo dieci minuti siamo fuori dalla porta.


"Allora, oggi che programmi hai?" Mi chiede Jos soffiando sul caffè.

Siamo già al fine settimana ed io non ho fatto niente.

Ogni mattina mi sono alzata, sono andata a scuola, ho pranzato, sono andata a lavoro, ho fatto i compiti e sono andata a letto.

Harry non si è fatto molto sentire. Qualche messaggio ogni tanto del tipo Come stai?, Oggi sei sorridente?   e cose varie.

Ma le nostre conversazioni non avevano un discordo fondato, erano solo delle domande retoriche.

"Devo andare a lavoro e poi andare a casa, devo sistemare un po' di cose lì" Invento.

"Oh.." Mormora.

So già a che cosa sta pensando: festa, festa e festa.

Ma io questa settimana non ho voglia: ho già dato anche troppo. Mi sono sforzata di andare la settimana scorsa, dopo che mi è stata annunciata la cosa di cui ho sempre avuto paura che ritornasse. Pensavo, anzi speravo di incontrare Lui, e così è andata. Volevo provare a chiedergli aiuto perché sento che su di Lui posso contare.

Ma quando l'ho visto lì, con quei capelli disordinati, mi sono morsa la lingua e sono stata zitta.

Come ho già detto alcune volte, se non dovessi avere altre possibilità che la chemio, mi trasferisco da mio nonno, in Europa.

Nessuno saprà più nulla di me, sarò come morta.

Anche se io sono già morta.


"I ragazzi volevano andare a un night club, qui vicino" Mi informa Jos.

Storco il naso.

"Se cambi idea fammi sapere" Sorride.

"Andiamo?" Chiedo alzandomi.

"Andiamo" Conferma e andiamo a pagare.

Dopo essere tornate a scuola, io e Jos ci salutiamo ed ognuna va nella propria classe.

Prima ora. Letteratura.

"Buongiorno, ragazzi. Abbiamo studiato tanti scrittori in questo periodo, ed ora voglio che scriviate voi qualcosa. Come argomento vi do uno che vi è particolarmente piaciuto: le vostre paure. Scrivete tutto quello che volete e che pensate, sempre rimanendo dentro certi schemi. Buon lavoro, avete due ore" Ci informa la professoressa.

Tema. Ottimo.


 Non esiste la persona perfetta, e se esiste io non l'ho ancora conosciuta. Penso che ognuno abbia paura di qualcosa: dell'acqua, del buio, dei ragni. Tutte queste cose sono legate a brutte esperienze che abbiamo vissuto in passato. Le paure non possono nascere da un giorno all'altro. Se una cosa non la conosciamo, all'inizio siamo scettici, ma dopo ci lasciamo andare.

Ecco, io penso che la mia più grande paura sia la morte. Non tanto per quello che si prova, come ci si sente fisicamente e cose del genere. Ho paura di morire, perché ho paura di non finire ciò che avevo iniziato. Ho paura di  lasciare le cose disordinate, senza senso. Quando morirò, voglio essere sicura di essere in pace con me stessa.

Non voglio tanto "vivere la vita", perché secondo me queste cose non rimangono. Voglio diventare ed essere qualcuno, che quando sarà il mio anniversario di morte qualcuno dica "Io quella la conoscevo". Voglio che qualcuno dica "ma lo sai che una volta, Amanda.." . Non tanto per me, ma per quelli che restano. Voglio che si ricordino di me, in modo positivo o negativo. L'importante è che io non abbia sprecato una vita a non fare niente.

Vorrei tanto, che una volta morta, io sia una telecronista di calcio e che nel campo ci siano tutte le persone che ho conosciuto, amato. Vorrei osservare i movimenti che fanno, quello che dicono. Voglio ridere quando pensano a me, oppure piangere con loro. Voglio che loro sappiano che io ci sono, anche se non sono lì fisicamente. Voglio che il mio nome non sia dimenticato, che la mia storia non sia dimenticata.

Non penso di aver dato molto di me stessa a questo mondo. Sono sempre stata riservata, o comunque ho sempre parlato il minimo indispensabile. Avevo paura che le persone mi giudicassero o cose del genere. Ma alla fine, tutti muoiono, ma sei tu a decidere come scavarti la fossa.

Quindi, per superare questa mia grande paura, ho deciso di farmi vedere per quella che sono. So che ci vorrà del tempo, e tanta buona volontà. Ma non voglio vivere con il terrore di essere dimenticata, di aver lasciato le cose a metà oppure che il mio nome venga calpestato dalle persone future.

Bisogna avere paura della morte, ma ancora di più della vita. Non sai mai che cosa ti accadrà, quindi bisogna aggredirla con le unghie e con i denti.

Decidiamo noi come morire.



-P.s. ma buona sera! Lo so che questo capitolo è molto riflessivo, ma ehi sono una professionista (proprio).

Comunque, scrivo subito un altro (sempre dopo la mia pausa Quarto grado) e pubblico.

Baci.



Can we grow up together? •H.S.Where stories live. Discover now