58. Un cuore infrangibile.

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Passai la mattinata con le parole di Derek che continuavano a rimbombarmi in testa, come una successione di tamburi che venivano colpiti, ancora, ancora, ancora. "Non voglio più vederlo. E penso non ci sia rischio."  Doveva essere successo qualcosa di davvero, davvero grave per pronunciare tanto apertamente certe parole, e io, avevo paura di pensare a cosa. Avevo paura di scoprirlo, e di ritrovarci qualche collegamento con la stessa gente che passava a Jace quelle informazioni, ero spaventata perché lui per me era diventato troppo importante, ed era troppo tardi per perderlo, senza perdere anche un'enorme parte di me, e del mio cuore; la parte viva

"Desteny" sentii la voce della mia migliore amica richiamarmi. Ero arrivata in mensa per prima quel giorno, Steven e Jace ancora non si erano fatti vedere, e Kat, era probabilmente arrivata da qualche secondo, anche se non me n'ero accorta.

"Hei.." le rivolsi un sorriso e lei mi squadrò con lo sguardo. Se prima sapeva quando qualcosa mi turbava ma si sforzava per non chiedermi niente, da un po' di tempo, invece, analizzava ogni gesto, ogni sguardo e me ne chiedeva la spiegazione, con insistenza. A me non dispiacevano i passi in avanti che avevamo fatto, ma c'erano ancora cose che non potevo rivelarle, come le mie preoccupazioni di quel momento.

"Tutto bene? Che hai?" mi chiese, come previsto.

"Si, tutto a posto." cercai di convincerla allargando il sorriso, ma non era molto semplice con lei.

"Stavi pensando a qualcosa, e sei preoccupata." affermò, convintissima. "Ti ho chiamato tre volte prima che mi rivolgessi lo sguardo, e non mi hai tanto meno sentita arrivare." 

"Stavo pensando... a mia madre." mentii. "Non è cambiato niente."  il suo sguardo si addolcì e mi posò una mano sulla mia, in segno di conforto.

"Devi pensare in positivo, Dè. Lo so che è difficile, ma ci devi provare, per te, per tuo fratello e soprattutto per lei. Lei non vorrebbe vederti così, vorrebbe vederti forte, come lo sei tu." mi accarezzò la mano leggermente, e sentii il calore di quel gesto arrivarmi al cuore. "Non posso fare altro per aiutarti, che ripeterti queste parole, perchè questa è la verità."

"Grazie.." le sorrisi debolmente. Lei mi strinse in un mezzo abbraccio, e quello, mi fece sorridere per davvero, e mi sentii in colpa quando ricambiai in modo parecchio impacciato, perché mi stavo ancora abituando all'idea di ricevere tanto affetto da qualcuno. Anche se Kat c'era sempre stata, l'avevo sempre tenuta a distanza, troppo lontana da me e da tutto ciò che mi circondava. Ora, quella distanza diminuiva sempre di più; ogni giorno mi sentivo più vicina a lei, a Jace, a mio fratello, a mia madre. Ogni giorno capivo che quelle barriere stavano diventando sempre più deboli, e che avrei potuto abbatterle finalmente. Ci sarei riuscita, ormai ne ero sicura. Appena sciolto l'abbraccio, girai lo sguardo e notai Steven, seduto di fronte a noi; non mi ero neanche accorta del suo arrivo, e probabilmente neanche Kat, perchè sembrò sorpresa quanto me nel vederlo.

"Hei, amore" la mia amica rivolse un sorriso a quarantaquattro denti al suo ragazzo, e lui si sporse leggermente in avanti per lasciarle un piccolo bacio sulla guancia. Mi si formava una carie solo a guardarli.

"Hei Desteny, come và?" Steven si rivolse a me con il solito sorriso angelico; sulle guance gli apparivano delle fossette, quando sorrideva, che gli davano un'aria ancora più infantile e adorabile. 

"Và, tu come stai?" risposi nel modo più gentile possibile, era troppo carino lui. Io, invece, con la mia acidità perenne, sembravo più una scaricatrice di porto, di solito.

"A parte un compito di matematica a sorpresa consegnato in bianco, si, tutto a posto." ridacchiò.

"Ti avevo detto di studiare ieri" bofonchiò la mia amica, e gli lanciò un'occhiataccia. Lui ricambiò l'occhiata e si cacciò un pezzo di pollo in bocca, con un movimento secco del braccio.

La ragazza di vetro (DISPONIBILE CARTACEO!)Where stories live. Discover now