48. Resta anche domani.

6.7K 338 25
                                    

Tutti noi abbiamo delle domande, dei grandi interrogativi esistenziali, a cui proviamo a dare una risposta. In tutti gli uomini è presente la cosiddetta 'curiosità', come diceva Aristotele, l'uomo è nato per essere curioso, è nella sua natura; è nato con migliaia di domande, anche se non riuscirà mai ad avere tutte le risposte che desidera. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Che cos'è la felicità? Cerchiamo risposte continuamente, perchè la vita è una corsa ad ostacoli e bisogna correre per raggiungere qualcosa, qualunque cosa. E io sentivo sempre di non essere abbastanza veloce, sentivo di non star correndo abbastanza, come se l'obbiettivo, invece di avvicinarsi, si allontanasse sempre di più. Avevo sempre cercato in me la forza per continuare, non mi ero mai appoggiata a nessuno, non c'era mai stato nessuno per me. Nessuno mi aveva insegnato come camminare, come camminare davvero nella vita, ed ero sempre io a consolare, odiavo essere consolata, odiavo essere debole, anche se lo ero, davvero tanto. 

Negli ultimi mesi avevo capito tante cose, però. Avevo capito che non potevo nascondermi per sempre, che non potevo sopravvivere innalzando continuamente muri, tra me e il mondo intero. Avevo capito che non c'era niente di male nel farsi aiutare, talvolta era indispensabile. E avevo capito che non potevo evitare i miei sentimenti per sempre, dovevo scuotermi da quel torpore. Avevo capito che non era sbagliato amare; era sbagliato aver timore di farlo per paura di soffrire. Perchè la sofferenza, poi, arrivava comunque, tanto valeva sfruttare al massimo i momenti felici. Non potevo liberarmi del dolore se prima non lasciavo andare le mie paure e anche se poi il dolore sarebbe ritornato,almeno non avrei avuto più paura di lasciarlo andare, avrei avuto la certezza di essere in grado di uscirne. 

Ancora continuavo a chiedermi quando con esattezza avessi iniziato quel cambiamento, ma sicuramente nella mia vita durante gli ultimi tempi c'erano stati tanti cambiamenti. Forse era stato quando mio fratello mi aveva abbracciata per la prima volta, o quando ero stata sincera con la mia migliore amica, o quando mia madre mi aveva augurato buon compleanno per la prima volta dopo anni. Oppure quando un ragazzo mi aveva baciata. Non lo sapevo, ma sapevo con certezza che erano state tutte quelle cose insieme, tutte quelle emozioni, che prima non avevo mai provato. 

Era quasi sera quando decisi di alzarmi dal letto per vestirmi e uscire. Jace sarebbe passato a prendermi a breve e io avevo giusto il tempo per fare una doccia e prepararmi alla meno peggio. Ero terribilmente agitata, non ero mai stata ad un appuntamento con un ragazzo prima di Jace e non sapevo esattamente come avrei dovuto sentirmi. Ero uscita già varie volte con lui, ma mai da soli, come se fosse davvero un appuntamento. Sapevo che forse ero solo io a farmi certi complessi, magari per lui sarebbe stata una semplice uscita come tutte le altre, lui era abituato ad uscire con le ragazze, era bellissimo, affascinante, disinvolto e sembrava non essere mai a disagio. Il contrario di me, in tutte queste cose. Che nervi. Io mi agitavo anche per una matita fuori posto, non ero mai stata colpita da un ragazzo e loro non erano mai stati tanto colpiti da me. Ero timida nei momenti meno opportuni, sempre imbarazzata e fuori posto ovunque. Un bel pacchetto d'ansia e paranoie, insomma. 

Uscii dalla doccia per niente rilassata, come invece accadeva solitamente, il rumore dell'acqua calda sul mio corpo non era riuscito ad averla vinta sull'agitazione che mi serrava lo stomaco come un maledetto lucchetto. Mi vestii con dei pantaloni neri e un maglioncino bordeaux corto, per la prima volta feci maggiore attenzione a ciò che indossavo, ed era estremamente strano e snervante.. Lasciai i capelli sciolti in morbide onde, e cercai di truccarmi leggermente, non sapevo nemmeno come fare e non avevo mai avuto interesse nel comprare cosmetici. 

Ero pronta quando sentii l'auto di Jace parcheggiare. Corsi giù per le scale quando suonò al campanello, avevo quasi il fiatone per la corsa, proprio un bel modo elegante di presentarsi. Aprii la porta e vi trovai Jace, in tutta la sua bellezza. Indossava una camicia nera sotto il giubbotto di pelle e dei jeans scuri, aveva stampato sulle labbra un mezzo sorriso e gli occhi verdi sembravano brillare ancora di più al contrasto di luce che arrivava dal salotto di casa mia e il buio che c'era fuori, mentre i capelli neri gli ricadevano morbidi sulla fronte. 

La ragazza di vetro (DISPONIBILE CARTACEO!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora