3. Tutto sbagliato.

12.5K 531 46
                                    

La prima giornata scolastica era finalmente finita. Arrivata a casa, decisi di passare il tardo pomeriggio ad ascoltare musica: era strano, ma la musica rock riusciva a rilassarmi tantissimo.. era come se tutto quel rumore mi trascinasse via con sé, sembrava poter portare via tutto dalla mia mente. Ero strana forte: una parte di me amava il rumore, la musica a tutto volume, i tatuaggi, i capelli colorati, lo smalto nero e gli skinny jeans strappati. Ad un'altra piacevano il silenzio, le parole sussurrate, i fiori, i quadri di Botticelli, la poesia e colori pastello delle ali di una farfalla. A volte mandavo tutti al diavolo, altri rispondevo in modo sarcastico, altri ci piangevo. A volte prevaleva una parte, a volte un'altra e a volte non sapevo nemmeno io chi ero.

Scesi per cenare e con mia grande sorpresa trovai mia madre ai fornelli mentre mio fratello Dylan e mio padre erano a tavola, presi in una discussione. Di solito non trovavo mio padre in casa, tanto meno seduto a tavola, e tanto meno intento a parlare, e non a sbraitare contro qualcuno, che di solito era mia madre, anche se a volte ci capitavamo sotto anche mio fratello ed io.

"Hei tesoro, è quasi pronta la cena. Com'è andato il primo giorno?" mi chiese mia madre. Non che le interessasse davvero, ovviamente. Non parlavamo quasi mai, di solito nessuno cercava di interpretare la parte della 'famiglia felice', perchè, di fatto, non lo eravamo. Non capivo cosa ci fosse di tanto speciale quella sera. Capitava massimo una volta ogni due mesi una cosa del genere, se eravamo fortunati, altrimenti, ognuno per la sua strada, e il titolo di famiglia ce lo regalava solo la legge.

"Tutto bene..." risposi in tono piatto, mentre prendevo posto a tavola di fronte a Dylan.

"Fatto nuove amicizie?" domandò mia madre raggiungendomi e mettendo la cena in tavola.

"Figuriamoci.." bofonchiò mio fratello tenendo lo sguardo sul suo piatto.

Di solito, bastava un nulla che cominciavamo a litigare, se non erano le urla dei miei genitori a turbare quei pochi momenti in cui eravamo insieme, erano le mie o quelle di mio fratello. Quella sera però l'aria era un po' più calma e decisi di lasciar correre.

"Non ancora." risposi guardando Dylan in cagnesco.

Quando rientrai in camera lessi un messaggio di Kat sul cellulare:

"Domani mattina alle 8 davanti al cancello di scuola? Grandi novità! "

"Per queste novità mi hai mollato oggi a pranzo?"

"Scusami. Ti spiego domani, promesso. Allora alle 8? Avrò del caffè bollente tra le mani, per te."

"Va bene"  risposi. Non si rifiutava mai il caffè, anche se sapevo ci fosse un secondo fine per quell'appuntamento, la conoscevo ormai.

"Grande! Ti adoro."

Posai il telefono sul comodino e mi distesi sul letto. Sapevo già cosa aveva in mente Kat, c'era di mezzo sicuramente qualche ragazzo e voleva presentarmi agli amici. Succedeva di continuo, anche dopo le ripetute suppliche da parte mia di smetterla. Dopo essere stata un po' al PC, crollai in un sonno profondo.

La mattina seguente mi svegliai con un tremendo mal di testa e sentenziai già che sarebbe stata una tremenda "giornata no". Feci una doccia veloce, mi vestii, mi spazzolai i capelli e corsi all'appuntamento con Kat, ero già in ritardo. Qualcosa mi diceva che incontrando Kat e la sua "sorpresa" sarebbe andato tutto anche molto peggio. Neanche a pensarlo, che tutto ciò si era già avverato. Kat era davanti al cancello con due ragazzi.

"Buongiorno raggio di sole! " esordì, abbracciandomi. "Questi sono Tyler e Derek. Ragazzi, lei è Desteny." Entrambi i ragazzi mi salutarono e io ricambiai cercando di sembrare più cortese possibile, anche se la mia cortesia si limitava ad un mezzo sorriso forzato, che anche mia nonna senza denti sarebbe riuscita a battere.

"Li ho conosciuti al corso di spagnolo e ho pensato che magari potevamo fare una passeggiata e conoscerci un po' uno di questi pomeriggi. Questa scuola è così noiosa, meglio avere più amici possibile per divertirsi un po' , no?" disse Kat, sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori.

"Certo" rispose subito uno dei due, per quel che ricordavo doveva essere Tyler. "Noi con la squadra organizziamo feste continuamente, dovreste farci un salto qualche volta." Tyler sembrava il più estroverso tra i due, Derek probabilmente era a disagio quasi quanto me. Era uno dei ragazzi più carini che avessi mai visto, aveva la mascella perfetta, un fisico da urlo, le labbra carnose e degli occhi color nocciola capaci di ipnotizzare. Anche Tyler era carino, aveva lo stesso fisico scolpito di Derek, probabilmente di qualche centimetro più basso, era moro e aveva dei profondi occhi neri. Ma a me non avevano mai fatto tanto effetto tutti quei muscoli. Iniziarono a parlare del più e del meno e io non spiccicai nemmeno una parola, dopodiché vidi che mancavano due minuti al suono della campanella, e mi diedi una mossa.

"Sta per suonare la campanella, dobbiamo andare, abbiamo un test alla prima ora, vero Kat?  E' stato un piacere conoscervi." dissi e scappai come un razzo,tirandomi dietro Kat per un braccio.

"Anche per noi, ci vediamo presto. " li sentii rispondere, quando io avevo già trascinato entrambe a metri e metri di distanza. Quando arrivammo in classe il prof di storia non era ancora arrivato, slacciai Kat dalla mia presa, lei smise di divincolarsi e mi inchiodò con lo sguardo "ora spiegami il perché."

"Ma che ti è preso?" sbraitò, come previsto. L'avevo trascinata come un vero e proprio manichino, facendo la figura della stramba, ma non le avrei dato ragione.

"Cosa prende a te! Ti ho ripetuto mille volte che non voglio essere coinvolta in queste situazioni assurde, ma tu non mi ascolti mai!" urlai a mia volta. Notando che un paio di ragazzi ci stavano guardando come se fossero stati al cinema, la trascinai fuori dalla classe.

"Assurde situazioni?" rispose arrabbiata, quasi ferita. "Io sto solo cercando di aiutarti Desteny. Sto cercando di coinvolgerti in qualcosa...Lo vedo che stai sempre per conto tuo, lo so che ti senti sola, lo so come stai anche se non me ne parli. Io ti conosco, sei la mia migliore amica, quando mi permetti di esserlo, ma ti sento sempre più lontana. A volte non riesco a raggiungerti, non so dove sei con la testa e non so cosa fare per aiutarti." continuò con voce rotta. "Non capisco come abbia fatto a perderti così, sei sempre stata timida, riservata, ma prima eri sempre felice quando stavamo insieme... Adesso non parli, non mangi, non sorridi, passi tutto il tempo da sola. Non ricordo nemmeno più l'ultima volta che ti ho vista davvero felice. Non voglio perderti, voglio aiutarti ma a te non importa di tutto questo, perché evidentemente non t'importa abbastanza di me." concluse quasi in un sussurro.

Ero rimasta di stucco, aveva le lacrime agli occhi, e io avevo perso la voce. Tutto quello che aveva detto era vero, ma non credevo me lo avrebbe mai detto così. Cercai di parlare ma non ce la feci. Riuscii a farfugliare un "mi dispiace", che probabilmente lei non sentì, e scappai via di corsa. La lasciai lì, con le lacrime che le rigavano il volto. E mi odiai, mi odiai forte... per aver fatto del male all'unica persona sulla Terra alla quale importava qualcosa di me.

La ragazza di vetro (DISPONIBILE CARTACEO!)Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum