37. Tutto troppo confuso.

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Dylan aveva un'espressione indecifrabile. Sperai non facesse una scenata davanti a Jace, sperai non ricominciassero a litigare. Ero stata in 'pace' per troppe ore forse, era arrivato per me il momento di ritornare alla realtà. Avevamo raggiunto toni leggeri con Jace, come se la mia vita non fosse stata quella che mi aspettava fuori da quella porta, come fosse stato tutto circoscritto ai sorrisi e alle parole divertite di quella mattina. Ma ovviamente non era così, per niente.

"Dylan."

"Desteny ma che diavolo ci fai qui?" sbottò mio fratello, sembrava arrabbiato ma anche ferito, dispiaciuto? Non avrei saputo dirlo.

"Potrei farti la stessa domanda." ribattei avvicinandomi alla soglia  dove lui era inchiodato dallo sguardo imperturbabile di Jace.

"Andiamo a casa, dobbiamo parlare." mi prese di forza un braccio con la mano stringendo non troppo forte ma comunque abbastanza da far intervenire Jace.

"Non mi sembra il caso di abbaiare ordini amico." lo intimorì Jace a denti stretti mettendo una mano sul polso di mio fratello che mi stringeva il braccio.

"Tu non hai nessun diritto di impicciarti Morgan." lo fulminò con lo sguardo lasciando la presa dal mio braccio. "Devi ringraziare lei se ti ritrovi in bocca ancora tutti i denti."

"Basta!" intervenni quando la situazione ormai sembrava sul punto di esplodere. "Cosa sei venuto a fare Dylan?"

"C-cosa?" annaspò sgomentato. "Mia sorella di diciassette anni scappa di casa di notte e mi chiedi perché sono venuta a cercarla?"

"Non sono mai stati affari tuoi, mi sembra di ricordare." ribattei acida.

"Smettila, torniamo a casa e parliamo con calma." cercò di convincermi acquistando un tono di voce più calmo.

"Lei non vuole tornare, se devi parlarle entra e parlate dentro." mi precedette Jace con una nota di fastidio nella voce. Dylan gli rivolse un'occhiataccia ma poi si arrese, mi rivolse uno sguardo interrogativo e io annuii impercettibilmente. Jace fece qualche passo indietro permettendogli di entrare e chiuse la porta.

"Io vado in camera." annunciò Jace lanciando un'occhiata di avvertimento a mio fratello che era di fronte a me. Se ne andò e ci fu silenzio per i primi secondi, ma purtroppo non per gli altri a venire.

"Mi spieghi che ci fai qui? Voi due...state insieme..voi..." chiese Dylan imbarazzato.

"Non mi sembrano affari tuoi." scossi velocemente la testa. "Sono venuta qui perché a casa non volevo più stare... e comunque lui è un amico."

"Perché a casa non volevi stare? Cos'è successo ieri sera?" il suo tono era preoccupato.

"Niente...io..."

"Desteny non mentirmi. Lo so che è successo qualcosa con mamma e papà. È tornato di nuovo ubriaco e l'hai sentito urlare contro la mamma?" indagò.

"No...no." dissi timidamente. Non ero sicura di volergli dire della sera precedente.

"Dimmi cosa è successo. Dobbiamo affrontarla insieme ora, ricordi?" il suo tono era troppo dolce,troppo premuroso, troppo preoccupato, troppo. Non ne ero assolutamente abituata e quegli ultimi periodi non erano bastati per non farmi più sussultare al tipo di tono che mi stava rivolgendo in quel momento.

"Non è successo niente con papà..." sospirai. "Ho discusso con mamma...o meglio sono stata dura, troppo dura. Le ho detto cose orribili, che però mi sembravano giuste e..." le lacrime cominciarono a fare capolino ma ero decisa a rimandarle indietro subito.

"E perché l'hai fatto?" la sua domanda non suonava per niente come un'accusa, ma semplicemente come una curiosità.

"Non lo so... Lei si è ricordata il mio compleanno, mi ha aspettata fino a tardi e mi sono venute in mente tutte le volte, ogni che non l'ha fatto e...non lo so, sono scattata e le ho sbattuto in faccia tutto ciò che pensavo. Non ce la faccio più a fingere Dylan, non fa bene a noi, non fa bene a loro. Devono almeno essere consapevoli di ciò che stanno distruggendo...cioè tutto."  Sospirò pesantemente e si passò nervosamente le mani nei capelli scuri, scompigliandoli.

La ragazza di vetro (DISPONIBILE CARTACEO!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora