45. Non era rimasto niente.

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"Allora, problemi con il principino ieri?" Noah mi stava davanti con un sorriso enorme stampato in volto, eravamo nella caffetteria della prima volta in cui ci eravamo incontrati. Era lontana da casa ma non mi era affatto dispiaciuto camminare per arrivarci, anzi, come sempre mi aveva aiutata a schiarirmi le idee. Ero stata tutta la mattina in stato di trans, come quando gli incubi ritornavano. Ma quella notte non avevo avuto nessun incubo. Ciò che mi turbava quella volta era reale, non passava aprendo o chiudendo gli occhi, ci dovevo convivere. Dovevo imparare a gestire Jace e i nostri sentimenti, i casini di mia madre e di mio padre, la presenza di mio fratello e me stessa,soprattutto. Niente di più semplice, insomma.

Sbuffai per fargli capire che non volevo parlarne.

"Sappi che puoi chiamarmi quando vuoi per parlarne." mi rivolse un sorriso dolce e ricambiai. Era strano che un estraneo mi sorridesse così, lo conoscevo da due giorni non gli avrei raccontato nulla, lo sapevo, ma comunque mi sentivo vicina a lui,nonostante tutte le cose che non sapevamo l'uno dell'altro. "Sei arrivata a piedi qui?"

"Si." dissi senza problemi, se non mi aveva ritenuta pazza la volta precedente avendomi conosciuto da cinque minuti, non lo avrebbe sicuramente fatto quella volta.

"Avrei dovuto saperlo." ridacchiò. "Andiamo, ti accompagno. Parleremo strada facendo."

"Noah se hai da fare, posso andare da sola, davvero."

"Ho il turno in libreria tra più di un'ora, quindi ti accompagno."

"Lavori in una libreria?"

"Si, pensavo di avertelo già detto."

"Mm..si? Può essere...comunque è bellissimo secondo me." gli occhi mi si erano illuminati, lo sapevo. Ma quando sentivo il nome 'biblioteca' o 'libri', mi si apriva automaticamente un sorriso enorme. Mi era sempre piaciuto leggere, riuscivo ad evadere dalla mia vita quando mi immergevo in un libro e scappare era sempre stata la mia abitudine preferita. Scappavo dalla schifosa realtà che mi circondava e mi ritrovavo in un luogo surreale in cui non esisteva niente che potesse ferirmi, niente che potesse spezzarmi. Quando non avevo voglia di stare sola, leggevo, e quel libro era la migliore compagnia dell'universo. Non credevo fosse sbagliato allontanarmi da tutto, finché allontanarmi era diventata l'unica cosa in grado di farmi sentire viva. I libri mi facevano sentire viva, presente e parte di qualcosa.

"Abbastanza, ti piace leggere, vero?"

"Adoro leggere."

"Mm...ti va di vederla? Di andare nella libreria dove lavoro?"

"Certo che mi va." dissi subito.

"Allora, andiamo." Dopo circa quindici minuti arrivammo in libreria. Entrammo e mi accorsi che era enorme. Aveva ben due piani e ad ogni lato c'erano distese chilometriche di libri, era bellissima.

"Wow, è enorme. Non ne avevo mai viste di così grandi." dissi ancora con occhi incantati.

"Si è vero. Il proprietario è un investitore abbastanza importante, ci sono molti dipendenti,e lui non l'ho mai visto."

"Da quanto tempo lavori qui?"

"Da quattro mesi, è tranquillo qui. Pagano bene e tutto quello che devo fare è stare a contatto con i libri."

"Si...dev'essere fantastico." sul volto avevo spiccicato un sorriso beota mentre avanzavamo per le varie corsie. Dopo un po' mi accorsi che Noah mi stava fissando, stranito forse.
Eravamo rimasti in silenzio per un po' e io avevo analizzato tutta la parte dove era collocato il mio genere letterario preferito.
Ne ero rimasta incantata, c'erano libri che avevo sempre cercato. Il profumo della carta stampata, il rumore delle pagine, l'aria silenziosa e tranquilla, mi facevano sentire in pace.

La ragazza di vetro (DISPONIBILE CARTACEO!)Where stories live. Discover now