32. Guardami dentro.

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Ero distesa sul divano, a cercare qualcosa da guardare in televisione, quando ad un tratto sentii il suono del campanello. Doveva essere poco dopo ora di pranzo e mi chiesi chi fosse. Una vaga idea l'avevo, ma sperai davvero non fosse chi pensavo. Mi costrinsi ad alzarmi e andare ad aprire prima che il suono del campanello facesse scendere Dylan dalla sua camera. Aprii la porta e mi ritrovai davanti esattamente la figura che era presente nei miei pensieri. Jace. Aveva una camicia a quadri bianca e nera con il solito giubotto nero di pelle, le macchie dei tatuaggi si notavano a stento dal colletto della camicia, i capelli erano leggermente scompigliati dal vento. Il mio respiro si arrestò per qualche secondo quando incrociai i suoi occhi, sempre verdi e sempre più belli.

"Pranzo?" chiese superandomi per entrare con in mano due buste. Rimasi completamente spaesata e mi voltai per guardarlo, con fare interrogativo.

"Che ci fai qua?" chiesi, perché sembrava non aver colto la mia aria da 'Sei completamente impazzito nel presentarti qui così, senza dire una parola?!'

"Ti ho portato il pranzo." disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo, certo, forse era qualcosa che i ragazzi facevano spesso con le loro ragazze, ma non era una novità il fatto che io non avessi la pallida idea di una cosa del genere.

"E perchè?" indagai, ma la domanda prese una piega più acida del previsto. Odiavo non capire, e in quel momento non ci stavo capendo niente. Non era andato a scuola? Per me? Perchè portarmi il pranzo? Era venuto per parlare di noi, visto che io ero stata tanto evasiva? Ero pronta per affrontare anche quella conversazione? In quel momento, poi? Con ciò che era successo la sera prima, e con la confusione che avevo in testa? 

"Perchè tu devi mangiare, io devo mangiare. Mangiamo insieme." mi rispose come se stesse parlando con un bambino di cinque anni. "E' di qua giusto?" chiese dirigendosi in cucina con troppa disinvoltura. Sembrava stesse girando in casa sua.

"Cosa.. ma che fai?!" gli andai dietro,lo superai arrivati in cucina e mi parai davanti a lui. "Mi spieghi cosa diavolo hai in testa?" chiesi mettendomi le braccia conserte al petto.

"Te l'ho già spiegato. Vuoi un disegnino?" mi superò e appoggiò le buste sul tavolo iniziando a scartarle.

"Non.. non puoi stare qui Jace." dissi stizzita.

"Perchè no?" mi chiese, non prestandomi realmente attenzione.

"Perchè non puoi piombare a casa mia così, senza preavviso e costringermi a mangiare con te." ribattei infastidita. Mi resi conto di star esagerando un po', ma mi dava sui nervi quando dettava comandi in quel modo, come se fosse il padrone di tutto.

"Scusa ok? Pensavo avessi fame." mi aveva prestato attenzione mentre parlavo ma poi si era subito rivolto di nuovo allo scartocciamento delle buste. "Ti piace il sushi?" chiese aprendo una vaschetta con del pesce crudo.

"No. Sono vegetariana Jace e ti ho già detto che non puoi stare qui!" ribattei sbuffando, frustrata.

"Mm si, lo sospettavo. Infatti ho preso quel tuo hamburger vegetale con degli spedini o qualcosa del genere, vegetariani." mi indicò una vaschetta in alluminio che aveva appena scoperto dalla carta stagnola che c'era sopra, sembrava avere un ottimo aspetto.

"Jace!"

"Cosa c'è?" si voltò di scatto, sospirando, come se fosse stanco dei miei insistenti rimproveri.

"Perchè sei qui?" chiesi in tono più calmo, forse in quel modo avrei ricevuto più di una risposta sarcastica.

"Te l'ho detto." fece spallucce. "Ora mangiamo." A quella risposta decisi di mantenere il silenzio, sapevo che se avessimo iniziato a tirare fuori argomenti saremmo finiti col parlare, parlare realmente e non ne avevo alcuna voglia, quindi lasciai perdere, almeno per quel momento. Apparecchiai la tavola per entrambi e ci sedemmo per mangiare. Aveva preso un hamburger vegetale e diverse verdure che sembravano fritte ma io non gli avevo mai detto di essere vegetariana, in realtà lo sapeva solo Kat. Lo ero da tre anni circa, da quando avevo visto un video su youtube sul trattamento degli animali e ne ero rimasta davvero traumatizzata. Non mi era mai piaciuta la carne in realtà, tanto meno il pesce, quindi per me non mai era stato nemmeno un sacrificio. Anche se questo mi portava ad assumere meno ferro e proteine del necessario, cercavo di compensare con dell'altro, semplicemente. Avvicinai a me la vaschetta e iniziai a mangiare, Jace mi seguì a ruota con il suo piatto di pasta e il suo sushi e rimanemmo in silenzio per un po' di tempo. Mangiavamo lentamente, e lui talvolta alzava lo sguardo dal piatto per rivolgerlo a me, e io ricambiavo, per cercare di capire a cosa stesse pensando, ma invano. Era una tomba quando non voleva far sapere qualcosa di sé.

La ragazza di vetro (DISPONIBILE CARTACEO!)Where stories live. Discover now