17. Invisibile.

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"Da bambina, c'era un mostro sotto il mio letto.
Avevo paura e scappavo.
Da grande, il mostro sotto il letto ha avuto paura ed è scappato anche lui.
Ha visto i demoni che mi porto dentro."


Quella notte mi svegliai in preda al panico. Come sempre, i miei incubi non volevano lasciarmi andare. Sentivo e vedevo le ombre scure che accompagnavano la mia mente di notte da anni. Erano come dei rapitori di felicità e di qualsiasi sentimento positivo...lasciavano spazio solo all'oscurità e alla tristezza. Sognavo di essere da sola, terrorizzata,in una stanza buia...c'erano delle urla,arrivavano le ombre scure ed io non sentivo più niente...riuscivo solo ad avvertire il sapore del male, della morte. L'incubo generalmente finiva quando di me non restava più nulla, quando le ombre avevano assorbito tutto il bene, tutto l'amore, tutto. Le avevo chiamate "dissennatori", erano esattamente come quelle creature magiche che descriveva Harry Potter; ma i miei erano solo sogni, dovuti probabilmente al mio costante senso di vuoto, al mio continuo turbinio di pensieri e il mio incessante stato d'ansia. La mia mente mi torturava ed io non facevo nulla per fermarla, nessuno faceva nulla. Quasi ogni notte mi ritrovavo da sola nel mio letto, grondante di sudore, tra lacrime e singhiozzi. Se avessi avuto dei genitori e un fratello ai quali fosse importato davvero qualcosa di me, sicuramente si sarebbero accorti delle mie urla notturne, ma loro erano fatti così: erano solo sciocchezze quelle che mi riguardavano, non erano importanti per loro, io non lo ero. Erano anni che quegli incubi mi perseguitavano,erano stati sempre simili tra loro, ma quella notte era stato diverso. Ero sempre in quella stanza buia con le ombre,ma non sentivo più le urla della mia anima, sentivo il pianto di un bambino. Andavo contro le ombre per vedere chi fosse il bambino, lottavo per la prima volta e finalmente riuscivo a vederlo. Era accovacciato a terra con la testa tra le mani, doveva avere sette o otto anni, mentre gli andavo incontro lui piangeva, fin quando non ero abbastanza vicina da fargli alzare sguardo... aveva dei capelli nerissimi e dei profondi occhi familiari; erano verde smeraldo, il verde più bello e luminoso che avessi mai visto.

Decisi di scendere in cucina a prendere un bicchiere d'acqua e trovai Dylan al frigo, intento a versarsi del succo d'arancia dalla brocca. Erano le quattro del mattino e mi rifiutavo di credere che mio fratello fosse stato svegliato dal mio incubo.

"Tutto bene?" mi chiese portandosi il bicchiere alle labbra. Mi stava osservando ma fortunatamente la cucina era ancora immersa nell'oscurità della notte. Ero sudata e pallida in volto, avevo le mani tremanti e gli occhi cerchiati di rosso...speravo davvero che il buio nascondesse tutto ciò.

"Si." risposi in un sussurro. Avevo la voce rotta e non volevo capisse che era per colpa delle lacrime appena versate. Ringraziai di aver incontrato Dylan e non mia madre, con lui sarebbe stato molto più facile scappare. Presi il mio bicchiere d'acqua dal frigorifero e feci per lasciare la cucina in un attimo.

"Dovresti parlarne con qualcuno Desteny." mi bloccò. Mi rifiutai di credere che stava realmente parlando con me senza urlare o sbuffare. Il suo tono era quasi...preoccupato. "Mamma e papà non ci sono mai e forse non se ne accorgono..." continuò titubante.

"Vorrei andare a dormire Dylan." risposi fredda, la stanchezza si percepiva dalla mia voce.

"Così da urlare in preda al panico, di nuovo?" alzò la voce e fece qualche passo verso di me. "Dovresti... mamma e papà potrebbero..." balbettò.

"A mamma e papà non interessa niente di me. E nemmeno a te, quindi lasciami stare." urlai a mia volta.

"Desteny non è vero. Loro hanno i loro problemi, nemmeno a me danno ascolto ma..." non lo lasciai finire.

"Non vero. Loro ti ascoltano e fanno tutto ciò che dici! Loro litigano e tu sei il figlio perfetto che non dà problemi! Io sono un inutile sbaglio per loro, sono invisibile per tutti voi." sputai quelle parole con tanta rabbia che sentii le mie forze prosciugarsi. Lui mi guardava con gli occhi sgranati. Non avevamo mai avuto una conversazione così lunga, probabilmente ne era sorpreso anche lui.

La ragazza di vetro (DISPONIBILE CARTACEO!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora